Se c’è una qualità che la Blumhouse ha messo in evidenza e rafforzato nel corso di questi anni e dei successi che ha ottenuto, è quella di conoscere i propri punti di forza così come i propri limiti. Jason Blum e l’ormai fidato regista David Gordon Green sapevano fin dall’inizio di non potersi veramente confrontare con un horror della statura de L’esorcista: troppo grande la sua portata, troppo elevato il suo status rispetto agli altri titoli che sono stati riportati alla ribalta dalla casa di produzione. Capito questo, il loro nuovo L’esorcista – Il credente in realtà gira intorno al capolavoro diretto cinquant’anni orsono da William Friedkin, lo chiama in causa per ovvie ragioni di fama e marketing ma non vi si poggia poi più di tanto, evitando paragoni e accostamenti che a conti fatti sarebbero stati fuorvianti se non addirittura deleteri.
L’esorcista – Il credente si ispira a… Halloween
Il film a cui invece questo nuovo horror si avvicina esplicitamente è l’Halloween diretto sempre da David Gordon Green nel 2018, perché come Blum sa benissimo, formula che vince non si cambia. Ecco allora che l’ambientazione principale de L’esorcista – Il credente è una piccola cittadina della Georgia che rimanda in tutto e per tutto a quella del reboot-sequel delle gesta assassine di Michael Myers. L’orrore che si scatena tra le strade mansuete dell’America di provincia evidentemente riesce ancora oggi a far presa sul pubblico e possiede il vantaggio produttivo di contenere i costi di un lungometraggio dentro il budget adeguato per una produzione targata Blumhouse.
Una volta stabilito quale sarà il teatro macabro della vicenda, la sceneggiatura del film comincia a costruire la storia di possessione delle due bambine con efficacia e attenzione ai dettami narrativi di questo tipo di film. Dal canto suo David Gordon Green riesce ad ammantare la messa in scena di un senso di disperazione e predestinazione che, soprattutto nella prima parte del film, funzionano in maniera davvero efficace.
L’esorcista – Il credente si dipana così come un film autunnale, intriso di una malinconia che lo rende capace di camminare sulle proprie gambe con discreta autorevolezza. Certo, le coordinate sono necessariamente quelle di un film dell’orrore contemporaneo, con scene ad effetto che devono necessariamente spaventare il pubblico come di fa oggi, ma tutto sommato tali mezzi vengono dosati con discreta cura, senza scadere eccessivamente nella banalità.
Il ritorno di Chris MacNeil
Anche l’arrivo in scena della leggendaria Chris MacNeil ancora una volta interpretata da Ellen Burstyn non distoglie troppo l’attenzione dal dramma principale. Anche perché, seppur fa molto piacere rivedere il personaggio e fa ancora incredibilmente paura tornare con la memoria alla possessione di sua figlia Regan, si tratta di una connessione tutto sommato piuttosto labile, che non aggiunge né comunque toglie – molto al risultato di questo nuovo capitolo.
Il problema vero de L’esorcista – Il credente sta nel fatto che, e bisogna comunque tributargli coraggio anche nell’errore del risultato, nella seconda parte tenta un approccio “animista” al confronto tra Bene e Male che conduce a un finale fin troppo pantagruelico. Gli ultimi venti minuti del film, pur dotati di un loro fascino teorico, risultano francamente confusi e diluiti in una serie di colpi ad effetto che fanno scivolare il tutto dentro i canoni dell’horror commerciale. A mancare poi è anche la profondità drammatica del personaggio di Victor Fielding, padre della giovane Angela caduta vittima dei demoni che ne hanno preso il corpo. L’arco narrativo dell’uomo rimane sempre troppo in secondo piano, e Leslie Odom Jr. riesce a malapena a dargli profondità emotiva.
Poteva andare molto ma molto peggio: questa è la sensazione che si ha alla fine della visione de L’esorcista – Il credente. David Gordon Green ha infatti realizzato un horror che funziona piuttosto bene nello sfruttare il lato drammatico della vicenda, che sa spaventare adoperando gli spazi oscuri degli interni – sotto questo punto di vista a nostro avviso James Wan e il suo The Conjuring hanno dettato le regole dell’horror contemporaneo in maniera ancora insuperata – che richiama in causa il capolavoro originale senza abusarne, che sa condurre lo spettatore dentro il labirinto terrificante che ha efficacemente costruito. Viene addirittura quasi da chiedersi se c’era davvero bisogno di richiamare in causa L’esorcista del 1973, ma tant’è. Il link porterà probabilmente il pubblico al cinema, e questo di certo non guasta…