Quando Final Destination uscì nel 2000, si impose immediatamente come un titolo innovativo all’interno del panorama horror, dando nuova linfa a un genere che cercava nuove idee dopo il successo dei slasher degli anni ’90. Diretto da James Wong e nato da una sceneggiatura inizialmente pensata per un episodio di X-Files, il film proponeva un’idea semplice quanto disturbante: non si può sfuggire alla Morte. L’intuizione di rendere la Morte una presenza invisibile ma implacabile, che lavora per mezzo di coincidenze e incidenti, introdusse una nuova forma di tensione, fondata sull’attesa e sul destino inevitabile.
Il successo del primo Final Destination ha dato il via a una saga longeva e popolare, composta finora da sei film. Pur mantenendo sempre lo stesso schema narrativo — un personaggio ha una visione, salva se stesso e altri da una tragedia imminente, ma poi la Morte li reclama uno per uno — il franchise ha saputo evolversi attraverso creatività nelle messe in scena delle morti e un crescente gusto per l’effetto sorpresa. Il film del 2000, con protagonisti Devon Sawa e Ali Larter, ha stabilito le basi di questo universo narrativo, introducendo anche il tono cupo e ironico che sarebbe diventato un marchio di fabbrica della saga.
Certamente, il finale del primo Final Destination lascia ancora oggi il pubblico con interrogativi importanti sul funzionamento delle regole della Morte e sul destino dei sopravvissuti. Nonostante una parvenza di vittoria da parte dei protagonisti, la narrazione offre infatti ampio spazio a dubbi e presagi, che meritano un’analisi approfondita. Nell’articolo a seguire, ci concentreremo proprio su questo: esaminare nel dettaglio le scene conclusive del film, cercando di dare una spiegazione coerente a ciò che accade e a come questo finale abbia contribuito a costruire il mito duraturo di Final Destination nel genere horror.
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La trama di Final Destination
Protagonista del film è Alex Browing, un adolescente apparentemente qualunque il quale sfoggia però la capacità di vedere cose che avverranno in futuro, specialmente per quanto riguarda la morte delle persone. In procinto di partire per una gita scolastica a Parigi, appena imbarcato con i suoi compagni di classe Alex ha una premonizione durante la quale vede il velivolo esplodere in volo, uccidendo tutte le persone al suo interno. Certo che la cosa avverrà realmente, egli inizia a farsi notare nel tentativo di convincere tutti quanti ad uscire dal mezzo prima che sia troppo tardi.
Alex finisce però soltanto per far espellere dall’aereo sé stesso, i compagni Billy Hitchcock e Tod Waggner, la professoressa Valerie Lewton, i fidanzati Carter Horton e Terry Chaney, e infine Clear Rivers, una donna che ha creduto alla premonizione mortale. Quando l’aereo esplode realmente in volo, il gruppo di fortunati comprende di essere davvero sfuggiti alla morte. Ma la morte non ama essere presa in giro e ben presto i superstiti si troveranno a doversi confrontare con quello che era il loro destino. Ad uno ad uno, ognuno di loro dovrà cercare di rimanere vivo in un partita che non sembra poter essere vinta in alcun modo.
La spiegazione del finale
Nel finale di Final Destination, dopo una lunga fuga dalla Morte, i tre sopravvissuti – Alex, Clear e Carter – si trovano a Parigi, sei mesi dopo gli eventi principali del film. Convinti di aver finalmente interrotto il disegno della Morte, i tre discutono di quanto accaduto, ancora turbati ma apparentemente fuori pericolo. Tuttavia, la tensione torna a salire quando Alex si rende conto che mentre lui è intervenuto nel destino di Carter e Clear per salvarli nessuno è intervenuto nel suo e che dunque la sequenza degli eventi non è mai stata realmente interrotta, ma solo rimandata.
È proprio in quel momento che un cartellone pubblicitario si stacca e sta per schiantarsi su Alex, che viene però salvato in extremis da Carter. Questa scena chiarisce che la “lista” della Morte non si ferma, ma semplicemente si riorganizza. L’idea che il disegno della Morte possa essere solo temporaneamente evitato e non cancellato è un elemento chiave che definisce l’intera saga. A conferma di ciò, mentre Alex e Cartes si chiedono chi sarà il prossimo, il film si chiude in modo inquietante: l’insegna torna indietro e colpisce Carter in pieno, uccidendolo. Il film termina così, con una sensazione di ineluttabilità e con la consapevolezza che la Morte, alla fine, non lascia scampo.
Questo finale ha avuto un forte impatto sul tono e sulla struttura narrativa dei film successivi. A differenza di altri horror in cui il male viene sconfitto o almeno temporaneamente contenuto, Final Destination stabilisce che il nemico è invincibile e senza volto. La suspense non deriva tanto dallo scontro diretto con una creatura, ma dall’anticipazione di eventi tragici e imprevedibili. Questo ha permesso alla saga di proseguire senza dover giustificare la presenza di un villain ricorrente, affidandosi invece a un meccanismo narrativo autoalimentato.
Infine, il finale del primo film introduce il tema dell’ordine delle morti, elemento cardine in tutti i capitoli successivi. Ogni personaggio salvato dalla tragedia iniziale è destinato a morire nello stesso ordine previsto originariamente, a meno che qualcosa non intervenga a modificarlo. Questa regola aggiunge una struttura quasi matematica alla narrazione, che diventa un gioco di logica, tempismo e sacrificio. In questo modo, Final Destination non solo ha concluso il suo primo capitolo con coerenza e terrore, ma ha anche gettato le fondamenta di un’intera mitologia horror che si sarebbe sviluppata nei decenni successivi.
Infine, importante nel film è la figura di William Bludworth (interpretato da Tony Todd), un misterioso medico legale che conosce in modo sospetto le regole della morte e cerca a suo modo di avvisare, seppur in modo ambiguo, gli sventurati che si trovano a doverla affrontare. Si tratta di uno dei pochissimi personaggi ricorrenti della serie, che con il tempo è stato interpretato come un avatar della Morte, o forse come un sopravvissuto alle sue macchinazioni. Il suo ruolo generale e la sua conoscenza dei metodi della Morte sono ancora oggi due dei misteri ricorrenti della serie.