Nuovo Olimpo: recensione del film di Ferzan Ozpetek – #RoFF18

Il film è stato presentato alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public.

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“Così il tempo e lo spazio non ci separano.”Nuovo Olimpo.

 

È un cinema che sa di casa, di famiglia, quello di Ferzan Ozpetek. È un cinema di sguardi, di intese, sentimenti catartici, conflitti relazionali, passioni. Di carezze e di lacrime. Soprattutto è un cinema in cui la collettività, l’appartenenza a una comunità, la bellezza della convivalità e la condivisione hanno sempre avuto il posto in prima fila nella platea delle tematiche principali del suo autore. Ne costituiscono la cifra stilistica e contenutistica, un’impronta netta che in ogni suo lavoro mai si sbiadisce, e che pone al centro l’amore. L’amore declinato in tutte le sue forme, sfaccettature e contraddizioni.

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Una forza potente, a volte devastratrice, altre salvifica, di cui Ozpetek ne maneggia il senso più puro e profondo decantandola sullo schermo quasi come una poesia. Non è da meno la sua ultima opera, Nuovo Olimpo, che pur rinunciando ad alcune cifre dominanti presenti in gran parte della sua filmografia, torna – dopo La Dea Fortuna – per parlarci di un amore che resiste al tempo e allo spazio, alla vita che scorre e alle sue incrinature. Il regista tesse le fila di un racconto un po’ diverso dai suoi predecessori, e lo fa ispirandosi a una storia vera che proprio a lui accadde nella Roma del 1979. Nuovo Olimpo, presentato alla 18 esima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, debutterà suNetflix il 1 novembre.

Nuovo Olimpo, la trama

È un colpo di fulmine quello che hanno Pietro (Andrea Di Luigi) ed Enea (Damiano Gavino) quando nel 1979 si incontrano sul set di un film a Roma. Si scambiano un intenso sguardo, poi il secondo, preso dal suo lavoro, lo distoglie, rompendo la magia. Ma il destino ha in serbo per loro qualcosa di speciale, e li fa presto rivedere al cinema Nuovo Olimpo, dove Pietro entra per la prima volta per guardare vecchi film in bianco e nero, ritrovandosi dopo poco in un bagno con Enea a scambiarsi appassionanti effusioni. Pietro però all’inizio è incerto sul da farsi, e a condurlo nel gioco della seduzione è proprio Enea, che avvia una storia d’amore destinata a infiammarsi. Giri in vespa, balli in terrazza, baci e risate: i due giovani ragazzi si innamorano nell’arco di pochi giorni, fino a quando Pietro non chiede a Enea un appuntamento ufficiale.

Loro due in una trattoria romana, a bere e mangiare, per poter fare una cosa semplice, che però vale più di mille parole: guardarsi. L’appuntamento è preso, ma Pietro non si presenterà mai poiché coinvolto in una manifestazione nella quale si romperà un braccio. Passano gli anni, loro crescono e vanno avanti, pur comunque continuando a pensarsi. Enea diventa un regista, Pietro un medico. Uno convive, l’altro è sposato. Sono distanti anni luce l’uno dall’altro, ma non con il cuore. Eppure sembra che la vita non voglia proprio farli rivedere. Ma come canta Antonello Venditti… “certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano.”

Nuovo Olimpo Damiano Gavino Andrea di Luigi

Enea e Pietro: cosa ci resta di loro?

Vuole saggiare nuove modalità di narrare e dare forma al racconto, Ozpetek, con Nuovo Olimpo. E decide di farlo addentrandosi nei territori del tempo, che qui è inesorabile. Lo divide, lo frammenta, tenta di analizzarne le conseguenze derivanti dagli anni che passano. A scandirlo è un ritmo lento, che fa quasi da contraltare all’amore fulmineo di Enea e Pietro, innamoratisi già dal primo sguardo scambiatosi su un set dove il primo fa il volontario. Ozpetek sa di essere uscito dalla sua comfort zone scegliendo questa specifica operazione strutturale. Non c’è più, infatti, la compattezza temporale dei suoi precedenti film, e questo si percepisce da una poca solidità narrativa degli archi temporali che racconta, ben quattro anni diversi che si distanziano di parecchio l’uno dall’altro, piccole parentesi di una storia che nel doversi fare più intensa nel suo progredire, come ci si aspettava, risulta rimanere sempre in superficie, sia nei sentimenti che nelle azioni, un po’ tremolante nell’andare fino in fondo.

