Mine: Fabio Guaglione e Fabio Resinaro presentano il film

Dal produttore di Buried e The Conjuring, Peter Safran, in coproduzione con Italia e Spagna, arriva, diretto da due giovani registi italiani, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, Mine: war movie e thriller. Protagonista assoluto Armie Hammer (The Social Network, The Lone Ranger), nei panni di un soldato bloccato su una mina antiuomo nel deserto. Ne parlano i due sceneggiatori e registi.

 

Perché avete scelto il cinema di genere?

Fabio Guaglione: “Siamo cresciuti negli anni ’80, ci siamo cibati del cinema pop americano, dei cartoni giapponesi degli anni ’70 e li abbiamo mescolati con il background italiano dei fumetti e degli spaghetti western. Abbiamo sempre cercato di usare il genere per parlare al pubblico, con lo scopo di unirlo ad una voce d’autore”.

Fabio Resinaro: “La retorica del film di genere si basa su archetipi americani, perciò ci è sembrato naturale rifarci a questi, ma si tratta di un uso del genere non fine a sé stesso, bensì come mezzo per raccontare qualcosa di personale”.

Mine: trailer italiano ufficiale del film con Armie Hammer

Come siete arrivati a quest’esordio?

G.: “La nostra collaborazione nasce ai tempi della scuola. Inizialmente volevamo disegnare fumetti, poi abbiamo visto Matrix e abbiamo deciso di fare cinema”. “Nel 2008 abbiamo realizzato AfterVille, corto in italiano (di fantascienza ndr) che ha partecipato a vari festival e vinto premi internazionali, finché non è arrivata la telefonata di un produttore della 20th Century Fox, interessato a farne un film. Così siamo approdati agli Studios americani. Però, per emergere avevamo bisogno di un’idea forte. Lo spunto per questo lavoro è venuto proprio perché, quando lo abbiamo concepito, ci sentivamo anche noi, professionalmente, come bloccati in un campo minato e dovevamo fare un passo”.

MineCom’è dirigere in due?

G.: “Siamo molto diversi e litighiamo, ma è un vantaggio, perché così ognuno è sempre costretto a confrontarsi con il punto di vista dell’altro”.

Come vi siete trovati con Armie Hammer?

G. “All’inizio pensavamo ad altri per il ruolo di Mike, ma incontrando Armie ci siamo resi conto che era la persona giusta, intelligente e versatile, con la voglia di sostenere un one man show”.

R: “Ha messo in atto una bella trasformazione rispetto alle sue interpretazioni precedenti.

Quali sono state le vostre influenze?

G.: “Tra le influenze più evidenti c’erano certamente Buried e 127 ore, ma qui la premessa è diversa: il protagonista non è incastrato, è bloccato. È lui che decide di non muoversi. Da lì parte una storia del tutto diversa. Ci interessa che quanto accade in scena sia lo specchio di ciò che accade dentro al personaggio”.

Cosa vorreste rimanesse al pubblico del film?

 R.: “La piacevole sorpresa per il fatto che c’è qualcosa di più, oltre il genere”.

G.: “Mi piacerebbe che chi lo vedrà continui a pensarci anche dopo la visione”.

Nelle sale italiane dal 6 ottobre in prima mondiale, distribuito da Eagle Pictures.

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