Agorà: IV secolo dopo Cristo, la città di Alessandria d’Egitto non è soltanto santuario della scienza e della cultura del mondo antico, ma è anche il luogo dove convivono cristiani, pagani ed ebrei.
Qui vive anche la filosofa e astronoma Ipazia, figlia di Teone
(direttore della Biblioteca) ed insegnante di un gruppo di allievi
di diversa estrazione sociale e religiosa, tra cui i due suoi
spasimanti: Oreste, futuro prefetto della città, e Davo, schiavo di
Ipazia. Nella città però le agitazioni e gli scontri tra le diverse
fazioni religiose aumentano finchè i Parabolani, una setta
cristiana guidata dal fanatico e violento vescovo Cirillo, riesce
(grazie anche all’aiuto degli schiavi sedotti dalle sue parole) ad
entrare nell’agorà da cui erano interdetti, nel tempio e nella
Biblioteca dove cercano di distruggere tutte le conoscenze
scientifiche. Contemporaneamente, Ipazia, insieme ai suoi allievi,
lotta per salvare la saggezza del Mondo Antico, ma il precipitare
degli eventi la travolgerà portandola verso la morte.
Finalmente dopo vari rimandi arriva in Italia il film di Amenàbar
che non solo è una rappresentazione di come il fanatismo religioso
possa portare solo violenza e di quanto religione e politica siano
legate, ma mostra anche il rapporto difficile e contraddittorio che
esiste tra religione e progresso, tra coloro che sono dei fervidi
credenti e coloro che sono invece legati al sapere scientifico e
alla ragione…sopratutto se, considerando il periodo, si tratta di
una donna che cerca di ragionare con la propria testa e di agire in
piena libertà!
La città verrà distrutta
all’alba: gli abitanti di Ogden Marsh, una cittadina nel
Mid West, cominciano a comportarsi stranamente e ad essere sempre
più violenti. Strani episodi si verificano per tutta la città, come
per esempio l’irruzione di un uomo, all’apparenza ubriaco, in un
campo da baseball con un fucile in mano che constringe lo sceriffo
David Dutton a fare fuoco. Per fare chiarezza sulla situazione lo
sceriffo, insieme al suo vice Russell, inizia ad indagare finendo
per scoprire il rottame di un aereo precipitato nella palude vicina
alla cittadina. Il carico dell’aereo era un micidiale virus (un
arma biologica che doveva rimanere segreta!) che ha contaminato
l’acqua e che rende pazzo chiunque la beva. Nel tentativo di
bloccare l’epidemia lo sceriffo chiude i condotti dell’acqua ma
ormai è troppo tardi…la maggior parte dei cittadini è infetta e i
militari hanno bloccato tutte le vie di entrata e di uscita per la
città lasciando i pochi scampati all’infezione soli a combattere
per la propria sopravvivenza.
Il film, diretto da Breck Eisner, è il remake de “La città verrà
distrutta all’alba” del 1973 con cui George A. Romero diede inizio
al filone dei film horror che si basano su virus, contagi e
operazioni militari per nulla umanitarie. Nonostante la trama non
sia innovativa, il film rende benissimo per effetti speciali, per
la buona recitazione dei protagonisti e per la regia che è stata
capace di creare momenti di vera suspance.
Misure
straordinarie: John Crowley (Brendan Fraser) è un uomo di
origini modeste, un operaio che piano piano, grazie anche all’aiuto
della moglie Aileen (Keri Russell), riesce a farsi strada nel mondo
lavorativo. Ma, proprio quando sta per assaporare il successo, ai
due figli minori Megan e Patrik viene diagnosticata una malattia
genetica molto rara e purtroppo mortale. Spalleggiato da Aileen,
John molla il suo lavoro ed inizia a cercare qualcuno che possa
aiutare i suoi figli. Giunge così a conoscere il Dott. Robert
Stonehill (Harrison Ford), uno scienziato brillante ma
sottovalutato dalla comunità scientifica, con cui instaura una
strana collaborazione che li porterà a fondare un’azienda
bio-tecnologica con l’obbiettivo di sviluppare una medicina
salva-vita. Iniziano così una lotta contro le grandi case
farmaceutiche e il sistema sanitario in generale, spinti entrambi
dai loro desideri, John intento a salvare i figli e Robert per
mettere alla prova le sue teorie e se stesso.
Proprio ora che in America e nel mondo si parla di riforma
sanitaria ecco che il regista Tom Vaughan ci propone un film che
riesce a spiegare con drammaticità le difficoltà e i dolori che
debbono affrontare le famiglie di un malato affetto da una sindrome
rara. Il film si basa sulla storia vera di John Crowley che,
insieme appunto allo scienziato Robert Stonehill, ha combattuto
contro tutto e tutti per riuscire a trovare una cura al morbo di
Pompe (malattia fatale) e salvare non solo i suoi figli ma anche
tutte le altre persone infette.
Matrimoni e altri
disastri: Nanà (Margherita Buy), primogenita di una ricca
famiglia fiorentina, gestisce una piccola libreria con l’amica
Benedetta (Luciana Littizzetto). La sua vita non è tutta rose e
fiori, infatti dopo una lunga storia d’amore finita con la presa
dei voti da parte del compagno, lei, che è in piena crisi
sentimentale e a quarant’anni vive ancora sola con il suo amato
gatto, è costretta ad organizzare il matrimonio della sorella
minore che, a dispetto di lei, è sempre stata più carina e molto
più fortunata con gli uomini. Ad aggiungersi a tutto ciò, c’è
ovviamente la sua famiglia che, come ogni famiglia altoborghese che
si rispetti, la opprime e non accetta il suo modo di vivere.
Durante il periodo di preparazione del matrimonio, Nanà avrà modo
di riflettere sulla sua vita, sul suo amore segreto per il
narcisissimo romanziere Bauer e sul suo futuro.
La commedia di Nina Di Majo ci offre una nuova storia fatta di
intrighi amorosi, famiglie disfunzionali e poco ortodosse
nonostante siano altoborghesi e una protagonista che ormai risulta
quasi essere la “ragazza della porta accanto”: una donna di mezza
età che, senza un compagno e non capita dalla propria famiglia, è
piena di incertezze e debolezze le quali, alla fine di tutto,
vengono spazzate via grazie alla sua forza d’animo. Il tutto
ovviamente raccontato attravenrso gag, battute esilaranti, brutte
figure ed errori imbarazzanti.
Secondo Tempo: 105
minuti di storia per raccontare la violenza negli stadi attraverso
la vicenda di un poliziotto infiltrato da un anno e mezzo in una
curva per un indagine a carico di un tifoso. Come ogni infiltrato,
inizialmente il poliziotto sarà complice degli ultras, poi, dopo
essere stato scoperto, diventerà la vittima di un’ondata di
violenza scoppiata nello stadio dopo un errore arbitrale sul finire
di una partita in trasferta.
Il film diretto dall’esordiente Fabio Bastianello, è un opera di
taglio documentaristico, dove oltre agli attori sono presenti un
gruppo di circa cento veri ultras del Torino. Le riprese, girate
nello stadio Olimpico di Torino, sono tutte in soggettiva, senza
mai staccare la telecamera e con l’occhio del protagonista che
diventa spettatore, in aggiunta sono state anche utilizzate le
telecamere fisse dello stadio. Gli intenti del film sono palesi:
mostrare la violenza negli stadi e cercare di spiegare e forse
anche di capire la psicologia che sta alla base di tale violenza e
di comportamenti apparentemente inspiegabili.