mal di pietre

Il cinema si tinge di sfumature francesi nella capitale romana e, cavalcando l’onda del Festival Rendez-vous, arriva in Italia dal 13 Aprile l’ultimo lavoro presentato a Cannes 2016 di Nicole Garcia: Mal di pietre.

 

Marrion Gotillard è Gabrielle, una donna prigioniera del bigottismo anni ’50 in un soffocante paesino nel sud della Francia, ed è alla ricerca disperata de “la cosa principale”. Incompresa da tutti e bisognosa d’amore, Gabrielle viene promessa in sposa a José (Alex Brendemühl), un umile operaio d’origini spagnole con il quale la giovane francese rifiuta d’instaurare un legame. Nonostante i vari tentativi di Josè, Gabrielle è costantemente aggrappata all’infelicità, finché per curarsi dai calcoli renali si reca in Svizzera e incontra André (Louis Garrel), un reduce di guerra che rispolvera i sogni di Gabrielle e risveglia il suo bisogno de “la cosa principale”.

Mal di pietre nasce dalla penna sarda di Milena Agus, ma viene rielaborata sotto forma di pellicola dalla Garcia, che sfrutta la bellezza di Marrion Gotillard per creare un personaggio fuori dalle righe.  Gabrielle è una donna tormentata dall’amore: vorrebbe comprenderlo, ma per farlo dovrebbe prima viverlo. I suoi tentativi, a tratti folli ed esplosivi, delineano un personaggio dalla profonda sofferenza interiore che non conosce il proprio posto nel mondo. Gabrielle scappa sempre dall’inquadratura, corre a perdifiato per i boschi, buca i polmoni con quell’aria che non ha alcun sapore e leviga i bordi dell’infelicità convincendosi che un giorno, quella “cosa principale” che ha sempre cercato, arriverà. Gabrielle è una donna che, come dice la madre, «vive in un mondo tutto suo», vede la vita come un rincorrersi di luci e ombre e la Garcia lavora su quest’aspetto tramite le inquadrature che d’improvviso si aprono come uno spiraglio e permettono a Gabrielle di camminare nel mondo in punta di piedi.

Mal di pietre è il male di Gabrielle, la protagonista

Mal di pietre, un male che affligge Gabrielle da tutta la vita. Mal di pietre, quella malattia che da profonda angoscia si trasforma in improvvisa voglia di vivere. Mal di pietre, il bisogno di sentirsi speciali, diversi, perché a essere normali si ha troppa paura.

mal di pietreL’arco narrativo della pellicola è diviso in due parti, esattamente come il cuore di Gabrielle. Prima della Svizzera, di André e del mal di pietre, c’era il piccolo paesino di mare, José e i goffi tentativi di salvare un matrimonio condannato ancor prima d’iniziare. La Garcia si concede spesso delle incorniciature ombrate per rappresentare José, un uomo che pur di amare la propria donna preferisce farlo in silenzio, acquattato nell’ombra, come se fosse una vergogna. Gabrielle è così abituata a vivere nell’infelicità da non accorgersi dell’opportunità arrivata con l’uomo che ha sposato. Con André, Gabrielle si convince di aver trovato “la cosa principale”, mentre José l’ha sempre avuta al suo fianco, amandola e proteggendola in quei silenzi opprimenti che in realtà costruivano soltanto muri.

Mal di pietre parla di un amore viscerale

Mal di pietre è una storia che racconta dell’amore viscerale, incompreso, quell’amore che mischia il sacro al carnale, perché a volere l’amore non è soltanto il corpo ma anche l’anima. Quell’amore, che per Gabrielle non è altro che “la cosa principale”, il sentimento che ogni essere umano dovrebbe assaporare e custodire per tutta la vita, in modo da scampare alle fauci incandescenti della miserabilità. La Garcia prende spunto da un piccolo racconto ambientato nell’entroterra sardo per raccontare l’amore tra luci e ombre, bene e male, realtà e finzione. Gabrielle vive una passione viscerale e desidera così tanto l’amore, cercandolo in ogni singola sfumatura, da non rendersi conto che, forse, “la cosa principale” l’aveva già trovata da tempo.

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