Lamborghini: The Man Behind the Legend, recensione del film con Frank Grillo

La recensione di Lamborghini: The Man Behind the Legend, ispirato alla vita di Ferruccio Lamborghini e con Frank Grillo protagonista.

Le auto sono le protagoniste di Lamborghini: The Man behind the Legend, scritto e diretto da Bobby Moresco e basato sulla biografia Ferruccio Lamborghini: la storia ufficiale, di cui è autore il figlioTonino Lamborghini. Questo biopic dalla produzione accidentata, di cui si è iniziato a parlare già nel 2015, si configura come un racconto pomposo che riesce nell’intento più semplice – esaltare le bellezze italiane e le automobili d’epoca – ma fallisce in tutto ciò che riguarda gli esseri umani, primo fra tutti il suo protagonista.

 

La storia di Ferruccio Lamborghini

Lamborghini: The Man behind the Legend racconta la storia del geniale Ferruccio Lamborghini (Frank Grillo), nato nel 1916 a Renazzo (FE) in una famiglia di contadini e che, nel 1963, ha fondato a Sant’Agata Bolognese il marchio di auto sportive e SUV di lusso Automobili Lamborghini, divenendo un industriale di fama mondiale. Il sogno di Ferruccio era quello di battere il suo rivale di sempre Enzo Ferrari e di dimostrare a se stesso e agli altri che avrebbe potuto creare l’auto più veloce ed esteticamente più bella del mondo. Ma inseguire i propri sogni può comportare un prezzo enorme da pagare e Ferruccio era pronto a sacrificare tutto: era un visionario, qualcuno che riusciva a vedere cose che il resto di noi non solo non vede, ma riesce a malapena a immaginare. Attraverso questo film, il regista Bobby Moresco si è chiesto dunque cosa significhi essere qualcuno che pensa in modo diverso da tutti gli altri e ha il coraggio di agire in base a questi istinti e idee.

Prima di questo momento, del successo e della fantomatica “leggenda” del titolo, c’é però il racconto delle origini del giovane Ferruccio (Romano Reggiani) che, ispirato dalla sua formazione meccanica durante la Seconda Guerra Mondiale, sfida il padre agricoltore (Fortunato Cerlino) dedicandosi alla costruzione di trattori invece che alla loro guida. Decide di fare socio il suo migliore amico Matteo (Matteo Leoni) e riceve il sostegno dell’adorata moglie Clelia (Hannah van der Westhuysen), ma finirà per perderli entrambi: uno a causa di una tragedia, l’altro per l’arroganza.

Le auto da corsa al cinema

Dal punto di vista cinematografico, un progetto sull’automobile forse più conosciuta al mondo era assolutamente destinato a realizzarsi; dopo il successo di Ford V Ferrari (Le Mans ’66), era solo questione di tempo prima che altri registi si accodassero a racconti di questo tipo. Il prossimo anno, sarà poi Ferrari di Michael Mann, con Adam Driver e Penélope Cruz come protagonisti, a continuare questa tendenza.

Le continue modifiche nel pre e durante la produzione del film sono probabilmente la causa della scarsa organicità del film che, all’epoca, era stato pubblicizzato come un biopic dalla portata gigantesca. Inizialmente, Antonio Banderas e Alec Baldwin dovevano essere i protagonisti del film, ma il ruolo di Banderas è stato poi affidato a Frank Grillo che, per quanto tenti di entrare nel personaggio, non sopperisce alla terribile domanda del “come lo avrebbe interpretato Banderas”, che si porranno tutti gli spettatori durante la visione.

Con Lamborghini: The Man behind the Legend lo sceneggiatore/regista Bobby Moresco cerca di raccontare in meno di 90 minuti la vita personale e professionale di Ferruccio Lamborghini, scalfendone solamente la superficie. Si percepisce chiaramente l’urgenza di raccontare i principali successi del personaggio, limitandosi ad accennare i dettagli biografici necessari per ritrarre Lamborghini, un magnate dell’industria ma con molte zone d’ombra nell’animo.

Il cast di Lamborghini: The Man Behind The Legend

Lamborghini: il ritratto superficiale di un uomo complesso

Lamborghini: The Man Behind the Legend si concentra sui momenti salienti della carriera del protagonista, lasciando tutto il resto in secondo piano. Alla fine, non si percepisce quasi nulla dell’uomo e le belle auto servono a malapena per ricordarci la leggenda. Il ritratto indubbiamente affettuoso dello sceneggiatore e regista Bobby Moresco è un’opera soffocante nella sua estetica, che romanticizza tutto, dalle piazze ai vigneti, dai pavimenti delle fabbriche ai motori delle auto, ma che non riesce mai a mettere in scena le conquiste di un sognatore o – quando si trattava di contrastare il dominio della Ferrari nel mondo dell’auto – la grinta di un concorrente.

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