Prometheus: recensione del film di Ridley Scott

Il regista Ridley Scott torna alle origini per raccontare un prequel di uno dei suoi film più amati: Alien.

Prometheus

Tutto il resto del mondo l’ha già visto, noi italiani, come al solito, aspettiamo pazientemente il nostro turno e finalmente il 14 settembre prossimo, le attese di molti troveranno una fine con l’uscita al cinema di Prometheus, attesissimo ultimo film di Ridley Scott che ci racconta le origini del suo capolavoro sci-fi: Alien.

 

Annunciato da subito come il prequel del film culto del 1979, Prometheus ci racconta le avventure della nave spaziale Prometheus, appunto, in missione nello spazio per portare a termine una missione segreta. A bordo della nave ci sono la dottoressa Elizabeth Shaw (Noomi Rapace), il suo collega e fidanzato Charlie Holloway (Logan Marshall-Green), l’androide David (Michael Fassbender), il supervisore della spedizione Meredith Vickers (Charlize Theron) e un variegato equipaggio fatto dai piloti (il comandante è Idris Elba), geologi e studiosi, che potrebbero avere un interesse scientifico nella spedizione. Nel momento in cui la Prometheus atterra sul pianeta di destinazione, le scoperte e le rivelazioni saranno così grandi da sembrare incomprensibili, e per l’equipaggio arriverà il momento di scegliere da che parte stare.

Prometheus, tra eredità e riscrittura

Il film si porta dietro la pesantissima eredità di Alien e ne ricostruisce a suo modo un’origine che, fondamentalmente, poteva anche rimanere nascosta. Fonte primaria del fascino di Alien era infatti l’ineffabilità di queste creature mostruose di lovecraftiana memoria, e con Prometheus, Scott vuole svelare un po’ questo arcano che si rivelerà celarne altri, ben più ambiziosi e complessi. Quello che però in definitiva si compie con Prometheus, è un’operazione al servizio dei fan di Alien, che attraverso il pretesto del prequel si ritrovano a sentirsi raccontare la stessa storia che vide protagonista la straordinaria Ellen Ripley. Qui la Weaver diventa la Rapace e Ian Holm si trasforma in Michael Fassbender, tanto che in alcuni tratti del film sembra quasi di assistere ad un remake e non ad un prequel.

Prometheus

Nulla da dire a Scott che come al solito realizza una macchina visiva eccezionale, avvalendosi di ottimi effetti e di un cast che in ogni suo componente offre una performance straordinaria, su tutti proprio il citato Fassbender e la Theron. L’inverosimiglianza del film, che in alcuni punti raggiunge picchi talmente elevati da risultare comici, non è altro che una licenza poetica che concediamo al regista di buon grado, proprio perché ci aiuta ad andare avanti con la visione, che nell’ultima parte si trasforma in un insopportabile splatter d’autore. Anche in questo caso, come in Alien, è forte l’influenza che i romanzi di Lovecraft hanno avuto nella realizzazione delle varie creature che appestano il pianeta sconosciuto.

Le strizzate d’occhio allo spettatore/fan sono all’ordine dell’inquadratura e nel finale, Scott supera se stesso, realizzando una scena che potremmo definire già cult, destinata ad infervorare i cuori di tutti gli appassionati della saga. Prometheus era un film del quale si poteva fare a meno, non dice nulla di nuovo, né racconta molto di più della storia del mostri venuti dallo spazio, tuttavia è un sincero e devoto regalo che il regista ha voluto fare al suo pubblico.

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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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