Tartarughe Ninja: Caos mutante, recensione del film d’animazione

Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo tornano al cinema dal 30 agosto!

Tartarughe Ninja: Caos mutante recensione

Il 30 agosto esce al cinema un nuovo capitolo sullequattro tartarughe sempre pronte sempre all’erta”, come recitava la sigla cantata alla fine degli anni ’80 da Gian Paolo Daldello.

 

Tartarughe Ninja: Caos mutante, con la regia di Jeff Rowe e Kyler Spears, è prodotto da Nickelodeon, com’era stato per le ultime due pellicole uscite nel 2014 e 2016, ma questa volta non si tratta più di un live action con l’uso di tute per la motion capture della riproduzione degli anfibi più umanoidi che si siano conosciuti, bensì di un film di animazione vero e proprio.

I primi lungometraggi sulle ninja turtles erano usciti poco dopo la nascita dei fumetti originali, che erano stati pensati, creati e disegnati dagli statunitensi Kevin Eastman e Peter Laird. Nel 1984 i due avevano autofinanziato e fatto sorgere dal nulla una casa editrice propria, la Mirage Studios, per portare su carta il progetto di quattro supereroi molto poco convenzionali e che, anzi, irridevano noti personaggi più o meno volanti e mantellati, che in quegli anni avevano conosciuto una nuova ondata di fama e distribuzione.

Così nel 1990 esce in sala Tartarughe Ninja alla riscossa diretto da Steve Barron, con lo stesso titolo della serie animata andata in onda tre anni prima, e a questo fanno seguito due ulteriori capitoli che arrivano in sala nel giro di altri tre anni: il secondo diretto da Michael Pressman e il terzo da Stuart Gillard. L’accoglienza è tra le più entusiaste di quell’anno e il primo film incassa grandi numeri. Allora la fattura delle tartarughe era stata fatta – si fa per dire – in carne ed ossa: tutta la fisicità dei corpi era infatti stata materialmente modellata in lattice di gomma, con quel tipico effetto nostalgico delle creature fantastiche dei prodotti di quell’epoca.

Tartarughe Ninja: Caos mutante, un nuovo punto di vista

Tartarughe Ninja: Caos mutanteTartarughe Ninja: Caos mutante è lontano da tutto questo. Lontano dalla April O’Neill della prima decade degli anni 2000 vestita dagli esplosivi panni di Megan Fox, lontana dalle atmosfere un po’ cupe e umide dei mostri degli anni ’80. I mutanti stavolta sono disegnati dal team artistico che ha lavorato a Spider-Man: Across the Spider-Verse e hanno una grafica dai colori squillanti e le linee imprecise, nelle quali c’è il richiamo e l’evocazione di schizzi di matita, e la dinamicità dei movimenti ricollega immediatamente al fumetto su carta, facendo calare subito lo spettatore tra le pagine di un’avventura per preadolescenti. Come dichiarato da uno dei due registi, Jeff Rowe, l’ispirazione per il contesto è stata una via di mezzo tra Stand by me di Rob Reiner del ’89 e Lady Bird del 2017 di Greta Gerwig e, da quel punto di vista, c’è ancora una certa tonalità degli anni ’80: ma quella più trasognata da camerette al secondo piano e amici con cui condividere le sfighe, che tanto è stata ripresa e riproposta da tutto il mondo dell’audiovisivo dell’ultimo periodo.

Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo vorrebbero solo essere dei ragazzi normali, andare al liceo. Così come April O’Neill che è un’adolescente bullizzata per una reazione emotiva incontrollata avuta mentre cercava di coronare il suo sogno, aspira a farsi rispettare dai suoi compagni. E anche i cattivi, in ultima analisi, soffrono perché non sono accettati da nessuno e, anche loro, desidererebbero solo essere amati.

Non c’è un solo personaggio di Tartarughe Ninja: Caos mutante che sia esente dall’esposizione del proprio mondo emotivo, persino il vecchio Splinter che cerca al meglio di fare il padre adottivo. In tutto ciò, però, è ben presente la scrittura di Seth Rogen con quella buona e adorabile dose di spasso surreale che non manca mai e che arricchisce le battute dei protagonisti di citazioni a non finire. È dunque molto piacevole, questo nuovo capitolo delle ninja turtles. Riesce a regalare qualcosa di nuovo in maniera intelligente. E tenera.

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