Laurent Geslin è un fotografo naturalista di fama mondiale che per nove anni ha monitorato immergendosi nella natura, le linci euroasiatiche. La lince, per chi non lo sa, è un predatore fondamentale per l’ecosistema forestale, poiché la sua presenza aiuta a mantenere l’equilibrio naturale, minacciata sempre di più da fattori come i cambiamenti climatici e l’attività umana. Il documentarista alla fine ha realizzato un film intitolato Le linci selvagge che è stato presentato in anteprima durante il Locarno Film Festival 2021.
Cosa racconta Le linci selvagge
Nel corso del 19° secolo, la lince euroasiatica è stata sterminata ed è scomparsa dall’Europa occidentale. Cinquant’anni fa, il predatore però è stato reintrodotto nelle montagne della Svizzera. La lince è un animale fiero, bellissimo, con indole schiva, solitario, ma nonostante la protezione garantita a livello nazionale ed europeo, la specie resta comunque a rischio. Le sue peculiarità fisiche sono i ciuffi di peli sulle punte delle orecchie e il manto che assume varie gradazioni di colore a seconda del territorio di appartenenza. Il pelo delle linci per esempio è più chiaro nei paesi del nord e diventa più scuro man mano che si procede verso sud. Anche se è un felino usa il mimetismo per difendersi dai pericoli dell’ambiente circostante, ma anche per ingannare le sue prede, come caprioli o camosci.
Questo fiero predatore, conosciuto anche con il nome di gattopardo o lupo del Cerviere, ha un comportamento che ricorda un po’ quello di altri animali notturni delle foreste europee, preferendo prevalentemente uscire nelle ore serali e dedicarsi alla vita sociale solo durante il periodo degli accoppiamenti. Il fotografo francese ha seguito, per un lungo periodo, il ciclo della vita di una famiglia di linci euroasiatiche, documentando gli eventi cruciali come la nascita dei cuccioli, l’apprendimento della caccia e la difesa del territorio ma anche quella dagli uomini. Questo documentario, girato tra le montagne della Giura e commentato da Geslin stesso, si apre a fine Inverno dove due linci che si incontrano per riprodursi.
Il film inizia durante la stagione degli amori, quando il maschio della specie “canta” per attirare la femmina, che risponde ad essa. Proseguendo passano alcuni mesi e arriva la Primavera con il risveglio degli animali dal letargo, la rinascita con i suoi primi germogli sulle piante e l’apparizione della lince femmina in dolce attesa alla ricerca di una tana per partorire. Passa un’altra stagione e si rivede la lince madre con ben tre piccoli gattini, ovviamente questo è un docufilm con animali selvaggi in cui è facile trovare la morte quando sei un cucciolo. Purtroppo durante il racconto due membri della famiglia delle linci vanno incontro a un triste destino. Uno dei tre cuccioli viene ucciso da un bracconiere e l’altro a sette mesi muore investito da una macchina. Il documentario si conclude con la femmina piccola cresciuta, l’unica sopravvissuta, pronta per trovare un compagno e continuare la specie.
Un film che contribuisce alla ricerca
Guardando quest’opera prima di Laurent Geslin si nota fin da subito che chi c’è dietro la telecamera è una persona esperta e appassionata di questo straordinario animale. Uno degli aspetti che meglio lo mostra è quando c’è proprio l’impressione, che la lince stia guardando dritto nell’obiettivo e questo è merito del regista che ormai li conosce bene questi straordinari predatori europei. Il regista comunque non si concentra solo sulla lince ma mostra anche tutti gli altri animali che in qualche modo diventeranno, forse, possibili prede o semplicemente abitano nello stesso habitat naturale.
Le linci selvagge si racchiude benissimo nel genere dei documentari dedicati alla natura incontaminata e alla difficile convivenza tra esseri umani e animali selvaggi. Per concludere questo docufilm è tutt’ora il primo dedicato interamente alle linci, ci sono quelli sui leoni, ghepardi, giaguari e altri grandi felini, ma niente sui gattopardi.
Le linci selvagge
Sommario
Le linci selvagge è un documentario che segue per varie stagioni una famiglia di linci e lo fa in modo così naturale e sincero. Il fotografo e il regista con la telecamera supera le limitazioni della piano fermo della fotografia, trovando nel docufilm una forma di espressione più completa.