Squali: recensione del film di Alberto Rizzi #RoFF19

Squali è una tragica fiaba italiana in cui quattro fratellastri, uniti da una profonda solitudine e dall'odio verso il proprio padre, diventano complici di un inevitabile parricidio.

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Quante probabilità ci sono di essere attaccati da uno squalo nel corso della vita? Per la maggior parte delle persone, queste probabilità sono incredibilmente basse. Ma per la famiglia Camaso, che naviga in acque cariche di rancori, ferite mai guarite e una rabbia che si agita perennemente minacciosa sotto la superficie, il rischio di un confronto è così alto da rendere lo scontro quasi inevitabile, quasi necessario.

 

Liberamente ispirato a I fratelli Karamazov, capolavoro dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij, SQUALI è un intenso e criptico dramma familiare scritto e diretto da Alberto Rizzi (Red Code, Sleeping Wonder), e prodotto da Magenta Film e Ippogrifo Produzioni. Descritto come “una moderna tragedia greca e un western veneto”, il film è presentato in anteprima fuori concorso nella sezione Panorama Italia dell’importante Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma 2024 (RoFF19).

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Cosa racconta Squali?

Ambientato ai giorni nostri sui Monti Lessini nelle Prealpi, SQUALI racconta la storia della famiglia Camaso, tanto sgangherata quanto violenta. Leone Camaso (Mirko Artuso) è un uomo abietto e dissoluto, un padre aggressivo, rude e manipolatore. Vive da solo con l’ultima dei suoi figli, Sveva (Maria Canal), ribelle e scaltra, che sogna solo di fuggire da quella casa opprimente. Un giorno, però, anche gli altri tre figli maggiori, per una serie di sventure e coincidenze, si ritrovano costretti a tornare sotto quell’orribile tetto.

C’è Demetrio (Stefano Scherini), il primogenito, un ex militare alla deriva, sommerso dai debiti e intenzionato a reclamare l’eredità della madre scomparsa. Poi Ivan (Diego Facciotti), il secondo figlio, che, dopo la fine della sua carriera sportiva, vive ossessionato dalla fidanzata Flor (Astrict Lorenzo), su cui concentra ogni pensiero. Infine, Alessio (Gregorio Righetti), il figlio seminarista, che, su richiesta della sua Santa (Chiara Mascalzoni), torna nella casa d’infanzia con il vano intento di salvare l’anima della sua famiglia. I tre fratellastri e la sorellastra si trovano così a fronteggiare ancora una volta i profondi e dolorosi traumi familiari causati da un padre incapace di amare e di insegnare l’amore.

La straziante irresolutezza dell’essere della famiglia Camaso

Sebbene i quattro fratelli siano uniti da un viscerale sentimento di odio verso il padre, i membri della famiglia Camaso – come i personaggi di Dostoevskij – si muovono sulla scena come anime in pena, sole e smarrite, alla ricerca di un amore che hanno conosciuto solo per un attimo, dalle loro madri, prima di essere lasciati nelle mani forzute e maldestre di Leone. Questo grosso bifolco, figura tanto autoritaria quanto goffa e irruenta, sembra ancora cercare quell’amore perduto (ammesso che lo abbia mai realmente trovato nelle madri dei suoi figli) nel volto enigmatico della sua amante, la Crucca (Sara Putignano), come se potesse colmare un vuoto mai davvero compreso.

Squali
Squali (film, 2024) – Cortesia di STORYFINDERS

Anche i figli si confrontano con una ricerca d’amore distorta e travagliata. Ivan, per esempio, trasforma un intenso sentimento di possesso verso la fidanzata Flor in una sorta di amore, incapace di distinguere il bisogno da un sentimento sincero e altrettanto incapace di rinunciare alla sua presenza. Poi c’è Demetrio, il quale, nonostante tenti di prendere le distanze dal padre, rivela tratti simili che preferirebbe negare; non solo corteggia Flor, ma finisce addirittura per sviluppare un’attrazione malsana verso l’amante del padre. Sembra quasi che Demetrio agisca spinto dal desiderio di privare gli altri uomini della sua vita di qualcosa di prezioso, come se, inconsciamente, rivendicasse anche lui un riconoscimento.

