Medianeras
del regista argentino Gustavo Taretto, ha tre
protagonisti: Martin (Javier
Drolas) un web designer fobico in via di guarigione,
Mariana (Pilar Lopez de Ayala),
un’aspirante architetto anche lei con mille paure e fobie e
Buenos Aires una città i cui eclettici edifici
sembrano spuntati da un giorno all’altro come funghi dopo un
temporale. Forse c’è posto anche per un quarto protagonista: la
solitudine che permea le vite dei personaggi e della città dove
essi vivono. Martin e Mariana sarebbero una coppia perfetta l’unico
problema è che, anche se abitano praticamente in due edifici
contigui, la vita li porta sempre in direzioni totalmente
opposte.
La formazione artistica di
Gustavo Taretto ha inizio da una passione per la
fotografia e questa attenzione per la composizione dell’immagine è
centrale nella sua pellicola determinandone gran parte del fascino.
Ogni inquadratura è studiata appositamente per rappresentare
iconograficamente le emozioni dei personaggi in quel preciso
momento del racconto. Questo, unito ad alcuni lunghi tempi morti,
rendono il film un po’ statico ma ne esaltano anche la riflessione
poetica e sociologica. Buenos Aires come molte delle nostre moderne
città, è un alveare dove le persone vivono ma non riescono mai del
tutto a socializzare. Anche i rapporti sentimentali sono ridotti a
mera ginnastica, a prestazione sessuale senza trasporto. L’unico
veicolo di socializzazione o di pseudo socializzazione si rivela
internet ed i social network. La
trappola della modernità è proprio nella comodità che questi
devices tecnologici ci hanno fornito. Essi ci portano a chiuderci
in casa isolandoci dal mondo esterno. Martin, ad esempio, usa
internet per tutto, anche per fare la spesa. La scena del blackout
è in questo senso una delle scene chiave del film. Soltanto quando
i nostri eroi non potranno più connettersi saranno costretti ad
uscire allo scoperto!
Medianeras è infondo una riflessione sulle città e su quanto alla fine somiglino ai propri abitanti o siano a loro volta da essi plasmate : caotiche, imprevedibili, contraddittorie, bisognose e ostili. Le moderne metropoli spesso squallide e disturbanti ma allo stesso tempo cariche di fascino proprio in virtù di questo.