Il regista turco sembra aver annaspato e faticato non poco mentre cercava di gestire le linee narrative, evolutive ed emozionali dei suoi protagonisti nelle varie fasi della loro vita, in particolare nel passaggio da giovani ad adulti. E questo, a prodotto ultimato, è andato a scaricare la tensione emotiva e amorosa della coppia dopo una prima parte molto convincente, la quale fa parte dell’anno più costruito e sviluppato rispetto agli altri (ossia il ’79). Un peccato, visto l’interessante impiattamento della narrazione, che però essendo così poco approfondita fa essere Enea e Pietro meno coinvolgenti e convincenti rispetto ad altri personaggi portati sullo schermo da Ozpetek, pur essendo nel loro complesso piacevoli.

Nuovo Olimpo Ferzan Ozpetek

Un’ode al cinema

I difetti, dunque, non mancano in Nuovo Olimpo. Ma qualcosa da apprezzare ce l’abbiamo comunque. Sì, perché Ozpetek ci regala una bella lettera d’amore al cinema, che si lega a doppio giro con il concetto di memoria. Pietro ed Enea si incontrano su un set, poi al cinema – il Nuovo Olimpo del titolo – e quando si separano, quest’ultimo, diventato regista, fa della loro storia d’amore un film. Imprime i suoi ricordi sulla pellicola, li traspone e imprigiona sulle immagini per non lasciarli morire. Trasforma i suoi sentimenti in sequenze concrete, affinché né questi né la sua relazione possano essere dimenticati. Ma anzi, fa in modo che vivano in eterno, nel bagliore di una sala che scalderà e al tempo stesso lenirà il suo cuore sofferente. E in fondo, vuole dirci Ozpetek nel sottotesto, non è questa la funzione del cinema? Essere un forziere di memorie e passioni, farle diventare immortali, pronte a riaffiorare e ardere ogni qual volta se ne sente il bisogno. Perché il cinema ha la capacità di continuare a farti sentire una presenza anche là dove c’è assenza; di darti calma e bellezza anche quando attorno c’è scompiglio; di riavvolgere i momenti e farli ripartire come se stessero accadendo di nuovo, anche se poi ai titoli di coda ci si volta e quello che si ha visto sullo schermo non lo si trova più accanto.

Il cinema è un amico che ci tiene compagnia e ci rassicura, ci spinge a credere nell’impossibile e ci aiuta a superare le difficoltà. Ed è anche un luogo, inteso come dimensione concreta, dove tutto è concesso e nessuno ti giudica. Nel trasmetterci queste emozioni rivolte alla Settima Arte Nuovo Olimpo funziona e arriva dritto al cuore del pubblico, assumendo le vesti di una storia a tratti metacinematografica, nella quale intercettiamo in Enea l’alter ego del regista. Una nota, possiamo dire, molto positiva rispetto ai problemi di sceneggiatura riscontrati nella pellicola. Ozpetek alla fine saluta il suo pubblico con una sequenza che tocca le corde dell’animo e solleva un po’ le sorti del film: la voce melodica di Mina – presenza costante – abbraccia e accarezza i protagonisti in un tempo indefinito prima che le luci si spengano. Il regalo che ci fa il regista è lasciarci immaginare, con un “what if”, quale potrebbe essere secondo noi il futuro dei protagonisti. Facendoci capire quanto siamo, anche noi, parte di questo meraviglioso e ipnotico mondo chiamato cinema.

Sommario

Ozpetek, per il suo nuovo film, decide di uscire un po' dalla sua comfort zone strutturale, confezionando una storia che si suddivide in quattro archi temporali. Nel farlo, però, il regista non dà il giusto peso ai momenti emozionali ed evolutivi dei due protagonisti, che inevitabilmente risultano meno coinvolgenti. A convincere, ed emozionare, è invece la sua dedica al cinema.
Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano. Articolista su Edipress Srl, per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”.

ALTRE STORIE

Ozpetek, per il suo nuovo film, decide di uscire un po' dalla sua comfort zone strutturale, confezionando una storia che si suddivide in quattro archi temporali. Nel farlo, però, il regista non dà il giusto peso ai momenti emozionali ed evolutivi dei due protagonisti, che inevitabilmente risultano meno coinvolgenti. A convincere, ed emozionare, è invece la sua dedica al cinema.Nuovo Olimpo: recensione del film di Ferzan Ozpetek - #RoFF18