Vento di Primavera: recensione del film con Jean Reno

Vento di Primavera

La recensione del film Vento di primavera, ultimo film della regista francese Rose Bosche con Jean Reno e Mélanie Laurent. In Vento di Primavera ambientato a Parigi nell’estate del 1942, il governo collaborazionista di Vichy sostiene concretamente la Germania nella progressiva e inarrestabile discriminazione contro gli ebrei di nazionalità francese. Seguiamo le vicende (realmente accadute e rigorosamente documentate) di una famiglia ebraica del quartiere di Montmartre, con gli occhi dei bambini… “Diventeremo grandi?”

 

Questa agghiacciante domanda è pronunciata con spontaneità e ovvio timore da uno dei piccoli protagonisti di Vento di primavera (La Rafle), ultimo film della regista francese Rose Bosch, atto a mostrare uno degli episodi meno noti della Seconda Guerra Mondiale: lo sterminio di 13.000 ebrei francesi, donne, uomini, anziani e bambini, con la collaborazione fra Hitler e il generale Pétain, avvenuto tra luglio e agosto del 1942.

Tutto ha inizio quando gli ebrei francesi sono obbligati a portare la stella gialla, finché vengono progressivamente allontanati dai luoghi pubblici e privati del loro impiego. Ma il peggio dovrà ancora arrivare: la notte fra il 15 e il 16 luglio 1942 i militari francesi catturano 13.000 ebrei con una retata che non risparmia neppure i bambini. Questi, insieme alle loro famiglie, vengono condotti nel Vélodrome d’Hiver di Parigi, mentre le persone nubili sono smistate nel campo di Drancy, per poi essere deportate ad Auschwitz. In realtà anche le famiglie con bambini dovranno affrontare la stessa sorte, e i piccoli verranno privati dei loro genitori, in una deportazione “verso l’est” che non ha ritorno.

Vento di Primavera , il film

Vento di PrimaveraL’ottima regia opta per la rappresentazione di eventi narrati in parallelo: seguiamo innanzitutto la vicenda degli ebrei francesi, con gli occhi dell’undicenne Joseph Weismann e dei suoi amici, ma anche delle autorità francesi e di Hitler, mai come in questo film emblema della banalità del male. E’ agghiacciante vedere il dittatore atteggiarsi in tutti i suoi sbraiti militareschi e razziali alternati a istantanee di vita privata: un uomo vegetariano e che gioca con i bambini, ma che non ha rispetto per l’essere umano e non esita a sterminare i piccoli appartenenti a un’altra “razza”, optando per lo sterminio mediante i forni crematori giacché, ridotte in cenere, non è possibile conoscere il numero delle vittime, né identificare uomini, donne e bambini.

Qualche anno fa Il bambino con il pigiama a righe aveva mostrato gli orrori del secondo conflitto mondiale con gli occhi innocenti di un bambino, e Vento di primavera propone lo stesso espediente adottando il punto di vista di persone realmente esistite. Joseph è oggi uno dei pochi sopravvissuti alla strage degli ebrei francesi, tragico episodio che, grazie al film di Rose Bosch, vivrà per sempre nella memoria. In passato, altri film sull’Olocausto hanno immortalato i drammatici eventi con fotogrammi irripetibili: se in Schindler’s List rimane impressa, più di ogni altra immagine, la bimba dal cappottino rosso, Vento di primavera offre un’altra rappresentazione memorabile: la panoramica del Velodromo in cui sono ammassati migliaia di ebrei, che osserviamo con gli occhi stupefatti dell’altruista infermiera Annette Monod, interpretata da Mélanie Laurent. Quest’ultima, molto apprezzata in Bastardi senza gloria e Il concerto, rivela al grande pubblico le sue grandi doti di attrice drammatica, ma di certo la sua prova più commovente rimane il ruolo che qualche anno fa le ha regalato un César, in Je vais bien, ne t’en fais pas. Fra gli altri interpreti, emerge un inedito Jean Reno, che veste i panni di un magnanimo e coraggioso infermiere, e Gad Elmaleh e Raphaëlle Agogué, i genitori del piccolo Joseph.

Tra Chopin e Wagner, Edith Piaf e Debussy, la struggente colonna sonora anima un film commovente e appassionante, in cui l’unica nota di demerito va al titolo italiano: Vento di Primavera è in realtà “la retata”, e non c’è alcun riferimento né alla primavera né tantomeno a un vento di primavera. Non lasciatevi fuorviare, dunque. Di certo è d’obbligo invitarvi a scoprire un film storico che, oltre a ricordare in occasione della Giornata della Memoria, mira anche a sollecitare una riflessione sull’essere umano: il male e il potere hanno un volto mediocre, come suggerito dalla regista, e  proprio questo li rende più mostruosi.

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