All’inizio di Shakespeare in Love, la regina Elisabetta I assiste a una scommessa e alla fine deve giudicarla: “Un’opera teatrale può mostrarci la verità e la natura dell’amore?”. Con una leggera modifica, una domanda simile potrebbe essere posta al film vincitore dell’Oscar: il film può mostrarci la verità e la natura di William Shakespeare? Grande successo al botteghino e molto apprezzato dal pubblico al momento della sua uscita, Shakespeare in Love presenta una serie di somiglianze con l’opera del poeta, con alcuni eventi ripresi proprio da alcune tragedie o commedie da lui scritte.
Controverso vincitore di ben sette Oscar (Miglior film, Miglior sceneggiatura, Migliori costumi, Miglior colonna sonora, Miglior scenografia, Miglior attrice protagonista per Gwyneth Paltrow e Miglior attrice non protagonista per Judi Dench, apparsa sullo schermo per soli otto minuti nei panni della suddetta regina Elisabetta), il film è ancora oggi ricordato come un caso cinematografico piuttosto particolare, dove verità e fantasia si intrecciano continuamente. Ma duqneu quanto bene rappresenta realmente la vita del famoso bardo?
Il fascino del film risiede nel suo intrattenimento, non nella sua accuratezza storica
Sebbene molti studiosi abbiano criticato il film per aver giocato con le caratterizzazioni, le date e la plausibilità, il fascino complessivo della storia (in particolare l’uso della struttura scritta di Shakespeare e i riferimenti ai fatti storici e alla finzione relativi alla sua vita e al suo lavoro) ha contribuito a rendere Shakespeare in Love un film amato da decenni e da tutti i tipi di pubblico. Adam Hooks, professore associato presso il Dipartimento di Inglese dell’Università dell’Iowa e autore di Selling Shakespeare: Biography, Bibliography and the Book Trade, ricorda di aver visto il film quando è uscito per la prima volta in sala.
“Il motivo per cui gli studiosi sembrano generalmente apprezzare il film è che è molto chiaro, molto consapevole e molto autocosciente nel giocare con tutte queste fantasie biografiche che sono state attribuite a Shakespeare nel corso degli anni”, ha dichiarato Hooks. Diretto da John Madden e scritto da Marc Norman e Tom Stoppard, Shakespeare in Love è ambientato nel 1593 (parte di un periodo di anni in cui storicamente si sa poco della vita del drammaturgo) e ipotizza come il giovane Shakespeare (Joseph Fiennes), a corto di soldi e idee, trovi l’ispirazione per una delle sue opere più famose, Romeo e Giulietta.
Sul grande schermo, gran parte del merito dell’ispirazione è attribuito al crescente amore di Shakespeare per la immaginaria Viola (Paltrow), una donna benestante che lotta per trovare il suo posto in un mondo governato dagli uomini. “Questo film è un intrattenimento che non richiede di essere giustificato alla luce della teoria storica”, ha detto lo sceneggiatore Stoppard al momento dell’uscita nelle sale. Questo sentimento è stato ripreso dal regista Madden: “La cosa meravigliosa è che si sa così poco di questo periodo che non si è intrappolati da alcun tipo di circostanza storica”.
Poco dopo il suo debutto al cinema, Thomas Barnes, professore di storia all’Università della California, Berkeley, ha però contestato i fatti relativi all’epoca molto più che la storia stessa. “Il problema è il ritratto complessivo dell’epoca: la regina, i suoi cortigiani, la scena londinese. Il ritratto è quello del XX secolo, non del XVI secolo”, ha affermato Barnes. Tuttavia, come Hooks e altri studiosi, Barnes ha trovato il film “un grande spettacolo teatrale, ma non è storia”, suggerendo dunque che è così che bisognerebbe inquadrare Shakespeare in Love.
Le date nel film non sono storicamente accurate
Per quanto riguarda le date, il film altera molto più della semplice rappresentazione dell’epoca. Sebbene sia vero che Shakespeare fosse a Londra nel 1593, Romeo e Giulietta non sarebbe stato pubblicato fino al 1597, probabilmente scritto e rappresentato per la prima volta nel 1595 o 1596, secondo Hooks. Il promesso sposo di Viola, il nobile Lord Wessex (Colin Firth), parla delle sue piantagioni in America più di un decennio prima che la Virginia ospitasse la fondazione di Jamestown. E l’aggiunta di Shakespeare che ha un analista che misura i suoi appuntamenti terapeutici in granelli di sabbia è decisamente una licenza creativa di Hollywood.
Il film mette poi in scena una rivalità tra due teatri, The Rose e The Curtain (entrambi teatri elisabettiani reali), e i drammaturghi e gli attori che li frequentano. Sebbene sia vero che il drammaturgo Christopher Marlowe (Rupert Everett) morì effettivamente nel maggio 1593, il film ignora che i teatri di Londra furono chiusi tra il gennaio 1593 e la primavera del 1594 a causa dei disordini sociali e di un’epidemia di peste. Come riportava Barnes, dunque, il contesto proposto del film è piuttosto impreciso e si riscontrano forzature effettuate a fini narrativi.
