The Ring 3 recensione del film di F. Javier Gutiérrez 

the ring 3

Arriva il 16 marzo in Italia The Ring 3, il film horror che racconta di nuovo, in maniera aggiornata e corretta, il franchise che ha fatto tremare milioni di spettatori con l’inquietante Samara.

 

Dopo vari problemi di produzione – che ne hanno rimandato per mesi l’uscita nelle sale –  arriva anche in Italia l’ultimo film della saga di The Ring. Franchising di origine giapponese, la storia prendeva spunto da un romanzo dell’orrore dello scrittore Koji Suzuki, poi adattato nel 1998 per il grande schermo dal regista Hideo Nakata, che ne fece una trilogia (Ringu, Ringu 2 e Ringu 0: The Birthday). Visto il grande successo di pubblico anche all’estero, Hollywood si mise all’opera per i remake di almeno due dei film giapponesi, affidando la direzione della prima pellicola alla sapiente mano di Gore Verbinski (The Ring, 2002) e quella del seguito allo stesso Nakata (The Ring 2, 2005).

Analizzata quindi da più parti, la storia della bambina gettata in un pozzo (Sadako nell’originale giapponese, Samara nella versione americana) e della sua maledizione, sembrava non avere più altro da dire. Nonostante ciò, negli ultimi anni, produzioni minori hanno dato vita ad una serie di spin-off di serie B, che solo gli amanti del genere conosceranno (da Sadako 3D al crossover con The Grudge, Sadako vs Kayako). Eppure Hollywood ha deciso di tornare ancora sul pezzo, affidando stavolta la regia allo spagnolo F. Javier Gutiérrez.

La storia si svolge nel presente. Nonostante nel 2016 le VHS siano ormai considerate roba vintage, la videocassetta con il filmato maledetto di Samara continua a mietere vittime. Una mattanza in larga scala è causata più o meno volutamente da un professore di neurobiologia (il Johnny Galecki di The Big bang Theory, che sembra non riuscire a scrollarsi di dosso il ruolo di Leonard Hofstadter), che invita tutti i suoi alunni a visionare la cassetta. Le conseguenze saranno devastanti, e porteranno i due ragazzi protagonisti alla scoperta delle origini di Samara.

The Ring 3 racconta dal principio la storia, sfuggendo alle definizioni odierne di Sequel o Remake

Remake? Sequel? Prequel? Stando alle parole del regista siamo di fronte ad un sequel della saga di The Ring, ma “aggiornato ai tempi nostri”. Presa però visione della pellicola nella sua interezza, gli interrogativi di cui sopra permangono nello spettatore. La spiegazione di Gutiérrez non basta infatti a far collimare determinati elementi della trama, che risultano alle volte sottesi altre del tutto casuali. Le idee scarseggiano, così come le trovate visive di una regia piuttosto piatta che non brilla per originalità (la scena di Samara che fuoriesce dal televisore – questa volta ultrapiatto – è la stessa dei precedenti film. La ragazza, nelle sue movenze “ragnesche”, è interpretata ancora una volta dalla stunt Bonnie Morgan).

Inoltre, ciò che salta subito all’occhio sono i debiti evidenti nei confronti di altro (e migliore) cinema di genere: dalle origini di Freddy Kruger in Nightmare, al colpo di scena del più recente Man in the Dark (con la ripresa pedissequa del personaggio privo di vista, qui interpretato da un Vincent D’Onofrio ingrassato e irriconoscibile). The Ring 3 rappresenta dunque una piccola meteora nell’ambito del cinema di genere horror che negli ultimi anni sta invece risalendo la sua china, grazie a registi come James Wan e a trovate innovative. Tuttavia rimane un’opera ben confezionata e adatta all’home video per amanti di un cinema senza troppe pretese.

- Pubblicità -