Con Four Daughters – candidato all’Oscar come miglior documentario – Kaouther Ben Hania aveva (dis)unito i confini tra realtà e finzione per ricongiungere spiritualmente quattro sorelle e la loro madre, raccontando le piaghe di un sistema socio-familiare profondamente radicato nella storia della Tunisia. La sparizione delle due figlie più grandi diventava l’occasione per rileggere la storia dell’intero nucleo tramite uno strumento di indagine estremamente originale. Assoldando tre attrici, chiamate a interpretare la madre e le sorelle scomparse, cercava di ricucire le fila di una famiglia distrutta e, contemporaneamente, interrogarsi sul ruolo dell’immagine cinematografica in questo gioco di specchi e ruoli.
Ora, la regista tunisina porta a Venezia l’attesissimo The Voice of Hind Rajab, il documento audiovisivo che immortala incontrovertibilmente il genocidio che si sta consumando sulla striscia di Gaza e la pulizia etnica del popolo palestinese. Recuperando la straziante telefonata alla Mezzaluna Rossa di una bambina di 6 anni morta nella macchina in cui si trovava con la sua famiglia, crivellata da 300 e passa colpi di fucile, Ben Hania si conferma la regista donna più coraggiosa del mondo arabo, in grado di fare un cinema politico che non può nè deve più essere ignorato.
La zona di interesse
Il 29 gennaio 2024, nel quartiere di Tel al-Hawa, a Gaza, la bambina di sei anni Hind Rajab rimane intrappolata in un’auto sotto il fuoco. A 83 chilometri di distanza, presso la sede della Mezzaluna Rossa palestinese, le chiamate di emergenza provenienti da Gaza vengono deviate a causa dei bombardamenti. È qui che la voce di Hind arriva nelle cuffie dei volontari: Rana (Saja Kilani) cerca di tenerla in linea, mentre Omar (Motaz Malhees) è consumato dal senso di impotenza. «Venite a prendermi, non c’è tempo», implora la bambina. Ma l’esercito israeliano sta bloccando ogni passaggio, e il capo della squadra rifiuta di mandare in missione l’unica ambulanza rimasta nel nord senza prima ottenere un corridoio sicuro. In quel dialogo sospeso tra paura, urgenza e impotenza, prende forma uno dei momenti più devastanti della tragedia di Gaza.
Non si può più tacere
Nel corso degli 86 serratissimi minuti che compongono The Voice of Hind Rajab, emerge tutta la fatica degli operatori nel tentativo di dialogare con una bambina avvolta dalla morte; l’impotenza dell’aiuto a fronte di una tragedia umanitaria ancora in corso; l’incomprensibilità di settanta minuti di telefonata in cui si consuma una vita ancora inesplosa. Omar vuole coordinare, non può limitarsi all’ascolto impotente. Rana partirà truccata, spronando Omar a fare il suo lavoro, ma il suo viso finirà per confondersi con il bianco del suo completo. Mehdi tenta di restare vigile, la psicologa Clara di offrire il supporto necessario a una situazione totalmente disumana. Il controcampo uditivo è quello della totale confusione della piccola Hanood, che risponde continuamente di “no“, che pensa che gli altri stiano dormendo, che afferma che non le piace niente, che sa che non c’è tempo. Proprio questa corsa contro gli istanti che fuggono annienta i volontari della Mezzaluna, interpretati da attori professionisti che hanno avuto accesso alle registrazioni autentiche di Hind solo una volta sul set.
Camera a mano, primi piani ravvicinati, Ben Hania orchestra un ritratto grezzo di presa diretta, che vive dell’urgenza di racconto. La sperimentazione stilistica e formale di Four Daughters qui cede il passo alla documentazione incandescente di un reale in cui si consuma una tragedia indicibile. C’è un vetro – come in Woman and Child – su cui viene tenuta traccia delle estenuanti tappe di questo tentativo di salvataggio: dai minuti che scorrono al telefono al tragitto che dovrebbe fare l’ambulanza, un vetro che assorbe le impronte di una tragedia troppo difficile da verbalizzare.
È l’ora di un Leone d’oro storico
C’è sempre sovrapposizione di realtà e messa in scena in Ben Hania, perchè in fondo questi confini si annullano, è impossibile rinchiudersi nelle futili etichette tecniche quando è irrinunciabile fermarsi nel racconto. The Voice of Hind Rajab è la storia di una voce, quella di un popolo obbligato al silenzio, degli oltre 18.000 bambini mai usciti dalla classe delle farfalle, dei 50.000 e più tra morti e feriti, e centinaia di migliaia senza famiglia e costretti alla fame. Una voce scomparsa ma che, grazie a questo documento audiovisivo, potrebbe portare a un Leone d’oro storico.
The Voice of Hind Rajab
Sommario
Un film che intreccia testimonianza e messa in scena per restituire dignità alla voce spezzata di un intero popolo, denunciando un genocidio che non può rimanere invisibile.