Che la società statunitense HASBRO fosse una delle più importanti e remunerative aziende produttrici di giochi da tavolo era cosa nota a tutti. Chi di noi non ha mai giocato a Monopoli, Risiko, Scarabeo e Cluedo? Per non menzionare poi il Sancta Sanctorum di qualsiasi nerd che si rispetti: Dungeon & Dragons! Ebbene. Sappiate che sono tutti giochi sviluppati e prodotti dalla Hasbro.
Tra di essi spicca anche la fantomatica tavoletta Ouija, popolarissima negli USA, ma forse meno nel nostro vecchio e puritano continente.
Nulla di preoccupante però: là dove non arriva il merchandising, ci pensa Hollywood. E così, grazie anche alla BlumHouse che ne ha subodorato le potenzialità redditizie, la Hasbro – in quanto anche Casa di Produzione Cinematografica – ne ha progettato la trasposizione su grande schermo.
Ouija – L’origine del male recensione
La tavoletta Ouija ha origini piuttosto antiche: fu inventata nel 1981 da Elijah J. Bond, uomo d’affari statunitensi che aveva saputo come sfruttare al massimo la moda dello spiritismo facilone e ciarlatano tanto in voga in epoca vittoriana.
In tempi molto più recenti, il brevetto del “gioco” venne comprato da Parker Brother per la casa Hasbro, e da lì la tavoletta si diffuse in tutto il mondo in quanto passatempo ludico al quale attribuire la medesima importanza di una partita a Monopoli.
Tuttavia, senza dilungarci nei casi specifici nei quali anche nella realtà il gioco della Ouija è stato preso pericolosamente sul serio, la mistica tavoletta ha fatto capolino spesso e volentieri all’interno del cinema di genere horror.

Le vicende di Ouija – L’origine del male sono ambientate nel 1965. La famiglia Zander, formata da madre vedova (Elizabeth Reaser) e dalle due figliolette Lina (Annalise Basso) e Doris (la piccola ma bravissima Lulu Wilson), sopravvive, con molte difficoltà economiche, grazie al lavoro di Medium della genitrice. Un lavoro-truffa, come ampiamente dimostrato all’inizio della storia, ma che – nel momento in cui entrerà in casa il “gioco” da tavolo Ouija della Hasbro (con sprezzante uso del product placement) – diventerà reale.
La regia, passata in mano a Mike Flanagan (Oculus, Somnia), è sapientemente lenta e calibrata. Sa che per far sì che lo spettatore venga coinvolto sul serio nelle vicende soprannaturali, deve cominciare da un preludio fatto di calma e pacatezza, affinché poi il crescendo sia d’impatto. E lo spavento colga nel segno.
I rimandi al cinema di genere sono ottimi senza scadere nell’autocompiacimento: dall’Esorcista (ormai un must) alla serie tv American Horror Story: Asylum (i riferimenti al nazismo e ai manicomi), fino ad arrivare all’immancabile e inquietante canzoncina, foriera – ça va sans dire – di avvenimenti nefasti.
Memento: rimanete in sala fin oltre i titoli di coda. Ci sarà una sorpresa finale, apprezzabile in particolar modo da chi – cultore del genere – ha già visto la saga di Insidious.
Il film uscirà nelle sale italiane il prossimo 27 ottobre.
