The Congress: recensione del film con Robin Wright

The Congress

Arriva al cinema distribuito da The Congress, il film diretto da Ari Forlman e che vede protagonista un cast d’eccezione composto da Robin Wright, Harvey Keitel, Paul Giamatti, Jon Hamm, Kodi Smit-McPhee, Danny Huston.

 

In The Congress Robin Wright riceve da un grande studio l’offerta di vendere la sua identità cinematografica, questa verrà scansionata in maniera tale da generare un’immagine campione che lo studio utilizzerà in qualsiasi tipo di film di Hollywood. In cambio l’attrice riceverà una cospicua somma di denaro che le permetterà di vivere spensierati i prossimi vent’anni, con la promessa di un successo costante e la bellezza eterna.

The Congress è tratto dal libro Il Congresso del Futuro di Stanislaw Lem, la storia è stata sceneggiata e diretta da Ari Forlman utilizzando lo stesso approccio registico che lo aveva lanciato in Valzer con Bashir. Il regista usa il moderno dibattito che si sta consumando sulle tecniche digitali, sempre più presenti nel mondo cinematografico, per portare sul grande schermo l’ipermedialità visiva in concetto di “chimica” e quindi di pillole e pozioni allucinogene che creano storie inventante dal singolo individuo e per le quali non esiste una memoria collettiva. La matrice del fantasy puntualizza i concetti di fama e sogno e il divario sempre più sottile che intercorre tra i due, popolando il mondo animato di grosse caricature di personaggi cinematografici, religiosi e filmici, senza turbare la natura action della pellicola. Di conseguenza le due tecniche, di ripresa e di animazione, si scontrano negli occhi dello spettatore che assiste ad un racconto ironico e giocoso contenuto in una forma malinconica.

La storia però non subisce solo le colorate e surreali contrapposizioni tra la realtà e la finzione, ma viene infoltita da diverse linee narrative che approfondiscono “la vita privata” di Robin Wright e le conseguenze che ha portato con sé questo accordo, allontanandola da ciò che la rendeva una persona definita con pregi e difetti fino a diventare una “cosa chiamata Robin Wright”, il film prende così un ulteriore piega che si distacca su un altro livello narrativo, quello di una madre che lotta per il figlio malato, matrice che rinvigorisce l’azione della storia e che ci traghetta in finale tragico ma estremamente visionario, e potenzialmente infinito come lo sono i ricordi che si mescolano ai sogni.

Del cast emerge Robin Wright, con i suoi colori angelici diventa una vittima e una musa per tutti gli uomini del film, il suo agente Harvey Keitel che la protegge egoisticamente dai mali del mondo, il suo animatore e amante Jon Hamm, innamoratosi prima del simbolo e poi della donna e a seguire Danny Huston, proprietario della casa di produzione dedito alla mercificazione delle icone e alla somministrazione di sogni.

The Congress è un film onirico, che nasconde sotto una struttura visiva contaminata dalla tecnologia una richiesta d’attenzione per un certo tipo di cinema perduto che ha riempito i nostri sogni e il nostro immaginario, ma che si dilunga in ulteriori aspetti che spostano il centro della storia altrove, dove sembra difficile arrivare.

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