Lui è tornato 2Il film del tedesco David Wnendt, tratto dal best seller di Timur Vermes, Er ist wieder (Lui è tornato), non è un semplice adattamento cinematografico, ma è girato in parte come una sorta di mockumentary, inoltrandosi realmente tra le ignare persone di Berlino.

 

In una realtà utopica, Adolf Hitler si risveglia dal suo (tentato?) suicidio, e cammina spaesato per il quartiere popolare di Marzhan. Tra lo stupore dei passanti e la benevolenza di un edicolante, il dittatore ci mette poco ad adeguarsi ai giorni nostri: nessuno stupore pare infatti scalfire la granitica personalità dell’uomo che, settanta anni fa, teneva in pugno l’Europa. Interpretato in maniera ineccepibile da Oliver Masucci, il Führer non sembra aver cambiato il proprio intento di conquistare il mondo. Piuttosto ad essere cambiati sono i tempi, ai quali l’uomo non fa fatica ad adattarsi utilizzando i principali mass media per arringare (nuovamente) le folle.

Quello che parla è un Hitler sempre sicuro di sé, che gira tra la gente, ascoltandone le lamentele su temi quotidiani come l’immigrazione, la cultura araba e quella nera, la disoccupazione, e in breve tempo diventa così paladino dei bisognosi («Ci penso io» rassicura), di persone qualunque che, inconsapevoli che si tratti di un esperimento sociale, esprimono apertamente la loro xenofobia, il loro razzismo quandanche una aperta propensione alla riapertura dei lager!

Ed è qui che il film/documentario centra nel segno. In questa messa a nudo dei più loschi pregiudizi della popolazione germanica (che poi sono quelli di qualunque nazione), l’intento del regista è proprio quello di indignare lo spettatore, stranito di fronte alla subitanea ascesa al potere di questo dittatore “pop” che si approfitta dell’apatia politica generale per entrare nel cuore della gente a passo di danza ( significative, in questo senso, le note della Gazza Ladra di Rossini nel presentarci un Hitler ancora “in divenire” e il motivo tonante della Cavalcata delle Valchirie che introduce il prorompente dittatore, nuova star di uno show televisivo).

E se per accattivarsi il suo pubblico, il neo Hitler è persino disposto a fare ammenda («Sono una brava persona, uccido solo se necessario»), la voce della verità risiede nelle sole persone che non hanno più alcun collegamento con la realtà di oggi, il rinnegato sociale Fabian e l’anziana signora colpita da una demenza senile che non dimentica gli orrori passati.

La presa di coscienza dello spettatore è pressoché immediata, al contrario di quella dei personaggi del film, ma la resa dei conti finale in perfetto stile western (così da non dimenticare l’intendo goliardico che permea l’intera pellicola) non fa altro che evidenziare la lotta intestina tra male e bene che convive nell’uomo in quanto singolo e in quanto parte di un popolo che pare non volersi svegliare.Lui è tornato

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