Non Aprite quella Porta 3D: recensione del film con Alexandra Daddario

Non aprite quella porta 3D

Non aprite quella porta 3D è un horror-movie diretto da John Luessenhop che uscirà nelle sale italiane a partire dal prossimo 28 febbraio. La trama riprende da dove il grande classico di Tobe Hooper del 1974 ci aveva lasciati: la terribile vendetta della piccola comunità di Newt che, avute conferme sui raccapriccianti delitti avvenuti nella tenuta dei Sawyer, decide di incendiare la casa con tutti i loro abitanti all’interno.

 

Dalla strage di quella notte sopravvisse solo la piccola Heather, cresciuta lontano dagli echi di quei fatti sconvolgenti; ma il passato è sempre pronto a tornare, soprattutto se è un passato carico di avvenimenti terribili e agghiaccianti, e anche la giovane Heather non potrà sottrarsi ai suoi inossidabili legami di sangue.

La trama di Non aprite quella porta 3D

La giovane e bellissima Heather (Alexandra Daddario) riceve una misteriosa lettera in cui si parla di una non meglio precisata eredità, un’eredità di cui lei stessa è l’unica depositaria. A indicarla come unica erede dei propri beni è una nonna che la ragazza non sospettava nemmeno di avere.

Ansiosa di saperne di più su un passato a questo punto tutto da riscrivere, Heather decide di recarsi a Newt, piccola località del Texas, dove l’attende la misteriosa eredità. Accompagnata dal fidanzato Ryan (Trey Songz) e da una coppia di amici, Nikki (Tania Raymonde) e Kenny (Keram Sanchez), la bella Heather scoprirà con gran stupore di essere unica intestataria di un’immensa villa colonica circondata da un meraviglioso giardino. Tutto all’apparenza sembra fantastico ma in realtà la villa nasconde un terribile mistero che dagli scantinati della casa non tarderà a rivelarsi e per i giovani amici sarà solo l’inizio di un avventura da incubo.

Non Aprite quella Porta 3D

Non aprite quella porta 3D riprende tutte le caratteristiche tipiche del genere horror: sangue a fiumi, mutilazioni e sequenze da stomaci forti, il tutto condito con la solita dose di tensione accompagnata da musiche adatte al contesto. Quindi il film di Luessenhop si porta dietro pregi e difetti del genere, facendosi apprezzare da quegli spettatori amanti dello splatter ma lasciando a desiderare in quanto a logica narrativa.

La sceneggiatura di Non aprite quella porta 3D infatti ha più buchi di un campo da golf, presentando situazioni al limite dell’assurdo e del non-sense compresa l’improbabile “conversione” della protagonista che si lascerà attrarre dagli antichi legami di sangue anche al cospetto degli efferati delitti di cui sarà testimone. Ma come ben sappiamo il genere horror non sempre esige particolari riscontri con la razionalità anzi spesso la rifugge e forse anche questo li rende così amati al loro affezionatissimo pubblico e al contempo così “poco” inquietanti, innocui.

Tra i giovani protagonisti spicca l’interpretazione della bella Alexandra Daddario, attrice dagli occhi di ghiaccio e una discreta espressività; ben immedesimati nella parte anche gli altri giovani protagonisti che ben rappresentano i soliti ragazzi americani un po’ sciocchi e superficiali che raffigurano le vittime ideali in questo genere di film. Tra loro anche il rapper Trey Songz, per la prima volta sul grande schermo.

Un ultima considerazione la dedichiamo alla decisione di girare il film con la tecnica 3D, una tecnica che anche in questo caso non ci sembra dia un contributo sostanziale al film, non immette nulla di tecnicamente e visivamente rilevante. Persistiamo quindi ad avere sani e incontestati dubbi riguardo l’efficacia di questa particolare tecnica di ripresa che tutto ci sembra fuorché oggettivamente rivoluzionaria.

- Pubblicità -