Atteso forse più di altri grandi blockbuster che arriveranno nelle prossime settimane a illuminare gli schermi estivi dei cinema italiani, Dragon Trainer, il live action, plana nelle nostre sale con l’eleganza e la precisione di una Furia Buia. In un’Era cinematografica in cui rifare in “carne e ossa” classici d’animazione è divenuta la regola, grazie a Disney che ha riservato e riserverà questo trattamento a tutti i suoi capolavori animati, Dreamworks risponde a tono con un live action pieno di emozione e senso di meraviglia, riproponendo la storia di Hiccup, Sdentato, Astrid, Stoick e di tutti i vichinghi arroccati sull’isola di Berk.
Dean DeBlois riprende la regia del film, senza la collaborazione di Chris Sanders (che per questa stagione ha già brillato con il suo Il Robot Selvaggio), e ci accompagna nel viaggio di un ragazzo che facendosi strada tra le incomprensioni paterne e la “condanna” di non corrispondere alle aspettative della comunità, riesce a mostrare a tutti un percorso nuovo, fatto di collaborazione e comprensione, sia tra padri e figli che tra draghi e vichinghi.
Ricordate la trama di Dragon Trainer?
Sull’aspra isola di Berk, dove vichinghi e draghi sono acerrimi nemici da generazioni, Hiccup (Mason Thames) si distingue. Figlio creativo ma trascurato del capo Stoick l’Immenso (Gerard Butler, che riprende il ruolo della serie animata), Hiccup sfida secoli di tradizione quando fa amicizia con Sdentato, un temuto drago Furia Buia. Il loro improbabile legame rivela la vera natura dei draghi, sfidando le fondamenta stesse della società vichinga. Con la feroce e ambiziosa Astrid (Nico Parker) e l’eccentrico fabbro del villaggio, Skaracchio (Nick Frost) al suo fianco, Hiccup affronta un mondo lacerato dalla paura e dall’incomprensione. Quando un’antica minaccia emerge del ventre infuocato della terra, mettendo in pericolo sia i vichinghi che i draghi, l’amicizia di Hiccup con Sdentato diventa la chiave per forgiare un nuovo futuro. Insieme, devono percorrere il delicato cammino verso la pace, librandosi oltre i confini dei loro mondi e ridefinendo il significato dell’essere un eroe e un leader.
Una storia immortale di draghi, vichinghi, padri e figli
Gli archetipi narrativi sono tali perché, in qualunque modo li si proponga, riescono sempre a parlare all’ascoltatore, sono universali. Dragon Trainer fonda la sua storia proprio sull’archetipica relazione conflittuale tra padri e figli, tra detentori del sapere passato e forza rinnovatrice verso il futuro, Stoick e Hiccup rappresentano a pieno questa dualità. Da una parte l’eroe, il capo villaggio, il vichingo esemplare che rientra alla perfezione nel suo ruolo, e che si aspetta dal figlio un approccio imitativo del suo percorso. Dall’altra Hiccup, magrolino e impacciato, con il profondo desiderio di compiacere il padre ma con un’indole diversa, aperta verso il nuovo, il cambiamento, il futuro, che vorrebbe solo essere ascoltato dal suo testardo genitore.
L’altro archetipo su cui fa leva Dragon Trainer è quello dell’amicizia tra diversi: vichinghi e draghi, nemici naturali, trovano il modo di coesistere perché Hiccup e Sdentato, per primi, hanno concesso all’altro il beneficio del dubbio, perché in quella creatura imprigionata, il ragazzo ha visto “la sua stessa paura”. L’accorgersi che il proprio avversario naturale ha le sue stesse emozioni, ha spinto il protagonista a fermare il suo coltello, la sua curiosità lo ha stimolato a avvicinarsi al drago, il suo ingegno lo ha portato a costruire un congegno che permettesse al menomato Sdentato di tornare a volare. Compassione, curiosità e intelligenza: Hiccup non è certamente un vichingo come gli altri e la sua originalità, dopo numerose peripezie, lo aiuterà a guidare il suo popolo verso una salvezza che non si riteneva nemmeno una possibilità.
Regia mozzafiato che sfrutta l’action e elemento della fotografia
La trama inattaccabile di Dragon Trainer viene poi esaltata dalla regia di Dean DeBlois che si serve di ogni possibilità che gli offre il volo acrobatico della Furia Buia per proiettare gli spettatori in un’avventura davvero mozzafiato, senza mai trascurare l’aspetto emozionale e intimo della storia. Molto più articolato e ricco d’azione rispetto all’originale d’animazione, il travolgente finale è sempre un colpo al cuore (e un attentato ai dotti lacrimali) sebbene l’esito della battaglia e la sorte di Hiccup siano risaputi.
Chiaramente il passaggio in live-action ha reso tutto più “vero” e così anche le atmosfere, la luce di Berk e i colori che popolano l’isola sono spenti, poco sgargianti, almeno fino al momento dell’apertura finale, della riconciliazione tra bestie e uomini, della vera vittoria di Hiccup che, non riuscendo a adattarsi al suo mondo, è riuscito ad adattare il suo mondo a sé. Con il benestare di Stoick, finalmente.
Personaggi e facce
L’aspetto più ostico di un live action è quello di riproporre dei volti e dei caratteri che tengono testa ai personaggi disegnati, e Dragon Trainer non fa eccezione. Dove trovare un volto arcigno e minaccioso, ma allo stesso tempo dolcissimo come quello di Scaracchio? E come riproporre in live action quella faccia lunga di Testa di Tufo? Ebbene, il casting di questo film lascia a bocca aperta, a partire dal suo protagonista, Mason Thames, con il suo naso appuntito e il volto curioso, un Hiccup perfetto che si contrappone alla notevole presenza scenica di Nico Parker. Forse il casting che ha fatto più discutere, per via del cambio di etnia, quello di Astrid si conferma perfetto. Il lavoro di riscrittura del film ha messo in trama il fatto che questo gruppo di vichinghi non sia canonicamente composto da norreni, ma la contaminazione etnica è stata resa esplicitamente un valore per il villaggio, in quanto Berk ha attirato i più grandi cacciatori di draghi da tutto il mondo. Così, Astrid, una perfetta leader e forse futura capo-villaggio (all’inizio del film), rientra perfettamente in questo nuovo moderno assunto della storia.
Nota particolare per il papà di Hiccup, che nell’originale aveva la voce di Gerard Butler. L’attore torna per il live action, dando vita a uno Stoick perfetto. La ricerca dei volti e dei caratteristi per tutti gli altri personaggi di contorno rende il film una galleria di ritratti particolari, magnetici e in alcuni casi incredibilmente simili ai corrispettivi animati: sì, parliamo proprio di Harry Trevaldwyn!
La soddisfazione dello spettatore
Con il suo live action, Dean DeBlois riesce a regalare agli spettatori, anche ai più affezionati all’originale, un’esperienza di grande soddisfazione: l’efficacia della storia rimane confermata anche a distanza di 15 anni, le potenzialità spettacolari di un volo a cavallo di drago sono moltiplicate e il cuore vibrante della storia rimane invariato, fino alla festosa esplosione di colori nel finale emozionante e liberatorio.
Dragon Trainer
Sommario
Dean DeBlois riesce a regalare agli spettatori, anche ai più affezionati all’originale, un’esperienza di grande soddisfazione: le emozioni ci sono tutte, l’efficacia della storia rimane confermata anche a distanza di 15 anni, le potenzialità spettacolari di un volo a cavallo di drago sono moltiplicate e il cuore vibrante della storia rimane invariato, fino alla festosa esplosione di colori nel finale emozionante e liberatorio.