Arriva in concorso a Venezia 75 uno dei film più attesi, che certamente aprirà molte discussioni, ovvero Suspiria di Luca Guadagnino, remake del notissimo e omonimo capolavoro di Dario Argento.
La storia, anche se dalla Svizzera si sposta in Germania, è quella che tutti conoscono, relativamente fedele all’originale argentiano, ma con molte aggiunte, arricchimenti e orpelli, soprattutto nella parte finale. Nella Berlino degli anni settanta, prima della caduta del Muro, in una prestigiosa compagnia di danza, che ha sede in un funereo palazzo monumentale, si annida una setta di streghe sanguinarie. Una nuova arrivata si trova a scoprire giorno dopo giorno gli orrori che si nascondono nella scuola, ma la brama di entrare a far parte della compagnia la spingerà a rimanere invischiata in un morboso e crudele meccanismo.

Suspiria di Dario Argento è un film sentito, spontaneo, istintivo, libero, con delle felici intuizioni che si sono aggiunte agli stilemi creati con Profondo Rosso e altri titoli precedenti, da quel momento presi a modello da miriadi di film-maker in ogni parte del mondo; basta pensare ai colori sgargianti, alle luci taglienti, alle geometrie ipnotizzanti, alla musica, alla messinscena dei complicati omicidi. Suspiria di Luca Guadagnino è una pellicola assai ragionata, forse troppo, algida, trattenuta, patinata, che purtroppo non crea coinvolgimento, né tensione. Dal punto di vista visivo, nonostante una grande eleganza e accuratezza, poco o nulla aggiunge al ricchissimo panorama del cinema horror contemporaneo, alla continua ricerca di invenzioni e innovazioni.
La scelta di ambientare la storia a Berlino durante il periodo della divisione delle due Germanie è interessante, visivamente funzionale e molto intrigante. Le ricostruzioni scenografiche sono puntuali e di grande effetto, aiutate anche da una bellissima fotografia. Ma questo viene subito soffocato da un continuo inserimento forzato di elementi storici reali, come il dirottamento del volo Lufthansa, la Baader Meinhof, tornando indietro nel passato fino all’olocausto. L’inserimento storico, che avrebbe funzionato perfettamente senza fatti storici eclatanti, allontana invece da quel necessario senso di astrazione e di non-luogo che sembra affacciarsi in molti momenti della storia. I continui inserimenti di telegiornali e notizie spezzano una narrazione già intricata e dipanata su una lunghezza eccessiva.

La recitazione appare forzata, a volte eccessiva, anche se la bravura di un cast tutto femminile prova a contenere per quanto possibile la mancanza di spontaneità. In alcune scene particolarmente cruente affiora un velo ironico, probabilmente del tutto involontario. Suspiria di Luca Guadagnino è un film con buoni presupposti, visivamente intrigante, ma che non coinvolge e soprattutto non crea inquietudine o paura. Fa però venire una voglia incontenibile di rivedere l’originale, lasciandosi stordire dai colori e dalle sinistre musiche dei Goblin.

