Persone: recensione del docufilm diretto da Carlo Augusto Bachschmidt #RoFF19

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Presentato in prima assoluta il 26 ottobre al MAXXI durante la diciannovesima edizione della Festa del cinema di Roma, Persone presenta il delicato tema della salute mentale, e dei trattamenti riservati ai malati. Il docufilm, diretto dal regista Carlo Augusto Bachschmidt, presenta il “Progetto Giuseppina”, insieme di attività di graduale reinserimento sociale che ha reso possibile la chiusura del manicomio di Santa Maria della Pietà a Roma. Persone è stato realizzato in collaborazione con l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD) e con Roma Capitale – Assessorato alla cultura – dipartimento attività culturali.

 

Persone: la “spersonalizzazione” dei malati

I pazienti dentro manicomi come il Santa Maria della Pietà cessavano di essere individui nel momento in cui varcavano la soglia dei cancelli. Ogni avere, che si tratti di oggetti pericolosi o semplici indumenti, gli veniva tolto: questi smettevano di essere persone e divenivano solo malati. Queste procedure venivano messe in atto per teoricamente indirizzare i soggetti verso una quotidianità diversa, inquadrata in delle precise regole istituzionali da seguire.

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Ciò che sorprende da subito lo spettatore sono le testimonianze dell’ultimo direttore del manicomio di Roma. Durante un semplice giro tra i padiglioni del centro, nei primi giorni al Santa Maria della Pietà, l’uomo si ritrova di fronte a una pazienta, seminuda, legata a un termosifone: non si sta parlando però di ricordi risalenti agli anni 50 o 60 del secolo scorso, ma agli anni 90. E’ certamente incredibile pensare che circa trent’anni fa in un paese avanzato e democratico come l’Italia, con un fitto apparato normativo interno a tutela dei diritti umani e facente parte di numerose convenzioni internazionali come la stessa CEDU, fosse ancora possibile trattare dei pazienti in tal modo.  Quello è stato un momento di svolta anche per lo stesso direttore del manicomio: è così che ha inizio il Progetto Giuseppina.

La legge Basaglia e  il progetto Giuseppina

La chiusura del manicomio Santa Maria della Pietà avviene in applicazione della legge n.180/78, meglio nota come legge Basaglia, la quale prende il nome dallo psichiatra promotore della riforma. Il progetto Giuseppina si pone come obiettivo il graduale reinserimento dei pazienti in un contesto sociale. In Persone alcune infermiere che lavorarono nel progetto hanno raccontato le loro esperienze, i loro ricordi dei pazienti: i disegni di Anna, la parlata in calabrese stretto e veloce di Giuseppina.

I laboratori creativi, il totale cambiamento di abitudini e dell’atmosfera stessa all’interno del manicomio porta a dei cambiamenti radicali nei pazienti. Questi iniziano ad aprirsi, a vivere più  felici e più psicologicamente in pace con loro stessi. Fino a quel momento queste persone erano stati solamente malati, ora avevano la possibilità di potersi esprimere e di essere più della sola malattia.

La psicologia fenomenologica contro la violenza istituzionale

La teoria che sta alla base della legge Basaglia è la psicologia fenomenologica: questa corrente, con forti legami con la filosofia di Heidegger, punta a un analisi più diretta dei comportamenti e delle emozioni del paziente. Questa nuova visione ha certamente un modo di approcciarsi al soggetto e degli scopi opposti rispetto ai principi su cui si erano fondati i vecchi manicomi.

In Persone emerge come il manicomio fosse visto inizialmente come un luogo in cui il malato doveva essere raddrizzato, riformato in virtù delle dure leggi. Nel momento in cui il malato reagiva in modo violento e cercava di opporsi a ciò che gli veniva imposto, la risposta era altra violenza. Con la legge Basaglia, il paziente deve essere trattato con la stessa dignità che deve essere garantita a ogni altro essere umano. Ciò comporta anche la creazione di un legame personale tra i pazienti e gli infermieri: diventa così quasi commuovente vedere i collaboratori del Santa Maria della Pietà ricordare a distanza di anni i propri pazienti, tutti i momenti di felicità che gli sono stati regalati, avendoli accompagnati in alcuni casi fino alla morte.

Persone: l’IA per la cura dei malati

Un inquietante futuro sembra presentarsi dietro all’accattivante sorriso del presentatore. Quest’ultimo, interpretato da Gianluca Bottoni, presenta le prospettive future di cure avveniristiche per malati psichiatrici, usando lo strumento dell’Intelligenza Artificiale. Le scene che vedono il presentatore come protagonista trasmettono allo spettatore un certo senso di inquietudine. Nonostante le tecnologie avanzate, anche qui il soggetto viene visto solo come malato e non come un  individuo, il paziente sembra essere un problema che può essere risolto.

Persone riesce in poco più di un’ora a presentare la realtà dei vecchi manicomi, facendo comprendere allo spettatore quanto questi fatti non siano così tanto lontani dalla società di adesso come si potrebbe pensare. Persone racconta la storia degli individui dietro la malattia, dando gli strumenti allo spettatore di vedere oltre.

Persone
2.5

Sommario

Persone racconta delle realtà rimaste a lungo silenti, permettendo allo spettatore di vedere gli individui oltre la malattia.

Ilaria Denaro
Ilaria Denaro
Laureata in Scienze politiche e delle relazioni internazionali all'Università degli studi di Messina e studentessa di relazioni internazionali alla Sapienza, ha iniziato la propria attività da redattrice nella testata multiforme dell'Università di Messina, per poi entrare a far parte della redazione di Cinefilos nel 2022.

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