Alla fine, sembra che solo i figli minori abbiano una possibilità di trovare un amore più autentico e puro. Alessio, così buono, timido e taciturno, riscopre la speranza di amare negli occhi dolci del suo primo amore, Lisa (Francesca Sartore), dove si affaccia un sentimento che finalmente lo distanzia dal rancore familiare. E Sveva, anarchica e segnata dalla mancanza di una figura genitoriale femminile, intravede la possibilità di colmare il proprio vuoto diventando madre lei stessa, trasformando così il suo bisogno d’amore in un legame nuovo e vitale.

Un film libero quanto la libertà a cui aspirano i suoi protagonisti

Sullo sfondo di una desolata e malinconica terra veneta, che riflette perfettamente lo stato d’animo dei suoi protagonisti, Alberto Rizzi dà vita a una fiaba popolare italiana che incanta, strazia e disgusta allo stesso tempo. Come egli stesso afferma, SQUALI è un film libero, privo di qualsiasi forma, stile o coerenza narrativa. Dando nuova luce a una delle opere letterarie più intense e significative di sempre, Rizzi gioca con il mezzo cinematografico come se si trovasse a teatro, e senza alcuna paura o riserva, mescola abilmente i generi, passando freneticamente dal dramma familiare alla commedia, dall’erotico all’orrorifico, dal romantico al dramma e viceversa. Anche se alcune scene possono apparire prive di contesto o logica, niente è lasciato al caso: ogni azione e ogni parola dei suoi personaggi nasconde inevitabilmente un significato profondo, una motivazione o una metafora, come nell’iconica affermazione della Santa: “Il senso della vita è fare la scarpetta”.

Un viaggio emozionante tra dramma e umorismo

Squali si presenta quindi come un racconto corale tragicomico, ironico e leggero, in cui la famiglia Camaso diventa portatrice di sentimenti universali e umani, tanto complessi quanto riconoscibili, con cui è facile empatizzare. Dostoevskij scriveva che “l’amore è un tesoro così inestimabile che con esso puoi redimere tutto il mondo e riscattare non solo i tuoi peccati, ma anche i peccati degli altri”. Questo tema di redenzione è precisamente ciò che Rizzi esplora nel finale di Squali: Alessio e Sveva si trasformano in strumenti di salvezza per una famiglia che cerca disperatamente di liberarsi dai legami tossici e dalle sofferenze accumulate nel corso della vita.

Il film, dunque, non si limita a raccontare una storia, ma invita il pubblico a riflettere sulla possibilità di redenzione e sulla forza dell’amore, capace di risanare anche le ferite più profonde. Attraverso la loro crescita e le loro scelte, i personaggi mostrano che, anche in mezzo al caos, alla desolazione e alla ferocia, esiste sempre, per quanto minima, la speranza di una rinascita e di una seconda possibilità. SQUALI è, infine, un viaggio emozionante tra dramma e umorismo che non lascia indifferenti.

Squali

Sommario

Ambientato in una desolata terra veneta, SQUALI di Alberto Rizzi è una fiaba popolare che incanta e provoca allo stesso tempo. Mescolando abilmente generi, il film esplora temi di amore e redenzione attraverso la tumultuosa vita della famiglia Camaso. Con personaggi complessi e significati profondi, invita lo spettatore a riflettere sulla speranza e sulla possibilità di risanare le ferite dell’anima.

Annarita Farias
Annarita Farias
Nata nel 1996, laureata in Lingue, Culture e Letterature Moderne Europee presso l'Università Federico II di Napoli e attualmente laureanda in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale all'Università di Roma Tre, dove approfondisce la settima arte per scrivere di critica cinematografica con maggiore consapevolezza e passione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania come giornalista pubblicista dal 2022, ha collaborato per due anni con la testata online Ambasciator.it e attualmente scrive di cinema per Cinefilos.it e Scuola Consulting.

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