The Equalizer 3 – Senza tregua, la recensione del film con Denzel Washington

Al cinema dal 30 agosto, il film è il capitolo conclusivo della trilogia dedicata a Robert McCall.

The Equalizer 3 recensione

Quando si parla di popolari giustizieri e assassini del cinema, il primo nome che viene oggi in mente è probabile sia quello di John Wick, interpretato da Keanu Reeves. C’è però un altro personaggio che da nove anni a questa parte si è guadagnato una certa reputazione a riguardo, ovvero il Robert McCall interpretato da Denzel Washington nella trilogia di The Equalizer. Dopo i primi due sorprendenti film diretti da Antoine Fuqua (anche regista di Southpaw, I magnifici 7 ed Emancipation), arriva ora in sala il capitolo conclusivo, dal titolo The Equalizer 3 – Senza tregua.

 

Ed è proprio una tregua quella che invece McCall va ricercando, dopo anni di sofferenze e violenza inaudita. Ritroviamo infatti il personaggio in trasferta in Italia, in Sicilia, dove è impegnato in una nuova missione che, chissà, potrebbe essere anche l’ultima. Il letale protagonista sembra infatti stanco della vita condotta fino a quel momento, stanco di piangere i suoi cari e soprattutto stanco della violenza che puntualmente si ripresenta davanti ai suoi occhi. Il Sud Italia si rivela dunque un buon posto dove sparire, ritirarsi nell’anonimato e vivere in pace. Naturalmente, sarà una vita che dovrà conquistarsi con sangue e fatica.

The Equalizer 3 – Senza tregua, un capitolo sommesso

Come confermato da Washington e Fuqua, The Equalizer 3 – Senza tregua è il film conclusivo sulle vicende di McCall (anche se si parla già di prequel e spin-off) e in effetti l’intero lungometraggio ha un tono decisamente quieto, sommesso, quasi crepuscolare. Nei vicoli di Atrani, in provincia di Salerno, il protagonista va dunque riscoprendo i piaceri della vita, da una buona tazza di tè presa in un bar che affaccia sulla piazza principale sino alle passeggiate al porto, dalle visite ai monumenti storici fino alle chiacchiere con i suoi nuovi amici italiani.

Fuqua e lo sceneggiatore Richard Wenk seguono dunque McCall in queste sue pacifiche escursioni, adeguando il ritmo del film a quello del passo inizialmente zoppicante del personaggio, rimasto ferito nel corso della sua ultima missione. Si assiste dunque ad un diradarsi di eventi “d’impatto”, quelli che nei precedenti film permettevano di costruire intrecci narrativi particolarmente densi e complessi. Con The Equalizer 3 – Senza tregua ci si scontra invece con una semplificazione delle vicende di McCall, proprio in quanto è lui a ricercare una vita più semplice.

Ciò che fa di questo nuovo film un’opera d’azione atipica, dove le esplosioni di violenza ci sono ma sono meno frequenti e meno d’impatto, dove l’attesa di tali momenti è di gran lunga più sottoposta alle attenzioni del regista rispetto all’azione vera e propria. Se si riesce ad entrare in questo mood, The Equalizer 3 – Senza tregua risulta ad ogni modo un film particolarmente godibile, pur al netto dei soliti stereotipi con cui gli statunitensi immaginano gli italiani (non che ci sia qualcosa di particolarmente falso in essi). Di certo, però, il film potrebbe facilmente scontentare i fan dei ritmi forsennati.

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Un film che non riesce ad essere incisivo

Il problema di The Equalizer 3 – Senza tregua non è però questo suo ritmo più pacato né l’assenza di numerose scene d’azione, bensì il non proporre una messa in scena votata all’intrattenimento visivo. Nei primi due film della serie, Fuqua è riuscito a rendere epici anche i momenti apparentemente più banali o complessi da far risultare tali. Così, anche se non vi sono combattimenti in scena, si rimane comunque attratti da ciò che si vede, provando un crescente senso di trasporto verso poi gli epici scontri finali.

E le sequenze conclusive dei precedenti lungometraggi, ambientate rispettivamente in un grande magazzino e in una cittadina evacuata per via di un incombente uragano, erano davvero spettacolari. Si traeva in quei casi il meglio che quelle ambientazioni avevano da offrire, dando vita ad gioco del gatto e del topo davvero coinvolgente. Una conclusione di questo tipo è invece ciò che manca a questo terzo film, che si risolve in modo piuttosto semplice e sbrigativo. Un peccato, considerando le opportunità che in tal senso poteva dare il paesino dove si svolge il tutto.

Complice di ciò è anche l’assenza di un antagonista temibile quanto lo sono stati quelli dei precedenti film. Nel tirare in ballo la camorra, regista e sceneggiatore non riescono a renderla una presenza davvero minacciosa, che avrebbe dovuto porre McCall ancor più in difficoltà delle precedenti volte. Non si ha invece quasi mai questa situazione di pericolo, ed è questo un altro dei punti deboli del film. Certo, non mancano momenti degni della saga e McCall si afferma nuovamente come un personaggio ricco di fascino, ma la sensazione ultima è che questa “conclusione” sia più sotto tono del dovuto.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
the-equalizer-3-senza-tregua-denzel-washingtonNon mancano buoni colpi di scena o scene d'azione ben realizzate, ma l'impressione è che questo capitolo conclusivo della trilogia dedicata al Robert McCall sia più sotto tono del dovuto. Se in parte ciò sembra essere giustificato dalla ricerca di quiete del protagonista, sembra però anche che gli autori non abbiano dosato a dovere gli ingrendienti, non conferendo dunque al film la giusta incisività.