Wicked – Parte 2: recensione dell’epico finale diretto da John M. Chu

Il secondo capitolo, visto in anteprima all'anticipata stampa organizzata da Universal, amplifica i temi del precedente e conduce Elphaba e Glinda verso un finale che unisce strazio e commozione in un unico, potente abbraccio

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Dopo un anno dall’uscita della prima parte di Wicked (qui la recensione), si torna nelle lande magiche di Oz. Ma in Wicked – Parte 2 la spensieratezza – già incrinata nel finale del primo atto – e l’energia positiva che lo aveva permeato, sono ormai svanite, lasciando spazio a un regime totalitarista, quello del Mago, che nel secondo film prende il sopravvento cambiandone tono e temperatura emotiva. La favola qui si fa più cupa, più stratificata, con l’obiettivo – chiaro sin da subito – di ampliare e approfondire i temi che il primo film aveva accennato.

Jon M. Chu, che nel precedente aveva stupito per regia e sensibilità visiva, continua a imprimere i suoi guizzi, ma deve fare i conti con una sceneggiatura – firmata sempre da Winnie Holzman e Dana Fox – che qui perde potenza, pur riuscendo comunque a garantire momenti capaci di toccare le corde del cuore.

La trama di Wicked – Parte 2

Dopo la ribellione di Elphaba contro il Mago, Oz precipita nel panico: la Città di Smeraldo è in stato d’allerta e tutti credono di essere sotto minaccia. Glinda, ormai Strega Buona agli occhi del popolo, tenta di rassicurare gli abitanti; Fiyero, invece, è nominato capo delle guardie con il compito di trovare e catturare la presunta Strega dell’Ovest.

Elphaba, però, cerca in tutti i modi di smascherare l’inganno del Mago e la paura infondata che lui stesso alimenta, mentre Madame Morrible fa l’opposto: manipola le città di Oz, incitando la gente a odiarla. Intanto, sia Glinda che Fiyero – pur fingendo fedeltà al regime – cercano in segreto di proteggerla. Sembra aprirsi uno spiraglio quando Elphaba si mostra al Mago, che le promette di rinunciare ai suoi inganni e liberare le scimmie alate se lei si unirà a lui. Ma la tregua si rompe subito: Elphaba scopre che altri Animali sono imprigionati e capisce che la promessa non era altro che una menzogna.

Decisa a opporsi, si trova davanti a un piano ancora più crudele: Madame Morrible – per catturarla – scatena un uragano che trascina dal Kansas una casa, facendola precipitare sulla sorella Nessarose e uccidendola. Quando Elphaba arriva, le guardie stanno per prenderla, ma Fiyero riesce a farla fuggire. Da quel momento, accetta il titolo che tutti le hanno cucito addosso: Strega Malvagia dell’Ovest. E mentre lei si rifugia nel castello di Kiamo Ko, il popolo di Oz si prepara ad assediarlo.

Wicked For Good film
© Universal Pictures Italia

La crescita di Elphaba e Glinda

Come anticipato, Wicked – Parte 2 assume tinte più dark proprio perché arriva alla radice dei temi della pellicola precedente. È passato del tempo da quando Elphaba ha deciso di sfidare la gravità ribellandosi al Mago, e ora la sua missione è smascherarlo. Cynthia Erivo – perfetta nel ruolo sia vocalmente sia interpretativamente – compie un salto netto nel rendere la sua strega più adulta e consapevole. Il passaggio dalla speranza “ingenua” del primo film, quando sognava di incontrare il Mago, cede il passo a una volontà ferma, quasi politica, di opporsi alle sue leggi oppressive. Lanciando un messaggio limpido: innalzare la verità contro una propaganda manipolatoria e un sistema basato su bugie e terrore.

In Elphaba c’è una maturità lucida che evolve il personaggio e lo rende ancor più tormentato: da una parte è infatti mossa dal desiderio di liberare gli abitanti di Oz dal loro soggiogamento, dall’altra convive con il dolore di vedere chi ama costretto a fuggire, a lasciare Oz, come gli Animali, o restare intrappolato sotto il comando del Mago, come accade a Glinda e Fiyero.

