White Hot: recensione del documentario su Abercrombie & Fitch

White Hot, un documentario che ripercorre le tappe che hanno visto la creazione e la distruzione del marchio di moda Abercrombie & Fitch.

White Hot recensione

White Hot. L’ascesa e la caduta di Abercrombie & Fitch è un documentario Netflix che mostra tutto ciò che sta dietro il noto marchio di vestiti americano. Testimonianze di commessi, modelli, addetti ai lavori e membri dei piani alti di Abercrombie svelano l’intera macchina dell’impresa, costruita interamente su apparenze e discriminazioni.

 

Di cosa parla White Hot?

Nel 1988, un noto marchio di moda nato cento anni prima e specializzato in abbigliamento sportivo ed escursionistico viene rilevato da Micheal F. Jeffries. Si tratta di Abercrombie & Ftich. Jeffries, come presidente e amministratore delegato, porta il marchio ad un nuovo livello di notorietà. Puntando principalmente su un audience giovane, bianca e americana, l’Abercrombie & Fitch spopola tra gli studenti universitari. Viene addirittura quotata in borsa, diventando negli anni Novanta una delle più grandi aziende d’abbigliamento degli Stati Uniti.

Dietro alla grande impresa però, si nasconde un modello di business che, per fare presa su una specifica clientela, discrimina ogni forma di diversità e di bellezza non canonica. White Hot racconta, attraverso le parole di chi ha fatto parte dell’azienda a tutti i livelli, l’ascesa, il crollo vertiginoso e il cambio di direzione di Abercrombie & Fitch, ripercorrendo trent’anni di un marchio che ha è stato specchio e modello dell’industria della moda.

Cosa si cela dietro al successo di Abercrombie & Fitch?

Il brand nasce nel 1892 per opera dell’imprenditore David Abercrombie e del socio Ezra Fitch come produttore di materiale ed abbigliamento sportivo. Nel corso del Novecento, i capi di Abercrombie vengono indossati da personaggi come Teddy Roosvelt, Greta Garbo e John F. Kennedy.

White Hot rivela il collegamento tra l’idea originaria del fondatore e il cambio di rotta apportato all’Abercrombie & Fitch da Micheal F. Jeffries. Il nuovo CEO dell’azienda ne cambia completamente i connotati, sotto ogni aspetto. Il cliente a cui si rivolge è lo studente universitario bianco americano di vent’anni, che ambisce ad indossare gli abiti del marchio per sentirsi come i modelli che lo promuovono. Abercrombie diventa l’emblema della bellezza americana, fatta di fisici scolpiti, sorrisi e pelli bianchissime e lineamenti perfetti.

Il mondo impeccabilmente costruito dalle campagne pubblicitarie, realizzate ad hoc in collaborazione con il fotografo Bruce Weber, dai modelli-commessi nei negozi e dagli indumenti aderenti, è un ”American dream” a cui tutti gli adolescenti ambiscono ma a cui nessuno sembra riuscire ad arrivare…

White-Hot-L-ascesa-e-la-caduta-di-Abercrombie-FitchSvelati gli scandali dietro ad Abercrombie & Fitch

Attraverso le testimonianze di chi ha toccato con mano la costruzione del marchio, White Hot riporta non solo la bella patina che avvolge il brand, ma anche gli aspetti più razzisti e perversi della macchina Abercrombie & Fitch. Dal CEO Jeffries a Bruce Weber, sono diverse le personalità che hanno spinto la società allo stesso tempo verso il successo e verso la cattiva reputazione. Standard altissimi e discriminatori per l’assunzione del personale, bluewashing e pinkwashing hanno portato la società ad affrontare controversie legali e, negli ultimi anni, ad un ambio di direzione.

White hot è un collage

I più giovani conoscono le iconiche immagine legate al brand: torsi nudi, surfisti, ragazze esili, capelli perfetti. Guardando White Hot, ci si rende conto che l’essenza di Abercrombie & Fitch non è molto più di questo. Il documentario mostra i prodotti, i modelli, i negozi e le famose shopping bag del brand, illustra come sono cambiati nel corso degli anni e svela tutto ciò che sta dietro alle immagini così impeccabili e patinate.

In un montaggio documentaristico fatto di filmati originali, interviste e montaggio a collage stile Le Iene, White Hot è un prodotto interessante e rivelatorio, che fa riflettere non solo su Abercrombie, ma sull’intera macchina della moda.

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