Walter Hill omaggiato con il Maverick Director Award al Festival di Roma

Sylvester Stallone e Walter Hill
Foto di Raffaele Piano

Walter Hill riceverà il “Maverick Director Award” Il Festival premia il regista di culto americano,autore de I guerrieri della notte, 48 ore e Strade di fuoco.  Marco Müller: “Celebriamo un maestro sempre fuori dagli schemi”. A Roma, in prima mondiale, il nuovo film di Hill, Bullet to the Head, con Sylvester Stallone.

 

Il regista, sceneggiatore e produttore Walter Hill riceverà il “Maverick Director Award” nel corso della settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (9 – 17 novembre 2012, Auditorium Parco della Musica). A consegnare il riconoscimento sarà Alessandro Camon alla presenza di Sylvester Stallone. L’ultimo film diretto da Walter Hill, Bullet to the Head, sceneggiato da Alessandro Camon e con Sylvester Stallone interprete protagonista, sarà presentato al Festival in prima mondiale a seguire la cerimonia di premiazione.

Il “Maverick Director Award” – nuovo riconoscimento del Festival destinato a celebrare i maestri che hanno contribuito a inventare un cinema lontano dagli schemi, mantenendosi sempre fuori dal gregge – premia uno dei cineasti statunitensi più apprezzati e versatili, regista di film di culto come I guerrieri della notte, 48 ore e Strade di fuoco, produttore di uno dei capolavori del cinema di fantascienza, Alien di Ridley Scott, e dei due sequel (Aliens – Scontro Finale e Alien³), e ancora sceneggiatore per autori del calibro di John Huston (L’Agente Speciale Mackintosh) e Sam Peckinpah (Getaway!). Nel corso della sua lunga carriera, che inizia nei primi anni ’70, Walter Hill ha dimostrato di sapersi muovere a suo agio fra classicità e modernità, attraverso tutti i generi, dalla trilogia sugli eroi del western (I cavalieri dalle lunghe ombre, Geronimo e Wild Bill) al thriller (I guerrieri della palude silenziosa e I trasgressori), dal film d’azione (Ricercati: ufficialmente morti e Undisputed) alla commedia (Chi più spende… più guadagna!). Hill ha ricevuto il Premio “Directors Guild of America” (DGA) e il premio Emmy per la regia della puntata pilota della innovativa serie “Deadwood”. Di recente ha vinto un premio DGA per la regia dell’acclamato film tv Brokentrail – Un viaggio pericoloso, per il quale ha anche ricevuto un Emmy.

Bullet to the Head, thriller d’azione con Sylvester Stallone e la sceneggiatura di Alessandro Camon, prodotto da Dark Castle e IM Global, si ispira al celebre graphic novel “Du plomb dans la tête” di Matz (Alexis Nolent) e racconta la storia di un sicario di New Orleans (Stallone) e di un poliziotto di Washington D.C. che si alleano per colpire gli assassini dei loro rispettivi partner.

Walter Hill: l’ultimo fuorilegge del cinema americano

“Faccio film su uomini duri in situazioni pericolose”. Discepolo ed erede di grandi maestri del cinema statunitense come Howard Hawks, Sam Peckinpah, Don Siegel e Robert Aldrich, Walter Hill è riconosciuto come l’ultimo dei classici americani.

Poeta della frontiera e dell’amicizia virile, visionario iconoclasta dei generi classici, cineasta chiave per comprendere la trasformazione che il cinema d’azione ha subito nel passaggio dagli anni Settanta al decennio successivo.

Amato dalla critica per il suo gusto potentemente classico e geometrico al tempo stesso, Hill nel corso della sua carriera ha lavorato con i più grandi “duri” del cinema a stelle e strisce. Da Charles Bronson e James Coburn, passando per David Carradine, Nick Nolte, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger e Bruce Willis. In fondo al suo cuore, però, Walter Hill era ed è un uomo della frontiera, l’ultimo westerner.

“L’essere capaci di scegliere un genere cinematografico tradizionale, poliziesco o altro, e riuscire a farne una storia avvincente, mi sembra estremamente difficile – spiega Hill – Ma se lo si fa bene, il vantaggio è che il pubblico riconosce il genere e capisce il senso dei personaggi. In questo modo il risultato è molto più efficace”.

Dotato di uno sguardo inconfondibile, Walter Hill nel corso della sua carriera è riuscito sempre a conservare una sua autonomia e indipendenza dalle logiche del mercato, allergico ai compromessi e alle scelte di comodo proprio come i suoi maverick, fuorilegge e desperado.

Consapevole delle proprie origini, Hill ha dichiarato: “In America dicono che sono molto “giapponese”, perché i miei film sono stilizzati. Amo moltissimo Kurosawa ma anche Ford, che era un regista caldo. Ford ha fatto i più bei western della storia. Non ci sono dubbi su questo. Questa delle influenze, però, è una catena ininterrotta. Io posso essere stato influenzato da Peckinpah, come Peckinpah lo è da Kurosawa e Kurosawa da Ford e Ford da David Wark Griffith e Griffith da Charles Dickens”.

E come tutti i grandi maestri del cinema americano, Hill si distingue per la precisione del proprio gesto filmico. Un gesto che ha assunto ormai la statura di un segno classico.i Berlino, e nomination agli Oscar® nel 2010.

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