Un matrimonio mostruoso, la recensione del sequel degli Addams italiani

Volfango De Biasi richiama le famiglie del primo film

Un matrimonio mostruoso recensione

Dopo l’incontro-scontro tra le due famiglie del primo film, la nascita dei gemelli e l’inevitabile rito riparatore, nel nuovo film di Volfango De Biasi si parla sì di Un matrimonio mostruoso (qui il trailer), ma non di quello tra i giovani protagonisti di due anni fa, Cristiano Caccamo ed Emanuela Rei. Che pure tornano nel cast sempre più ricco del film in sala dal 21 giugno (da 01 Distribution) insieme ai vari Massimo Ghini, Paola Minaccioni, Ilaria Spada e Paolo Calabresi, con Claudio Greg Gregori – invece del compare storico Lillo – a guidare la truppa di new entry composta da Ricky Memphis, Maurizio Mattioli ed Elisa Di Eusanio.

 

E’ sempre parenti-serpenti

D’altronde questo sequel pone come premessa proprio la dipartita del ‘povero’ Nando (in realtà fuggito in un paradiso fiscale), mostro tra i mostri, capofamiglia del clan Cornicioni e marito della subdola Stella di Ilaria Spada. E’ lei che, minacciata dal proprio padre (Mattioli), è costretta a trovare i soldi a lui dovuti dal marito scomparso, a ogni costo. Anche tentando di sedurre il consuocero Vladimiro, che Brunilde dovrà cercare di riconquistare prima che sia troppo tardi – e i due convolino a nozze – e con l’aiuto di un trasformato zio Nanni (Calabresi) e dell’avvocato Remo (Memphis), sicuro di aver trovato una soluzione nel codice di diritto mostruoso.

Un’esperienza mostruosa

Il desiderio dichiarato “di tornare a giocare con i personaggi del primo film” promette un “immaginario infantile, popolato da mostri grotteschi e figure della fantasia che possano divertire tutta la famiglia”, ma il rischio è che anche il pubblico del film originale possa restare deluso da uno sfruttamento piuttosto arbitrario di quello spunto che aveva regalato una versione nostrana di un tema classico, cinematografico e televisivo, variamente declinato in passato, dagli Addams e i Monsters degli anni 40 alle riedizioni moderne di Rob Zombie e Tim Burton. Purtroppo la scelta di approfittarne ancora per realizzarne un seguito appare – soprattutto a vederne il risultato – soprattutto figlia di un tentativo commerciale che mostra la sua debolezza nella svolta impartita alla storia, troppo simile ai peggiori ‘Natale a’ o le commedie degli equivoci alla Neri Parenti.

Un matrimonio mostruoso, un sequel migliore dell’originale

Un sicuro pregio di questo ‘Matrimonio’ sta nel riuscire a far rivalutare il film del 2021, del quale recupera alcuni degli elementi migliori (come l’approccio borgataro-psicanalitico della Spada e i due giovani protagonisti), inevitabilmente concedendo loro meno spazio. Per lasciarne invece a contrasti già visti o forzatamente sviluppati, spesso in doppi sensi più banali e personaggi scivolati dalla caratterizzazione più o meno riuscita alla macchietta da catalogo.

Difficile riconoscere la “commedia familiare, di costume e di classe” nel teatrino che sostituisce la liaison soprannaturale tra Pippo Franco e Barbara Bouchet con quello – salvando gli interpreti – tra Elisa Di Eusanio e la mummia dell’Egitto settentrionale, o peggio ancora tra papà ‘Romanzo Criminale’ e la ‘Isadora Duncan’ de noantri. Per non parlare dell’hully gully di gruppo. Malauguratamente, nemmeno la sostituzione del fu Lillo (citato maldestramente in una brutta scena iniziale) con il compare Greg in versione dottor Frankenstein (con ulteriori citazioni, altrettanto evitabili) aiuta, nel complesso. Peccato, perché l’evoluzione della Brunilde di Paola Minaccioni, strega d’altri in tempi in crisi di accettazione, avrebbe potuto offrire di più, e anche le fondamentali lezioni affidate nel finale alla coppia Caccamo-Rei e soprattutto a Mattioli rischiano di perdersi in un generale senso di liberazione.

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