Seberg - Nel mirino

Tutti la ricordano per quel taglio così corto e quel pollice delicatamente passato sopra alle labbra, alla fine di Fino all’Ultimo Respiro, ma l’attrice Jean Seberg è stata protagonista di una delle più interessanti, misteriose e tormentate biografie. Questa biografia viene riproposta in Seberg, di Benedict Andrews, presentato Fuori Concorso a Venezia 76.

 

La storia ruota intorno alla periodo in cui l’attrice, divenuta il simbolo della Nouvelle Vague, decise di proseguire la sua carriera a Hollywood, della sua relazione clandestina con un attivista per i diritti dei neri, del suo finanziamento alle Pantere Nere e della sua intensa attività sociale. L’attrice diventa così d’interesse del FBI che la spia secondo il protocollo illegale voluto da Hoover, il COINTELPRO. Questo processo porterà l’attrice a un tracollo personale che la spingerà addirittura a tentare il suicidio.

Andrews sceglie Kristen Stewart per interpretare l’avvincente biografia della Seberg, peccato che non faccia lo stesso con il tono e l’angolazione del racconto. Il fuoco del racconto, infatti, si sposta di continuo dall’attrice al privato di uno degli agenti del FBI incaricati di spiarla, passando anche per la vita privata dell’attivista per i diritti dei neri che ebbe una storia d’amore con Jean.

Questa mancanza di direzione rende il film un compendio biografico che informa di una storia, romanzando dove possibile, senza aggiungere un valore cinematografico al progetto che pure vede coinvolta la Stewart che è una delle giovani attrici più richieste e amate del cinema d’autore. Lei, dal canto suo, offre un’ottima performance, giocando alla diva degli anni ’60, scivolando in abitini, costumi da bagno e vestiti di scena con grande agilità e restituendo parte della forza e della determinazione, ma anche della fragilità di questa donna così affascinante e misteriosa.

Il film vuole essere principalmente un omaggio alla figura della Seberg, un ricordo, nemmeno troppo commosso, di una storia dimenticata.

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