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The Bleeder: recensione del film con Liev Schreiber #Venezia73

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The Bleeder: recensione del film con Liev Schreiber #Venezia73

Quando si pensa al mito non si immagina quasi mai che dietro ci possa essere una storia vera. E così, in un gioco di rimandi, il mito diventa più vero dell’originale, della persona in carne e ossa a cui il mito si ispira. Come capita a Chuck Wepner, pugile che tutti voi conoscete, anche se non sapete di conoscerlo. The Bleeder racconta proprio l’ascesa, il declino e la redenzione di Wepner, un personaggio fagocitato dalla sua stessa notorietà, dal desiderio di fama e dal narcisismo che lo ha travolto per così tanto tempo durante la sua carriera di pugile professionista.

The Bleeder, il film

Philippe Falardeau ci racconta questa avventura immersa negli anni ’70, attraverso musiche e immagini, ambientazioni volutamente grezze e riprese che emulano la grana e lo stile dei film dell’epoca. Protagonista assoluto del film è Liev Schreiber nei panni di Chuck Wepner: il solido attore ci consegna una personalità delicata e fragile che si lascia travolgere dalle circostanze e allo stesso tempo profondamente incapace di essere all’altezza del suo mondo.

In bilico tra distruzione e fama, Wepner sembra fare tutte le scelte sbagliate fino alla presa di coscienza definitiva che ne segnerà il punto più basso e allo stesso tempo la ripartenza. Stranianti, nel racconto, la presenza di icone pop quali Muhammad Alì e Sylvester Stallone che, interpretati da attori, perdono la loro mitizzazione e smascherano una messa in scena altrimenti perfetta.

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The Bleeder è un ritratto affettuoso e allo stesso tempo realistico e duro di un personaggio sconosciuto, ma che in fondo tutti abbiamo conosciuto già sul grande schermo: il vero Rocky.