Con Piccolo Corpo aveva incantato prima il pubblico del Festival di Cannes e poi gli spettatori italiani. Ora, Laura Samani porta la sua opera seconda tra le fila del concorso di Orizzonti a Venezia 82, cambiando nettamente registro con Un anno di scuola. Da quella storia di elaborazione del lutto nell’Italia di inizio Novecento, che virava quasi verso il fiabesco e il folk horror, la regista triestina fa un balzo verso il coming-of-age, ripescando dagli anni della sua gioventù e contemporaneamente riadattando e aggiornando il romanzo del 1961 di Giani Stuparich.
Buon ultimo primo giorno di scuola!
Settembre 2007, Trieste. Fred, diciottenne svedese vivace e intraprendente, si trasferisce in città per frequentare l’ultimo anno di un Istituto Tecnico. È l’unica ragazza in una classe composta interamente da ragazzi e attira subito l’attenzione di tre amici inseparabili: Antero, affascinante e introverso; Pasini, seduttore carismatico; Mitis, dal carattere buono e protettivo. Legati da sempre da un’amicizia indissolubile, i tre vedono l’equilibrio del loro legame incrinarsi con l’arrivo di Fred, che li mette di fronte a gelosie e desideri mai confessati. Mentre ciascuno di loro sogna di conquistarla, lei vuole soltanto entrare a far parte del gruppo, ma per essere accettata deve continuamente rinunciare a una parte di sé.
Per buona parte dell’inizio, nella fase di inserimento scolastico, Fred viene inquadrata di spalle, subordinato allo sguardo di una classe di soli maschi che non esita a lanciare battutine sessiste facendone la conoscenza. La ragazza svedese, scopriremo spostandoci dalla scuola a casa sua, vive in un mondo di soli uomini, dato che la mamma è morta. Ben presto, però, Fred rinuncerà alla condizione di emarginata che potrebbe derivare da questa situazione, preferendo assumere comportamenti più maschili, in alcuni casi di manifestare il suo essere più avanti (nelle prime fasi della storia d’amore con Antero). I problemi non tarderanno però ad arrivare quando gli altri membri del gruppo capiranno che tra i due c’è del tenero.
Una gang che non si dimentica
Stella Wendick, Giacomo Covi, Pietro Giustolisi, Samuel Volturno: i giovani protagonisti del film di Samani sono semplicemente irresistibili. Sono loro la vera essenza di un coming-of-age sincero e romantico, di quelli che è rinfrescante vedere sugli schermi italiani. La dolcezza con cui inquadra l’integrazione di Fred, le avventure in gruppo e, soprattutto, la love story con Antero, che va a scombussolare le dinamiche di gruppo, prendono lo spirito dei racconti di formazione statunitense stabilendoli dentro i confini del nostro Paese, senza mai scimmiottarli.
Se per alcuni Un anno di scuola potrebbe essere considerato un “passo indietro” rispetto a Piccolo Corpo – decisamente più originale nel soggetto – nella filmografia di Samani, questo esperimento prova invece la versatilità di una regista giovane ma già ben assestata, che riesce a trattare con grande credibilità due forme molto diverse tra di loro. Questo, molto probabilmente, è il risultato dell’amore sconfinato che Samani nutre per i suoi personaggi, mai figure unilaterali, che vanno ad arricchire profondatamente la cornice narrativa con le loro scelte. In questo caso, Fred capisce che “questi ragazzini idioti” cresceranno prima o poi, e che lei avrà contribuito. Che non può dargli ancora più potere, rischiare di impantanarsi in comportamenti che non la rappresentano, restare indietro.
Un anno di scuola
Sommario
Laura Samani conferma sensibilità e versatilità, firmando un racconto di formazione sincero e vibrante.