L’amore secondo Dalva, la recensione del film premiato a Cannes

Dopo i due premi della Semaine de la Critique, arriva in sala un'opera prima importante

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Non capita spesso che un’opera prima centri così chiaramente il bersaglio, tanto meno che riesca a parlare di un tema caldo – e tragico – come quello della pedofilia e degli abusi familiari, come fa L’amore secondo Dalva di Emmanuelle Nicot. Una storia nata dall’osservazione del reale, che dopo aver vinto due premi alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2022, arriva in sala l’11 maggio distribuito da Teodora, conquistata dal talento, l’ironia e la sensibilità rivelati dalla regista esordiente e della giovanissima Zelda Samson, protagonista di una incredibile rinascita.

 

Dalva, donna bambina

Siamo con lei dall’inizio alla fine. Sin dal turbolento incipit, nel quale la vediamo strappata con violenza al suo focolare domestico, è la sua Dalva ad accompagnarci mentre gradualmente il film ci chiarisce la situazione. Di una ragazzina di dodici anni abituata a vivere con il padre, separato dalla moglie e accusato di rapimento e abusi sessuali sulla figlia, che improvvisamente si ritrova sola in un centro di accoglienza.

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Abituata a modi e abiti non propri della sua età, la ragazza continua a spiegare l’amore che la lega al genitore e a ripetere a educatori e assistenti sociali di essere una donna, e non una bambina, comportandosi come tale, senza riuscire a uscire da un trauma vissuto come normalità troppo a lungo. Un percorso nel quale la aiuteranno la casa famiglia e il paziente Jayden, ma soprattutto l’amicizia con Samia, una coetanea attraverso la quale inizierà a vedere il mondo da una prospettiva diversa riappropriandosi della propria infanzia.

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Tante famiglie, amori diversi, maestri sbagliati

E’ brava Emmanuelle Nicot a trasmetterci lo stravolgimento vissuto dalla sua piccola protagonista, sin dalla prima scena di L’amore secondo Dalva, travolgente e caotica, realizzata con la camera a mano. La sicurezza che dovrebbero dare una casa, un genitore, è rapidamente sostituita dal disagio nell’apprendere di più sul rapporto tra la ragazza e il padre. Nel sentire descritto sul piano fisico un “amore” tra i più belli e naturali e nel vedere Dalva continuare a difendere il suo aguzzino e seguirne gli insegnamenti distorti in cerca di una accettazione.

Una delle tante drammatiche conseguenze degli abusi subiti da Dalva, d’altronde, è proprio quello di cercare l’approvazione altrui attraverso modelli adulti che non dovrebbero appartenere a un’età di tutt’altre scoperte e di crescita. Come le tecniche seduttive che la piccola mette in atto per la paura di restare sola e che evidenziano lo straniamento scelto come chiave per raccontare in modo diverso un orrore che troppo spesso popola le nostre cronache.

La denuncia è implicita nella messa in scena delle difficoltà che attraversa la ragazza nel suo lento scoprire la vita che avrebbe dovuto vivere e i segnali del proprio corpo, comuni alle vittime di abusi e indicativi di una (si spera) propedeutica fase di rifiuto. Un coming-of-age che passa dalla scelta di nuovi modelli prima di immaginare di poter avere un proprio colore preferito, di trovare una propria voce, di imparare a rispettarsi e farsi rispettare, anche con qualche eccesso. Come nella scena nella quale è la cattiveria di un’altra bambina a rendere reale l’orrore vissuto e a spazzare via illusioni e idealizzazioni con una semplice, cruda, domanda.

Sommario

L'amore secondo Dalva si dimostra essere un'opera prima capace di centrare chiaramente il bersaglio, parlando di un tema caldo - e tragico - come quello della pedofilia e degli abusi familiari. Il percorso della giovane protagonista diventa allora un coming-of-age che passa dalla scelta di nuovi modelli prima di immaginare di poter avere un proprio colore preferito, di trovare una propria voce, di imparare a rispettarsi e farsi rispettare, anche con qualche eccesso.
Mattia Pasquini
Mattia Pasquini
Nato sullo scioglimento dei Beatles e la sconfitta messicana nella finale di Coppa del Mondo, ha fortunosamente trovato uno sfogo intellettuale e creativo al trauma tenendosi in equilibrio tra scienza e umanismo. Appassionato di matematica, dopo gli studi in Letterature Comparate finisce a parlare di cinema per professione e a girare le sale di mezzo mondo. Direttore della prima rivista di cinema online in Italia, autore televisivo, giornalista On Air e sul web sin dal 1996 con scritti, discettazioni e cortometraggi animati (anche in concorso al Festival di Cannes), dopo aver vissuto a New York e a Madrid oggi vive a Roma. Almeno fino a che la sua passione per la streetart, la subacquea, animali, natura e ogni manifestazione dell'ingegno umano non lo trascinerà altrove.

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L'amore secondo Dalva si dimostra essere un'opera prima capace di centrare chiaramente il bersaglio, parlando di un tema caldo - e tragico - come quello della pedofilia e degli abusi familiari. Il percorso della giovane protagonista diventa allora un coming-of-age che passa dalla scelta di nuovi modelli prima di immaginare di poter avere un proprio colore preferito, di trovare una propria voce, di imparare a rispettarsi e farsi rispettare, anche con qualche eccesso. L'amore secondo Dalva, la recensione del film premiato a Cannes