Final Destination 5: la spiegazione del finale del film

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Final Destination 5 (qui la recensione) rappresenta un punto di svolta importante all’interno della longeva saga horror inaugurata nel 2000. Pur rimanendo fedele alla formula che ha reso iconico il franchise – la fuga impossibile dal destino e le morti spettacolari orchestrate da una forza invisibile e inesorabile – questo quinto capitolo introduce alcune variazioni significative che aggiornano la struttura narrativa e ne ampliano l’universo concettuale. Diretto da Steven Quale e uscito nel 2011, il film si distingue per una regia più raffinata e un uso sapiente del 3D, che intensifica l’impatto visivo delle sequenze più cruente senza cadere nel mero effetto gratuito.

Dal punto di vista della saga, Final Destination 5 ha il compito non solo di rilanciare la serie dopo il deludente quarto capitolo, ma anche di ricollegarsi con maggiore coerenza ai temi e al tono dei primi film, in particolare al capostipite. L’atmosfera torna a essere più cupa e meno giocata sull’eccesso grottesco, e viene reintrodotto un sottotesto più profondo legato al senso di colpa, al sacrificio e alla possibilità (o meno) di ingannare la morte. In questo contesto, il film assume un valore quasi metanarrativo, che si rivelerà pienamente solo nel suo atto conclusivo.

Uno degli aspetti più interessanti di Final Destination 5 è il modo in cui riesce a sorprendere anche i fan di lunga data, offrendo un finale che rilegge retroattivamente tutta la vicenda in modo originale e inatteso. L’evoluzione narrativa si manifesta proprio nel colpo di scena finale, che getta una nuova luce sull’intera esperienza e sul posto che questo film occupa nella cronologia della saga. Nei prossimi paragrafi esploreremo nel dettaglio il significato di questo epilogo, spiegando in che modo riesce a chiudere un cerchio tematico e narrativo inaspettato per il pubblico.

Tony Todd in Final Destination 5
Tony Todd in Final Destination 5. Foto di Doane Gregory – © 201 New Line Productions, Inc.

La trama di Final Destination 5 

Protagonista del film è il giovane Sam Lawton, il quale mentre si trova in viaggio con alcuni colleghi di lavoro per un ritiro aziendale ha una premonizione che annuncia un imminente disastro: il pullman dove si trova insieme ai colleghi sta per attraversare il ponte di North Bay, il quale crollerà facendo morire tutte le persone che vi si trovano sopra. Convinto che si tratti della verità, il ragazzo cerca di avvertire gli altri della sciagura che sta per accadere. Sfortunatamente, il collasso del ponte causa la morte della maggior parte delle persone che vi transitavano. Pochi sono i superstiti, i quali scopriranno ben presto che la morte non può essere ingannata e che non tarderà a reclamare ciò che gli spetta.

La spiegazione del finale del film

Nel finale di Final Destination 5, i protagonisti Sam e Molly sembrano dunque essere tra i pochi sopravvissuti al tragico crollo del ponte, evento che ha dato inizio alla serie di morti guidate dal “disegno” della Morte. Dopo aver creduto di aver ingannato il destino grazie a un sacrificio e a una presunta “sostituzione” della morte, Sam e Molly si imbarcano su un volo diretto a Parigi, convinti di aver chiuso definitivamente i conti con la Morte. Ma qui avviene il colpo di scena decisivo: l’aereo sul quale stanno volando è il volo 180, lo stesso aereo che esplode all’inizio del primo Final Destination del 2000.

La scena si conclude dunque proprio con i due protagonisti che assistono con orrore all’espulsione violenta di Alex Browning, il personaggio originale del primo film, mentre viene trascinato via dagli agenti di sicurezza dopo aver avuto la sua premonizione. Poco dopo, l’aereo esplode in volo, e Sam e Molly – che non hanno in questo caso avuto alcuna premonizione – muoiono nel disastro. Nell’intera timeline della saga, questo quinto capitolo si rivela quindi essere un prequel, posizionato cronologicamente prima del primo film della saga.

Emma Bell, Nicholas D'Agosto, Arlen Escarpeta e Miles Fisher in Final Destination 5
Emma Bell, Nicholas D’Agosto, Arlen Escarpeta e Miles Fisher in Final Destination 5. Foto di Doane Gregory – © 201 New Line Productions, Inc.

Questa rivelazione sorprende completamente lo spettatore e si completa nei minuti finali, quando viene mostrato il funerale di un personaggio secondario, Nathan, che credeva di aver scampato la morte: un frammento del carrello dell’aereo precipita infatti sulla sua testa, chiudendo in modo beffardo e definitivo il cerchio. Egli muore così schiacciato un attimo dopo essersi reso conto che al suo dipendente (a cui egli ha indirettamente provocato la morte, “guadagnando” quindi il suo tempo di vita restante) non rimanevano altro che pochi giorni a causa di un aneurisma già diagnosticatogli.

Questo finale ha una doppia funzione narrativa: da un lato offre una spiegazione coerente della cronologia interna della saga, ricollegando Final Destination 5 direttamente al primo film, e dall’altro sottolinea in modo ancora più esplicito l’ineluttabilità della morte. L’idea che non ci sia via di fuga, nemmeno attraverso i sacrifici o le sostituzioni, rafforza il senso di impotenza che permea tutta la saga. Anche quando i personaggi credono di avere trovato un modo per spezzare il ciclo, la Morte si rivela sempre un passo avanti.

Inoltre, il finale rivisita con efficacia la mitologia della serie, dimostrando che il destino non può essere riscritto e che ogni tentativo umano di eludere la morte è destinato al fallimento. Questo colpo di scena ha avuto un impatto decisivo anche sulla saga nel suo complesso: pur essendo stato seguito da Final Destination: Bloodlines, il finale di questo quinto film chiude simbolicamente un ciclo, riportando la storia alle sue origini. È un atto di chiusura tanto elegante quanto crudele, che rilegge l’intera saga in chiave circolare, lasciando intendere che, nell’universo di Final Destination, ogni inizio è anche una fine.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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