Wicked For Good
© Universal Pictures Italia

Una crescita significativa arriva anche in Glinda, magistralmente interpretata da Ariana Grande, che da ragazza teatrale, a volte un po’ frivola e che viveva con una sorta di innocenza ovattata, inizia finalmente a filtrare la realtà. Abbandona lo sguardo fanciullesco e approda a un lato più adulto – e disincantato – comprendendo che per vivere davvero bisogna avere l’audacia di cambiare le carte in tavola, anche a costo di distruggere quella quotidianità perfetta che, al primo soffio di vento, si frantuma come vetro perché non autentica. Così facendo, Glinda mostra finalmente il suo vero valore e fa sentire la sua voce.

Dorothy e compagni: un sacrificio che non giova

Se sul piano evolutivo i personaggi brillano, la narrazione non sempre è efficace. La prima parte di Wicked – Parte 2 risulta lenta, dedicando troppo spazio a situazioni – come la nuova quotidianità di Glinda tra gli oziani – che avrebbero meritato un montaggio più asciutto. E non aiutano le canzoni che, pur belle nel testo, non possiedono la potenza musicale del primo film – salvo un paio. Il risultato è un inizio appesantito, quasi ripetitivo nei concetti, che finisce per ostacolare anche l’introduzione dei nuovi personaggi: Dorothy (di cui non si conosce l’interprete), il Leone e l’Uomo di Latta (Boq, trasformato da Elphaba per salvarlo da Nessarose).

La scelta di non mostrare mai il volto di Dorothy è comprensibile – si intravede volutamente una suggestione legata al film del ’39, tanto che in alcuni momenti sembra di percepire Judy Garland – ma questo non giustifica una presenza così sacrificata. La bambina del Kansas non ha reali interazioni né con Glinda né con Elphaba né con il Mago, e le sue scene diventano vuote, prive di vero peso emotivo, quasi accessorie. Così, quando muore Nessarose a causa della sua casa che si schianta proprio su di lei, o quando “uccide” la Strega dell’Ovest, i momenti risultano visivamente imbarazzanti: soprattutto nella seconda scena manca il senso narrativo, il pathos. Sembra quasi di assistere a una gag televisiva più che a un climax drammatico.

L’amicizia che unisce, lenisce e salva

A sollevare il film è il finale. L’amicizia fuori dallo schermo che lega Cynthia Erivo e Ariana Grande esplode nel brano For Good: le due attrici, con una vocalità avvolgente, quasi catartica, riescono a sprigionare tutto l’affetto e la sofferenza della separazione tra Elphaba e Glinda. Due amiche, due sorelle che si sono perse, si sono ferite, ma che hanno saputo ritrovarsi. Ed è proprio l’essere state l’una nella vita dell’altra a renderle persone migliori – come dice la stessa canzone – illuminate da una luce pura, la stessa che solo un rapporto sincero e privo di malizia può generare. Questo è il momento più coinvolgente, il più toccante: il vero cuore della pellicola. E insieme ai maestosi costumi di Paul Tazewell e alle scenografie incantate di Nathan Crowley – capaci di restituire architetture favolistiche, da Emerald City a Kiamo Ko fino alle stanze di Glinda – Wicked – For Good riesce a salvarsi. Per fortuna.

Wicked - Parte 2
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Sommario

Il film assume tinte più dark perché arriva alla radice dei temi della pellicola precedente. Ma pur eccellendo a livello di intenzioni e interpretazioni, la seconda parte risulta più appesantita da una sovrabbondanza di scene superflue, che avrebbero meritato una sintesi a favore di un racconto più incisivo.

Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996, laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza con una tesi su Judy Garland, scrive per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tuttosport. Redattrice di Cinefilos.it, ha pubblicato i romanzi Quello che mi lasci di te (2021) e Al di là del mare (2022).

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