2031. Dopo il fallimento di un esperimento per porre fine al riscaldamento globale, una vera e propria nuova era glaciale stermina tutti gli abitanti del pianeta a eccezione dei viaggiatori che si trovano sullo Snowpiercer, un treno ad alta velocità che fa il giro del mondo e che trae energia da un motore in moto perpetuo.
Presentato nella sezione Fuori Concorso del Festival Internazionale del Film di Roma Snowpiercer di Joon-ho Bong scritto insieme a Kelly Masterson porta il tema ambientale e post-apocalittico in una storia socio-politica in cui l’uomo, come in un laboratorio, è costretto a misurarsi e a vivere in equilibri estremi che sfociano in lotte di classe e diritti umani. Seppur la storia abbia una struttura lineare, con un buon ritmo interno, sembra non voler scegliere il registro narrativo a cui sposarsi.
Difatti saranno numerosissime le scene in cui si alterneranno momenti d’azione, in cui la classe più bassa cerca la scalata verso l’alto; altre in cui il pathos dei singoli personaggi fa da padrone, approfondendo le vicende drammatiche dei personaggi che vivono in questo treno; ed altre che forniranno numerosi spunti comici, che forniscono il giusto contrappeso alle tensioni emotive ma che incideranno sugli equilibri del film. Infatti sarà proprio questo elemento a fornire l’esatto distacco tra la prima parte e la seconda parte in cui sembra si sia percorso più di un filone narrativo senza esaurirlo.
Il regista sudcoreano conferma la gran perizia e tecnica, prediligendo primi piani, semi-soggettive, dettagli e stacchi con fuori fuochi, unite a un bel lavoro di fotografia da parte di Kyung-Pyo Hong che facilita il lavoro del montaggio di Steve M. Choe conferendo così al film una profonda continuità visiva. Questi elementi uniti alla gran composizione della scena, fanno risultare il film estremamente dettagliato ed esplorato nelle varie scene-vagoni.
In Snowpiercer buona è la prova da parte degli attori, Chris Evans smessi momentaneamente i panni di Captain America, ricopre comunque il ruolo di un leader carismatico pronto al sacrificio. Chi eccelle nella caratterizzazione del personaggio è una splendida Tilda Swinton, nuovamente camaleontica nel travestimento e nella voce che riesce a fornire al film l’unico antagonista che un sempre uguale Ed Harris non riesce a soddisfare. John Hurt calato completamente nel ruolo del mentore riesce, nonostante le poche scene, a lasciare la sua impronta nella storia. Bene anche i comprimari, Octavia Spencer e Jamie Bell che catturano l’empatia dello spettatore.
Snowpiercer è un buon film in cui in questo microcosmo claustrofobico si riesce a radunare un notevole cast una storia accattivante e d’intrattenimento, che riesce a suscitare grazie ad una grande metafora sulla società contemporanea, vizi e privilegi di caste.