Retratos Fantasmas, la recensione del documentario di Kleber Mendonça Filho – Cannes 76

Il documentario meta cinematografico del regista brasiliano presentato alla Croissette

Retratos Fantasmas recensione

Retratos Fantasmas, il documentario meta-cinematografico di Kleber Mendonça Filho presentato a Cannes 76, è un lavoro di amore verso il cinema. Raccontare il cinema attraverso il cinema è un’arte che il regista brasiliano porta in scena sulla Croisette con una tesi ben specifica: il cinema è morto? Così immagini in bianco e nero si sovrappongono alla realtà nella pellicola narrata in prima persona dove Mendonça Filho ripercorre la sua vita e la sua carriera, fino ad arrivare a un finale quasi fantascientifico.

 

Il racconto di Retratos Fantasmas è curato al minimo dettaglio e la voce del regista si intervalla a quella di scene, film e ulteriori racconti di un cinema che non c’è più. A questo si aggiunge anche una colonna sonora dalle tinte colorate che accoglie lo spettatore alla visione.

Retratos Fantasmas, la trama

Un ritratto della cultura cinematografica di Recife, una città sul mare del Brasile, cambiata e stravolta dalla modernità. Là dove prima c’erano solo terreni incolti adesso crescono grattacieli di cui non si vede la fine e in questi angoli Kleber Mendonça Filho inizia a muovere i primi passi come regista. Tre lungometraggi e moltissimi cortometraggi narrativi e sperimentali fino alla realizzazione di Retratos Fantasmas, documentario metacinematografico che cerca di inquadrare non solo l’urbanizzazione della città ma anche la denuncia alla classe politica brasiliana dagli anni ’60 in poi.

La voce di Mendonça Filho parla direttamente allo spettatore, come un confessionale. Quello che, infatti, rende Retrotos Fantasmas particolare è la natura personale del racconto anche se fondamentalmente il regista non entra mai in merito alla sua vita privata. Il racconto è diviso in atti. Nel primo viene descritta la genesi nel suo lavoro, tutto quello che ha ispirato – anche solo dei semplici suoni – circoscritto all’interno delle mura domestiche. Una specie di autobiografia cinematografica in cui fornisce pochi dettagli sulla sua vita e molti sui suoi lavori come Neighbouring Sounds e Aquarius, che analizza e racconta.

Un racconto in atti

Se nella prima parte esploriamo i retroscena del lavoro di Mendonça Filho è solo negli atti successivi che Retratos Fantasmas attira davvero l’attenzione dello spettatore. Il documentario offre una retrospettiva delle sale cinematografiche nel centro di Recife, una liberazione per chi guarda ma anche per il regista stesso. Ci stacchiamo agli angusti e chiusi spazi di una piccola casa di periferia e arriviamo alla sala cinematografica, sempre chiusa ma di vedute più ampie.

Retratos Fantasmas cerca di unire lo spettatore con quei richiami di convivialità e spensieratezza uguali a chi aspetta fuori dalla sala l’ultimo film in uscita. Così da Easy Rider a Victor/Victoria, il cinema di Recife accoglie pellicole importanti e si popola di giovani creando aggregazione, che è proprio la base del cinema dalla sua nascita. E in un parallelismo di scene l’uscita degli spettatori dalla sala ricorda L’uscita dalle officine Lumière e questo richiamo – forse voluto o forse no – conferisce al documentario ancora più valore storico.

La Settima Arte

Nuove e vecchie tecnologie si intersecano in un racconto così come anche alcuni dei luoghi più iconici di Retratos Fantasmas come l’Art Palácio e il Trianon. Una lettera d’amore alla Settima Arte e in particolare all’esperienza che il cinema regala allo spettatore. Ma è anche un racconto nostalgico che guarda indietro a un cinema che non c’è più e che vuole anche denunciare la censura nei confronti di un paese intero. Le sale cinematografiche che chiudono e che per oltre vent’anni hanno ospitato centinaia di migliaia di spettatori. Come se fosse una lettera a cuore aperto, trattando la sala cinematografica come un corpo fisico che ospita un’anima.

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Lidia Maltese
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Lidia Maltese
Laureata in Scienze della Comunicazione alla Sapienza, classe 95. La mia vita è una puntata di una serie tv comedy-drama che va in onda da 27 anni. Ho lo stesso ottimismo di Tony Soprano con l'umorismo di Dexter, però ho anche dei difetti.
retratos-fantasmasNonostante un primo atto carente di informazioni e staccato dal resto del racconto la voce di Kleber Mendonça Filho guida lo spettatore nel cinema di Recife attraverso anche un resoconto della sua carriera dietro la macchina da presa. Il documentario permette allo spettatore di immergersi in quel periodo storico tra gli anni '60 e gli anni '90 tra denuncia e passione verso la Settima Arte, il regista ci regala la sua lettera d'amore nei confronti del cinema.