La gazza ladra: recensione del film di Robert Guédiguian

Il regista riporta i suoi spettatori a Marsiglia, raccontando una storia di umanità e solidarietà, al cui centro spicca una bravissima Ariane Ascaride

-

I raggi del sole filtrano dalle finestre delle case dai tetti colorati. Una donna dal sorriso dolce e lo sguardo tenero e accogliente si aggira nelle abitazioni dove un tempo c’era un forte vissuto. Siamo a Marsiglia, e quella che seguiamo sin dalla seconda scena è Maria, badante che assiste diverse persone anziane che per lei sono diventate una seconda famiglia.

 

La gazza ladra, nuovo film di Robert Guédiguian, porta ancora una volta sullo schermo il sodalizio artistico tra il regista e sua moglie, l’attrice Ariane Ascaride, sua musa dal 1980, quando la scelse per L’ultima estate. Con lei, torna anche la città preferita di Guédiguian, Marsiglia, sfondo e personaggio non fisico che accompagna le storie dei suoi film come una madre protettiva e calorosa.

- Pubblicità -
 
 

Il film prende il nome dall’opera di Gioachino Rossini, su libretto di Giovanni Gherardini, a sua volta ispirata al dramma La Pie voleuse ou La Servante de Palaiseau di Théodore Badouin d’Aubigny e Louis-Charles Caigniez. Presentato alla 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public, arriva al cinema dal 17 aprile distribuito da Officine UBU.

La gazza ladra, la trama

Marsiglia. Maria è una donna buona e semplice, che da molti anni lavora come badante, dedicandosi con cura e affetto agli anziani di un quartiere popolare della città. Pur conducendo una vita modesta, custodisce un sogno che non riesce a chiudere nel cassetto: vedere suo nipote, che è dotato di talento musicale, diventare un pianista di successo. Spinta da questo desiderio incontrollabile, Maria decide di aiutarlo, ma per sostenere le spese del maestro e del pianoforte, inizia a sottrarre piccole somme di denaro ai suoi assistiti, convinta che il fine giustifichi i mezzi.

Le sue azioni vengono ben presto scoperte, e quando questo accade, la donna si ritrova a dover affrontare le conseguenze delle sue scelte, mettendo a rischio la fiducia di chi le sta intorno. Eppure, quel che avrà davanti non è ciò che si aspettava: scoprirà infatti che chi le sta attorno è molto più solidale e umano di quanto lei si aspettasse.

La gazza ladra film

Una precarietà che diventa resistenza

Guardando La gazza ladra, ciò che salta all’occhio, evidenziato dal tocco delicato e gentile della macchina da presa che esalta la poetica ottimista e positiva del regista, sono due cose. La prima è la condizione di precarietà lavorativa in cui vivono molte persone come Maria, che per tenersi a galla e non affondare arrivano anche a compiere piccoli illeciti, come sottrarre qualche soldo ai propri assistiti. Il suo vissuto si muove tra la paura di non poter realizzare un sogno – quello di vedere il nipote affermarsi nella musica – e una passione, una speranza indomabile, che la spinge a compiere certi gesti quasi inconsapevolmente.

Rivedersi in lei, a qualsiasi età ci si confronti con la pellicola, è tutt’altro che raro. Il tessuto sociale raccontato da Guédiguian non è difficile da riconoscere nella propria quotidianità, o appena si volge lo sguardo altrove. Le difficoltà sono sempre più presenti, ma il regista, pur consapevole, crede nell’umanità e nel senso di unione. E proprio per questo ci mostra uno spaccato di vita con leggerezza, senza mai cadere nel dramma pieno.

La forza dell’empatia e della comprensione

Ed è qui che emerge la seconda cosa: la bellezza della collettività e l’augurio di un futuro migliore. Pur essendo Maria una “gazza ladra”, attorno a lei ci sono solo affetto e compassione. C’è comprensione, riconoscenza prima del suo errore, ancor prima del suo lavoro. Questo è rappresentato in modo esemplare dal signor Moreau, che alla fine guarda oltre le sue azioni scorrette. Lui la vede per quella donna che ogni mattina va al banco del pesce per scegliere il branzino migliore, per quella che arriva con il suo carrellino portando un sorriso, una battuta, uno sguardo pieno d’amore. Maria costruisce legami profondi, e ci fa desiderare di avere più persone come lei attorno. Perché così bisognerebbe essere.

La gazza ladra film 2024

Una protagonista luminosa

Se La gazza ladra funziona così bene, non è solo merito del calore che riesce a trasmettere il regista e di una fotografia così luminosa da oscurare anche le ombre metaforiche. È anche, e soprattutto, merito di Ariane Ascaride, cuore pulsante del film.

Donna fragile e forte, madre, moglie, nonna devota e presente. Un personaggio singolare, che mangia ostriche ascoltando Liszt, spinta da una forza interiore che si riflette nel talento del nipote, per il quale lei ha effettivamente rubato. Maria rappresenta tutti noi, con i nostri dubbi, ostacoli, difficoltà. Ma incarna anche la voglia di lottare per ciò in cui si crede, senza lasciarsi abbattere, soprattutto quando attorno a sé, grazie alla sua essenza pura, ha persone che le sono solidali.

La gazza ladra
3.5

Sommario

Se La gazza ladra funziona così bene, non è solo merito del calore che riesce a trasmettere il regista e di una fotografia così luminosa da oscurare anche le ombre metaforiche. È anche, e soprattutto, merito di Ariane Ascaride, cuore pulsante del film.

Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano. Articolista su Edipress Srl, per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”.

ALTRE STORIE