Alle donne non era permesso interpretare ruoli femminili
Per Hooks, la parte più inverosimile del film arriva però alla fine, quando una donna interpreta un ruolo femminile sul palco (all’epoca solo gli uomini potevano essere attori) e la regina Elisabetta I si alza dopo essere stata una spettatrice nascosta nel teatro pubblico (le opere teatrali e gli attori si recavano invece presso la corte della regina e mai il contrario). Come nell’epoca in cui è ambientato, i personaggi maschili dettano gran parte di ciò che accade nel film, ed è tra i ruoli secondari che si svolgono le vere vicende.
Tra coloro che aiutano, o ostacolano, il giovane Shakespeare nella sua ricerca di una nuova opera di successo sullo schermo ci sono famosi attori dell’epoca. Si notano infatti Richard Burbage (Martin Clunes) e Ned Alleyn (Ben Affleck), l’imprenditore teatrale Philip Henslowe (Geoffrey Rush) e una versione adolescente del drammaturgo John Webster (Joe Roberts). Tutti erano contemporanei reali di Shakespeare, così come ovviamente lo era la regina Elisabetta. Su questo aspetto, dunque, il film riporta una certa precisione, pur immaginando poi liberamente i rapporti presenti tra questi personaggi.
Il film riconosce la voce secondo cui Shakespeare non avrebbe scritto le sue opere teatrali
Marlowe era un famoso drammaturgo e poeta dell’epoca elisabettiana, ma piuttosto che come rivali, il film descrive Marlowe e Shakespeare come contemporanei rispettosi l’uno dell’altro, tanto che si incontrano in una taverna locale e Marlowe aiuta Shakespeare a iniziare la sua nuova opera teatrale, intitolata all’inizio del film Romeo and Ethel the Pirate’s Daughter. La scena è un riferimento malizioso alla nozione spesso ripetuta che Shakespeare non abbia effettivamente scritto le sue opere teatrali. “Avere quella scena in cui Marlowe e Shakespeare si incontrano al pub e parlano di lavoro è una rappresentazione fantasiosa che gli studiosi hanno a lungo sostenuto riguardo all’influenza di Marlowe sull’opera di Shakespeare”, dice Hooks.
“Quindi, in questo senso, è probabilmente la rappresentazione dei personaggi più storicamente inaccurata del film, ma allo stesso tempo è una rappresentazione fedele dei miti e delle leggende che circondano Marlowe e la sua possibile influenza sulle prime opere di Shakespeare”. Come gran parte di ciò che ancora affascina del film, è questo tipo di ammiccamento consapevole alla vita e all’opera di Shakespeare che risuona e lo eleva al di sopra di un biopic noioso e strettamente vincolato dai fatti. Il film celebra gran parte di ciò che è amato dell’opera e dei temi di Shakespeare, prendendo persino la struttura dall’opera teatrale che è il punto di partenza fittizio su cui si basa Shakespeare in Love.
“Una delle cose più intelligenti è che non si limita a raccontare una storia fantastica sulle origini di Romeo e Giulietta, ma il film è strutturato drammaticamente come l’opera teatrale Romeo e Giulietta di Shakespeare”, dice Hooks. “Inizia come una commedia, una sorta di commedia, ma poi si trasforma in tragedia. Il film è strutturato in modo così abile che gioca su molti aspetti specifici di Romeo e Giulietta, ma anche sull’opera di Shakespeare nel suo complesso“. Questo include anche l’esplorazione della sessualità fluida e il gioco con i ruoli di genere e il loro fraintendimento, secondo Hooks.
Nel caso della fittizia Viola, il film trae forte ispirazione da molti dei personaggi femminili principali di Shakespeare. “Romeo e Giulietta non è solo una storia d’amore, ma anche la storia di una donna che trova la sua voce, esprime i suoi desideri e cerca di trovare un modo per realizzarli all’interno delle restrizioni sociali che le vengono imposte”, dice Hooks. “Il ruolo della Paltrow è piuttosto interessante, poiché i suoi desideri vengono risvegliati e realizzati e lei è in grado di dar loro voce attraverso il linguaggio dell’opera teatrale”.
Per rispondere alla domanda posta in precedenza, no, Shakespeare in Love non ci mostra la verità su William Shakespeare. Quanto della sua effettiva natura sia stato rappresentato è ancora oggetto di dibattito, ma il film riprende evidentemente con amore i miti che circondano la sua persona e il suo lavoro ancora oggi. Abbastanza da lanciare un incantesimo quasi magico e riconoscibile, come devono essere sembrate le sue parole a coloro che le hanno ascoltate per la prima volta più di 400 anni fa.