Volare: recensione del film di e con Margherita Buy – #RoFF18

Margherita Buy debutta alla regia con un film incentrato sulla sua paura di volare.

Volare recensione

Capita sempre più di frequente che attori e attrici del nostro cinema decidano di compiere il passaggio dietro la macchina da presa, che sia per dar vita ad una nuova carriera come registi o solo per provare anche fosse per una volta il brivido di dirigere un proprio film. È quanto capitato solo negli ultimi mesi a Micaela Ramazzotti con FelicitàAlessandro Roja con Con la grazia di un Dio e a Paola Cortellesi con C’è ancora domani, quest’ultimo presentato nella cornice della Festa del Cinema di Roma. In questa stessa occasione si può però assistere anche ad un’altro esordio alla regia: quello di Margherita Buy, che ha assunto tale ruolo per il film intitolato Volare.

 

Per dar vita ad un proprio film occorre avere qualcosa da dire, è la base, e questo qualcosa deve poter coinvolgere non solo chi lo dice ma anche chi ascolta. Di certo, Buy non ha dubbi su cosa dire, scegliendo infatti per questo suo esordio di parlarci di un qualcosa che la riguarda in prima persona: la paura di volare. La realizzazione del suo film diventa dunque un modo per esorcizzare (o quantomeno provarci) questa paura, scherzarci sù e cercare di intercettare quanti a loro volta ne sono affetti. Tuttavia, se pure l’argomento c’è, quel che in parte manca è invece uno sviluppo di esso tale da rendere insindacabile la volontà di parlarne.

La trama di Volare

Nel film Margherita Buy interpreta Annabì, un’attrice di successo che però, per sua sfortuna, soffre di aviofobia, ovvero la paura di volare. Proprio a causa di ciò, sono molte le occasioni lavorative di carattere internazionale che le sono sfuggite, l’ultima delle quali relativa ad un ruolo pronto per lei in Corea. Annabì, dunque, si vede costretta ad accettare continuamente parti in fiction televisive tanto longeve quanto scadenti, sviluppando però così continue nevrosi. Quando però sua figlia le annuncia che andrà a studiare in California, Annabì, desiderosa di accompagnarla, deciderà che è giunto il momento di sconfiggere tale fobia.

Parlare di ciò che si conosce

Per il suo film d’esordio, dunque, Buy sceglie di parlare di un qualcosa che conosce bene, il che è evidentemente positivo, perché – insieme agli sceneggiatori Doriana Leondeff e Antonio Leotti – può mettere in campo tutta una serie di elementi, dettagli e riflessioni proprie di chi soffre della paura di volare. Ciò porta dunque il film a sfoggiare una certa precisione nella trattazione di questo argomento, anche grazie ad un gruppo di comprimari variegati, ognuno dei quali (anche se con qualche stereotipo di troppo) porta avanti una specifica sfumatura di questa paura. Da questo punto di vista Volare funziona dunque bene, ma l’esordiente regista non si fa sfuggire l’occasione per introdurre anche altri aspetti della propria vita.

La prima mezz’ora di film, ad esempio, è una divertente presa in giro di sé stessa e del suo ambiente lavorativo. Andando dalla competizione tra attrici (dove ad interpretare la sua “rivale” ritroviamo una Elena Sofia Ricci che si presta con generosità al gioco) fino alla carenza di idee dell’industria, che continua ad esempio a proporre sempre nuove stagioni di fiction di dubbio valore, Volare riesce ad essere particolarmente divertente. In questa prima parte di film, infatti, non mancano battute semplici ma genuinamente divertenti, proposte con il giusto ritmo, come ad esempio la risposta che la protagonista dà alla figlia che le suggerisce di trovarsi un nuovo uomo da avere accanto: “ma no perché poverino”.

Buy costruisce dunque un inizio che fa ben sperare per il film, che tuttavia rallenta nel momento in cui ha inizio un corso di gruppo specificatamente pensato per aiutare a superare l’aviofobia. A partire da quel momento, e sostanzialmente per il resto del film, è sullo svolgersi di tale terapia collettiva che si articola il film, tra confessioni, esercizi per tranquillizzarsi e chiarimenti da parte degli esperti. Ecco allora che Volare sembra da qui in poi adagiarsi troppo su tali dinamiche, provando sì ad approfondire le vicende dei singoli personaggi ma senza aggiungere nulla di particolarmente significativo o interessante al racconto.

Volare Margherita Buy

Vincere le proprie paure ridendone

Certo, l’obiettivo è chiaro: poter ridere ulteriormente, grazie a questo corso, delle paure che caratterizzano chi proprio non ne vuol sapere di volare, oppure chi vorrebbe riuscirci ma senza risultati. La risata come terapia, dunque, anche se appunto riesce a risultare molto più brillante in tal senso la prima parte di film. Questo perché molto più autoironica, a confronto invece con uno sviluppo che si dilunga talvolta in modo eccessivo su sottotrame che non vengono però poi portate a compimento, ma che anzi vedono un accumularsi di elementi che sottraggono tempo alla costruzione di un arco narrativo più completo per Annabì e il modo in cui riesce (o non riesce) a sconfiggere questa sua paura.

Volare è allora davvero da intendere come un film non tanto interessato a raccontare una storia (che è sostanzialmente quella di una donna che cerca di vincere le proprie paure e riprendere il controllo della propria vita) quanto far accomodare gli spettatori (meglio se aviofobici) accanto ai personaggi in questa seduta di gruppo e ridere con loro di questa paura. Se apprezzare o meno questa trattazione così statica del problema dipenderà dal proprio gusto, ma c’è il rischio per coloro che non sono vittime della medesima paura della protagonista, di perdere interesse e finire quindi con il ridere solo a metà.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
volare-margherita-buyVolare, esordio alla regia di Margherita Buy, è un film-terapia nei confronti di quanti soffrono di aviofobia. Nel raccontare di tale problematica, pur se in modo preciso e proponendo più sfumature di tale fobia, si perde però lo sprint iniziale - piuttosto divertente - per sedersi invece su alcune dinamiche meno coinvolgenti.