Vallanzasca – Gli angeli del male: recensione

Vallanzasca - Gli angeli del male

Vallanzasca – Gli angeli del male racconta un uomo con il lato oscuro un po’ pronunciato. Renato Vallanzasca è un rapinatore di banche. Lui e la sua banda operano perlopiù a Milano e nell’hinterland, irrompono negli edifici e con fare da film americano, depredano gli istituti di credito. Vallanzasca dice di essere nato ladro, come si nasce biondi o a Roma o Milano e che quindi non ci può fare niente, è la sua natura.

 

Passa quindi dalla rapina ai rapimenti, entra ed esce dalla galera, alla fine viene arrestato a Roma. Renato è  ha una buona parlantina e davanti ai giornalisti e alle telecamere che stanno riprendendo l’evento dà esempio della sua battuta pronta. E’ anche belloccio, il che gli vale diverse copertine sulle riviste e l’appellativo di “Bel Renè”. In carcere riceve moltissime lettere di ammiratrici, una la sposa, addirittura. Quindi evade per l’ultima volta, e ne approfitta  per andare a Radio Popolare a concedere un’intervista, poi sulla strada per forse ricominciare la propria vita in qualche altro modo, si addormenta, viene raggiunto dalla polizia che lo arresta definitivamente. Vallanzasca è tutt’ora in carcere, dallo scorso Marzo può uscire per lavorare.

Vallanzasca – Gli angeli del male, il film

Michele Placido affronta ancora una volta il decennio più attivo, controverso e vivace della storia italiana: gli anni settanta. Questa volta affronta la biografia di Renato Vallanzasca, scritta a quattro mani con il giornalista di Repubblica Carlo Bonini “I fiori del male”. A differenza di “Romanzo criminale” e “Il grande sogno”, questa storia non è collettiva, ma riguarda un solo uomo, Renato, interpretato da Kim Rossi Stuart, questa volta alle prese con il dialetto milanese, e l’incoscienza apparente con cui attraversa la sua vita. Non esiste una banda a cui portare rispetto e fedeltà, non esiste un gruppo politico di cui rispettare le regole.

Il bel Renè è il re dell’improvvisazione, fa quello che gli viene in mente. Il regista non sembra prendere una posizione giudicante nei suoi confronti, il personaggio Vallanzasca è già controverso di suo, appare come un immaturo effettivamente condannato da un destino già segnato a fare il criminale, anche se senza troppi rimorsi. Il personaggio non si riesce a ben delineare, è un uomo immaturo con la battuta pronta che non si rende conto della gravità delle cose che sta facendo o un lucido criminale che intesse in prigione relazioni e redige trattati di amicizia usando come sigillo il matrimonio con una delle tante ammiratrici? Sono del suo carattere che rimangono un po’ sospesi.

A differenza della storia delle Brigate Rosse e della Banda della Magliana, qui non c’è una parabola. Sia perché Vallanzasca è ancora vivo, ma anche perché effettivamente, non si avverte mai un sentimento di sconfitta o di naturale fine, si tratta semplicemente di un gioco di guardia e ladri in cui alternativamente vince uno o l’altro personaggio. Quello che viene fuori dal film è comunque un ritratto interessante della nostra nazione in quegli anni, con alcune anticipazioni di ciò che sarà. Le copertine dei giornali, le interviste alla radio, la creazione del personaggio Vallanzasca avviene tramite i media che da lì a poco avranno un ruolo principale nella costruzione dell’opinione pubblica. La volontà di rimanere fuori, Placido la sottolinea anche con i piani fissi accentuati che sono presenti in buona parte del film, in cui ha un ruolo importante anche il suono, più  volte usato come connessione tra una sequenza e l’altra e anche in termini evocativi.

La fotografia di Vallanzasca – Gli angeli del male è calda e con molto chiaroscuro, nei momenti drammatici, ossia gli scontri in cui perdono la vita i membri della banda della Comasina di Vallanzasca o i poliziotti, sono invece desaturati e contrastati, forse a sottolineare di essere capitoli importanti per il cambiamento del personaggio. Un capitolo a parte va dedicato poi al personaggio di Enzo, interpretato drammaticamente da Filippo Timi. Una mina vagante nella banda della Comasina, completamente schiavo della dipendenza da droga. Valeria Solarino, che interpreta la prima compagna di Vallanzasca, appare nella prima mezz’ora di film, per poi eclissarsi. La produzione che è dietro alla pellicola è Fox, la stessa di Romanzo Criminale, film e serie. Il che mi lascia ipotizzare che forse ci sia un interesse a tentare la stessa operazione anche con questo personaggio, vedremo.

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