The Gray Man, recensione del film con Ryan Gosling e Chris Evans

Il film, disponibile in sale selezionate in tutta Italia, arriva su Netflix il prossimo 22 luglio.

The Gray Man

Si può dire molto poco nella recensione di The Gray Man che non sia un elogio ai Fratelli Russo, che dopo la lunga e profittevole parentesi nei Marvel Studios si affidano a Netflix per portare al cinema (in poche sale selezionate dal 13 luglio e poi sulla piattaforma dal 22 luglio) l’adattamento dei romanzi di Mark Greaney. 

 

The Gray Man, la trama

Quando il mercenario più abile reclutato dalla CIA, noto come Court Gentry alias Sierra Six, scopre accidentalmente che i vertici dell’agenzia sono corrotti, comincia una corsa contro il tempo per smascherarli. Purtroppo sulla sua testa penderà una taglia che spingerà gli assassini di tutto il mondo a tentare di catturarlo e ucciderlo. Tra questi c’è anche Lloyd Hansen, un ex agente della CIA cacciato dall’organizzazione perché psicopatico. Con pochissimo aiuto e tantissima forza di volontà, Sia cercherà di compiere la sua missione, salvando la vita all’unica famiglia che abbia mai avuto e che corre un pericolo mortale.

The Gray Man: adrenalina e tritolo

Solo elogi per i fratelli Russo, dicevamo, che hanno dimostrato grande carisma e dedizione al progetto per aver messo in cantiere e ultimato un’impresa titanica, che ha messo a ferro e fuoco mezza Europa. I set dal vivo sono stati infatti teatro di grandi esplosioni e macerie, dal momento che il film, per tutte le due ora di durata, aumenta esponenzialmente la sua carica di adrenalina e di… tritolo. Anthony e Joe Russo si divertono a far volare le macchine da presa sopra palazzi, mari e montagne, in aria e per terra, inseguendo il loro protagonista costantemente in fuga e serrando sempre più il ritmo forsennato di un film che omaggia chiaramente gli action anni ’80.

The Gray Man (2022). Chris Evans as Lloyd Hansen. Cr. Paul Abell/Netflix © 2022

L’eroe Gosling e il villain Evans

L’eroe è indistruttibile, sopravvive a tutto, sopporta ogni ferita, sembra non farsi male mai, né quando gliele suonano di santa ragione, né quando si schianta a terra perché si butta attraverso una finestra chiusa per salvarsi da… un’esplosione! The Gray Man è un uomo con un passato tormentato, una macchia che gli sporca la fedina penale che però è giustificata, si scopre, dal suo buon cuore. A dirla tutta, il personaggio ricorda da lontano il protagonista di Drive, che ha sempre il volto granitico di Ryan Gosling, eppure questo Sia è dotato di ironia, merce rara di questi tempi. Ma l’ironia è una caratteristica condivisa anche con il villain, il terrificante Lloyd di Chris Evans, che per la prima volta, al quinto film con i Fratelli Russo, può mettere da parte il bravo ragazzo per scatenarsi con crudeltà, attitude e anche una certa simpatia. Perché se il suo villain è uno psicopatico impunito, è anche davvero simpatico e buffo, a partire dal look e dall’abbigliamento (che non a caso viene preso in giro dal nostro silenzioso eroe).

Eppure a questo The Gray Man manca qualcosa, probabilmente perché la trama è davvero troppo esile e dritta per essere quella di uno spy thriller. Più che un concentrato di malizia e cattiveria, con intrighi e enigmi da scoprire con tanto di colpevole misterioso che tira le fila dall’ombra, The Gray Man è un action puro, che mescola le esplosioni e la fisicità di Jason Bourne con l’eleganza di James Bond e la velocità di Fast and Furious. Adrenalina allo stato puro, due ore ininterrotte di scene d’azione che coinvolgono i nostri protagonisti, ai quali si unisce una efficace Ana de Armas, che torna a lavorare con entrambi i protagonisti del film, dopo aver condiviso con Ryan Gosling e Chris Evans rispettivamente i set di Blade Runner 2049 e di Cena con delitto – Knives Out.

The Gray Man (2022) Ana de Armas as Dani Miranda. Courtesy of Netflix © 2022

Un’esperienza da fare in sala… o da evitare

Sulla scia di Red Notice, per impegno produttivo e caratura del cast, The Gray Man è una delle produzioni Netflix più costose, su cui la piattaforma punta parecchio ma che, con ogni probabilità, visto fuori dalla sala cinematografica perde anche il fascino di grande spettacolo che i Russo comunque riescono a mettere in piedi, con uno sguardo ricercato sui protagonisti e sull’ambiente che li ospita. Il cinema è il posto per vedere The Gray Man, per la sala è stato pensato e lì ha senso fruirlo, per apprezzarne acrobazie, coreografie e scene di distruzione massiccia. Vederlo su uno schermo a casa, per quanto grande, sarà comunque un impoverimento dell’esperienza, che toglierà la maschera al film, mostrandolo per quello che è, un treno veloce pieno di star ma senza spirito.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
Articolo precedenteTitanus e LUISS insieme per un documentario sullo studio guidato da Guido Lombardo
Articolo successivoTutto chiede salvezza: la serie Originale Netflix di Francesco Bruni
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
the-gray-man-ryan-gosling-chris-evansIl cinema è il posto per vedere The Gray Man, per la sala è stato pensato e lì ha senso fruirlo, per apprezzarne acrobazie, coreografie e scene di distruzione massiccia. Vederlo su uno schermo a casa, per quanto grande, sarà comunque un impoverimento dell’esperienza, che toglierà la maschera al film, mostrandolo per quello che è, un treno veloce pieno di star ma senza spirito.