Lo scambio di principesse, recensione del film con Maya Sansa

Questioni di nozze regali e di giovani sovrani privati della propria gioventù nel nuovo film di Marc Dugain.

Lo scambio di principesse recensione

Arriva al cinema dal 5 agosto Lo scambio di principesse, film del 2017 diretto da Marc Dugain, con Maya Sansa, nel ruolo di Elisabetta Farnese, moglie del re di Spagna, Filippo V, interpretato da Lambert Wilson. La coppia vedrà la giovanissima figlia andare in sposa al futuro re di Francia. 

 

Dugain oltre che regista, è cronista e autore di romanzi, alcuni dei quali trasposti al cinema, come La Chambre des Officiers. Dopo An Ordinary Execution, del 2010, su Stalin e l’epilogo della sua esistenza, eccolo al suo secondo film, in collaborazione con la storica, scrittrice e saggista Chantal Thomas, esperta del complesso periodo storico di cui si parla, il Settecento, già autrice di successi come Addio mia regina. È lei a scrivere il romanzo L’Échange de Princesses, 2013, da cui è tratta la pellicola.

Lo scambio di principesse, la trama

Versailles 1712. Morti tutti gli eredi al trono di Francia, il regno spetta al giovanissimo Duca d’Anjou, che diventerà Luigi XV, Igor Van Dessel. In attesa della sua maggiore età, la reggenza è affidata al Duca Filippo d’Orleans, Olivier Gourmet. Tutti gli sforzi del duca sono tesi ad assicurare la pace con la Spagna e il suo re Filippo V, Lambert Wilson, dopo anni di sanguinosa e costosa guerra. Viene così deciso di sugellare la pace con un duplice matrimonio: il giovane sovrano francese sposerà la figlia di Filippo V di Spagna, Maria Anna Vittoria, Juliane Lepoureau, ancora bambina, mentre l’erede al trono di Spagna, Don Luigi, Kacey Mottet Klein, sposerà Luisa Elisabetta, Anamaria Vartolomei, figlia del Duca d’Orleans, reggente di Francia. Il destino dei rapporti tra Francia e Spagna è nelle mani di questi quattro giovanissimi ragazzi, che neppure conoscono chi è stato loro destinato e, da un giorno all’altro, si trovano costretti a lasciare le loro case, dove non faranno più ritorno. I matrimoni andranno a buon fine? Le due principesse riusciranno ad integrarsi nel nuovo ambiente? Come le accoglieranno i rispettivi mariti?

Sacrificio in nome della ragion di stato

Lo scambio di principesse affronta una questione poco dibattuta e spesso anzi sottaciuta nei grandi affreschi in costume sulle dinastie reali, ovvero fa riflettere su come spesso in queste regali famiglie i giovani rampolli eredi al trono dovessero sacrificare sé stessi e la propria giovinezza, sull’altare delle ragioni politiche e diplomatiche, attraverso matrimoni combinati anche in giovanissima età, che li legavano a persone a loro del tutto sconosciute. Matrimoni per cementare la pace e la fratellanza fra regni e sempre, matrimoni che dovevano garantire la discendenza ai sovrani, in nome di quella che nel film viene definita come la “smania della gravidanza”, una vera e propria ossessione, per la quale si sacrificavano i desideri dei re, ma soprattutto quelli delle regine, costrette nel ruolo di madri e mogli, e cambiate, come oggetti, se non assolvevano a questo compito, il più importante loro affidato.

Quattro regnanti, quattro ragazzi

Sono così quattro ragazzi i protagonisti del film, scritto a quattro mani dal regista con Chantal Thomas, autrice del romanzo da cui prende le mosse. Igor van Dessel, nei panni di Luigi XV, incarna i dubbi di un giovane sovrano tredicenne di fronte alla gestione del regno, ma soprattutto a quella della sua vita privata, di cui non può disporre liberamente. Seppur intenerito dalla sua consorte bambina, la delicata e docile Maria Anna Vittoria, Juliane Lepoureau, costretta a pensare già come un’adulta, mentre gioca ancora con le bambole, il giovane re non riesce ad abituarsi all’idea che sia sua moglie, talmente innaturale è lo sforzo che gli si richiede. L’attore interpreta con esito altalenante lo spaesamento del protagonista, che si trova solo ad affrontare le responsabilità del regno, avendo per giunta visto morire tutti i propri parenti più prossimi.

Quello interpretato dalla Lepoureau è il personaggio più toccante, nell’innocenza dei suoi pochi anni. Il volto angelico della giovane attrice le si addice alla perfezione. È lei stessa la protagonista della favola che sogna di vivere, come qualsiasi bambina, ma dovrà svegliarsi. Stesso spaesamento vive l’erede al trono di Spagna, Don Luigi, adolescente impacciato e insicuro, apparentemente inadatto a regnare, invece chiamato anzitempo a raccogliere la pesante eredità di un padre come Filippo V. Interpretato da un Kacey Mottet Klein eternamente goffo e buffo, volutamente quasi ridicolo, rende bene come certe responsabilità calassero dall’alto sulle teste di giovani non pronti o poco adatti al compito loro affidato. La sua consorte ha il volto di Anamaria Vartolomei, che riesce a restituire con efficacia la figura di chi vorrebbe ribellarsi all’ordine prestabilito. Lo fa con piccoli e grandi gesti, piccole e grandi disubbidienze, assieme a un temperamente combattivo e testardo ben reso dall’attrice. 

Un affresco storico curato ed elegante, con un ricco cast

Il film si avvale dei bellissimi costumi di Fabio Perrone e di scenografie assai ricche. La scena iniziale, ad esempio, complice la fissità con cui è colto un momento di riposo, ricorda molto da vicino un dipinto del Settecento. Molta cura dunque nell’estetica e attenzione ai dettagli. La ricostruzione storica è minuziosa e ci informa a fine film della sorte dei protagonisti. 

Il cast è variegato, contando anche sulla presenza di Lambert Wilson, il cattolicissimo Filippo V, ritratto in una fase critica del regno e della sua vita, in cui è attraversato da dubbi e incertezze. Un po’ troppo affettata la sua interpretazione. Accanto a lui l’italiana Maya Sansa, che tratteggia efficacemente la figura della regina consorte, affranta per la partenza della principessa Maria Anna Vittoria, però decisa a non venir meno alla ragion di stato. Nel cast anche un’altra attrice nota al pubblico italiano,  la francese Andréa Ferréol,  apparsa ne La grande abbuffata di Marco Ferreri come in Sono pazzo di Iris Blond di Carlo Verdone. Qui è la principessa Palatine. Catherine Mouchet interpreta invece Madame de Ventadour, la governante che assiste prima Luigi XV e poi la sua giovanissima sposa.  

Lo scambio di principesse non ha particolari guizzi, ma si lascia guardare, mostrando le esistenze dei reali da una prospettiva insolita, accompagnato da un’estetica curata e da ottime musiche, opera di Marc Tomasi ed eseguite dalla London Symphony Orchestra. Al cinema dal 5 agosto.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
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