Locked Down, recensione del film con Anne Hathaway

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Locked Down

Oltre un anno fa il mondo si fermava, tutti gli abitanti del pianeta venivano costretti nelle loro case a causa della pandemia da coronavirus, contro la quale l’unica arma possibile era l’isolamento, la distanza sociale. Da questa premessa, Steven Knight ha trovato lo spunto per Locked Down, una storia di “ordinaria chiusura” in cui Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor sono diretti da Doug Liman.

 

La trama di Locked Down

Proprio quando decidono di separarsi, Linda (Anne Hathaway) e Paxton (Chiwetel Ejiofor) si ritrovano nel bel mezzo della pandemia Covid-19, costretti a vivere insieme nella loro casa londinese, a causa della chiusura obbligatoria. Sorprendentemente, anche se non riescono ad andare d’accordo su nulla, i due trovano una tregua quando Paxton viene assunto dall’azienda di Linda per consegnare delle pietre preziose. In isolamento domestico come tutto il resto del Paese, dovendo quindi affrontare emozioni e interazioni che avrebbero preferito evitare, vivendo le proprie vite fuori casa, le cose raggiungono un crescendo che culminerà in piano di rapina da Harrods, un colpo epocale.

Si tratta a tutti gli effetti di uno dei pochi film concepito, scritto, girato, finito e distribuito durante la pandemia, una commedia romantica rivista e corretta che già nel titolo dà un indizio di ciò che racconterà. Certo non è difficile da intuire, visto che chiunque legga questa recensione di Locked Down può immedesimarsi nella duplice valenza del titolo: una chiusura fisica, che confina i protagonisti in casa, certo, ma anche una trappola mentale, una sensazione di immobilità e impossibilità ad andare avanti proprio nel momento in cui si prende una decisione importante come quella di separarsi da un partner di lunghissima data. C’è chi, durante la chiusura, ha imparato a fare il pane, chi invece si è buttato nel telelavoro, e chi… ha pianificato una rapina di gioielli.

Steven Knight firma una sceneggiatura brillante

Locked Down ci presenta da subito di fronte a due considerazioni inequivocabili. La prima riguarda la scrittura: Steven Knight, ripresosi dall’insuccesso di Serenità – L’Isola dell’Inganno, sempre con Hathaway protagonista, sfodera una sceneggiatura preziosa, estremamente verosimile e brillante, che disegna una relazione in cui chiunque, proprio per l’estrema realtà con cui si raccontano i contrasti e le battaglie interiori, può immedesimarsi. La seconda considerazione è strettamente legata alla bontà della sceneggiatura, e riguarda la performance di Anne Hathaway. Dopo anni di film “minori” e interpretazioni non proprio memorabili, l’attrice premio Oscar per Les Misérables torna a brillare, regalando alla sua Linda nevrosi, tempi, sfumature, vitalità, esasperazione, un range ricco e vivace di colori ed emozioni che ben si accompagnano alla sempre ottima presenza di Eijofor in scena.

La coppia di attori è ottimamente assortita, Hathaway e Eijofor si completano a vicenda per la complementarità dei caratteri dei loro personaggi e per la fisicità con cui entrambi affrontano il loro ruolo. A loro si unisce una vera e propria costellazione di volti noti che, attraverso l’espediente delle videochiamate via Zoom o Skype, entra nella vita di Linda e Paxton. Ben Stiller, Lucy Boynton, Ben Kingsley, Katie Leung, Stephen Merchant, Mindy Kailng e Mark Gatiss hanno tutti un piccolo ruolo nel film.

Liman si fa spazio nella bella casa della coppia, location principale, e danza intorno a Linda e Paxton con grande vivacità, regalando a ognuno dei due almeno un momento di sfogo selvaggio che ci aiuta ad entrare in sintonia con i due reclusi, attraverso i quali riviviamo il primo straniante lockdown, e ci accompagna nella loro relazione in crisi. Confessioni, confidenze, videochiamate, crisi di nervi, spesa e farina per fare il pane, Locked Down ci mette di fronte al nostro passato recente senza nessun artificio, con grande lucidità e onestà.

Locked Down film streamingUna fotografia condivisa nella storia dell’umanità

Se l’azione vera e propria ingrana dopo oltre un’ora di film, quando la coppia decide di collaborare per un’ultima volta e dare una svolta alle loro vite, che da quel momento in poi dovrebbero proseguire parallele, la prima parte di film è quella più intensa e meglio strutturata che mira proprio a costruire un quadro realistico di una coppia in crisi, mentre contemporaneamente si costruisce anche il contesto dell’isolamento forzato, dei vicini sconosciuti che si salutano dalle finestre di fronte, secondo una solidarietà implicita in cui la condizione comune avvicina tutti, di Linda in videocall che assiste quasi inerme allo stravolgimento del suo lavoro, di Paxton che prova in tutti i modi a farsi assumere nonostante dei precedenti di aggressione che pendono sulla sua vita come un’eterna macchia, nonostante il periodo in prigione durante il quale ha scontato la sua pena.

Steven Knight è il vero burattinaio dietro a Locked Down, disegnando traiettorie e rapporti umani con precisione certosina, offrendo agli spettatori uno specchio in cui guardare e riconoscersi, rintracciare in quell’umore una parte di vita che tutto il mondo ha condiviso.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
locked-downSteven Knight è il vero burattinaio dietro a Locked Down, disegnando traiettorie e rapporti umani con precisione certosina, offrendo agli spettatori uno specchio in cui guardare e riconoscersi, rintracciare in quell’umore una parte di vita che tutto il mondo ha condiviso.