Questo documentario di Francesco
Cordio, datato 2009, ripercorre le fasi salienti della vertenza
Alitalia, dall’estate 2008 ad aprile 2009. È disponibile in dvd
presso le librerie, ma Distribuzione Indipendente ci rende
possibile ora vederlo nelle sale del suo circuito. L’idea nasce da
Alessandro Tartaglia Polcini, cassintegrato Alitalia, e da altri
suoi colleghi, che producono anche il lavoro assieme
all’associazione culturale Cogito. L’obiettivo è proprio quello di
far sentire forte e chiara la voce dei lavoratori della compagnia
di bandiera italiana, che hanno visto in pochi mesi andare in fumo
le proprie certezze e il proprio futuro.
Seguiamo così un doppio
binario: da un lato, protagonista di finzione del documentario è
l’attore Fernando Cormick, nei panni di un assistente di volo che
vediamo in una sua giornata tipo. La voce fuori campo di Roberto
Pedicini (nome noto del doppiaggio italiano) ci accompagna
per tutto il documentario, seguendo sostanzialmente il filo dei
pensieri dell’assistente, e ripercorrendo l’intera vicenda.
Dall’altro, ci sono le riprese e le interviste fatte durante le
manifestazioni di quei mesi, che raccolgono soprattutto i commenti
“a caldo” dei lavoratori coinvolti, durante le varie fasi della
protesta: dal mancato accordo con Air France all’affacciarsi di una
“cordata italiana”, dall’offerta CAI (che prevede il licenziamento
di tutto il personale della vecchia compagnia e la riassunzione di
parte di questo con nuovi termini contrattuali) ai cortei del
settembre 2008, con cui i lavoratori si ribellano a questa
soluzione, schierandosi contro la CAI. Non approvano infatti il
piano di esuberi (se ne paventano 5000 ma, dicono i
lavoratori, saranno molti di più) e le linee guida del nuovo corso,
compresa la costituzione di una “bad company” contenente la parte
malata dell’azienda, da lasciare in mano pubblica, mentre la parte
sana andrebbe ai privati. E chiedono un’alternativa a quella che di
fatto è l’unica offerta in campo. A seguito di queste proteste, la
CAI ritira l’offerta ma, da qui alla fine del mese, il fronte:
dirigenza CAI, politica, sindacati, si ricompatta e i dipendenti
dell’azienda dovranno capitolare. I lavoratori, piloti e
assistenti di volo su tutti, si indignano, protestano, inventano
dimostrazioni, slogan, bloccano Fiumicino. Ma molti di loro, ad
accordo concluso, dovranno affrontare la cassa integrazione e si
troveranno ad occupare le strade per chiederne il pagamento.
Non andrà meglio ai nuovi dipendenti CAI, riassunti, ma con un
altro contratto, privo di molte tutele.
Storia di una disillusione insomma, quella di chi presta servizio
ad una società pubblica italiana con altissimi livelli di qualità e
si sente chiamare “materiale umano” dai dirigenti della compagnia
acquirente; o di quelle donne che non vedono prese in
considerazione le loro esigenze e con le regole della nuova azienda
dovranno fare miracoli per gestire famiglie, magari con figli
piccoli. Quella di chi sperava di avere i sindacati al suo fianco
in questa lotta e li ha visti troppo spesso lontani. Quella di chi
scopre che ancora una volta a prevalere sono interessi diversi da
quelli della gente comune, dei dipendenti dell’ex Alitalia, e del
nostro paese, che ha perso una compagnia con 60 anni di storia.
Ad aprire e a chiudere il lavoro, un monologo di Ascanio Celestini
(l’aereo di carta), che descrive acutamente la modalità tutta
italiana con cui è stata “risolta” questa vicenda, rapportandola
anche ad altre vicende nostrane. Tra i commenti e le opinioni
raccolte, anche quella di Dario Fo. Queste collaborazioni illustri
rappresentano un valore aggiunto del progetto. Ma ciò su cui punta
maggiormente, è restituire la realtà in tutta la sua crudezza
e brutalità. Non si cerca la raffinatezza stilistica, ma si
racconta con autentica passione.
Il merito del film è senz’altro di restituire un punto di vista
diverso sulla vicenda: quello illuminante di chi l’ha vissuta sulla
propria pelle. Punto di vista che non risulterà del tutto nuovo a
chi aveva seguito con una certa attenzione i fatti. Ma anche costui
potrà ulteriormente approfondirli. Mentre, chi era stato più
distratto potrà scoprire una prospettiva del tutto diversa. E da
quella prospettiva, chissà, guardare con uno sguardo nuovo ad
alcune vicende più recenti che hanno con questa alcuni tratti
comuni: sembrano rientrare tutte in un meccanismo perverso, che
vede le aziende pubbliche fiore all’occhiello del nostro paese
lasciate lentamente deteriorarsi, ingolfarsi su sé stesse, perdere
denaro a causa di cattive gestioni, per poi vederle fallire, o
essere “ristrutturate”, con dubbia utilità per i più e molto
vantaggio per pochi. Vederle diventare, per dirla con Celestini,
aziende di carta.
Tutti giù per aria
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