Papillon è il film del 1973 diretto da Franklin J. Schaffner, entrato di diritto nella storia del cinema grazie alla sua potente narrazione, alla straordinaria ambientazione e alle indimenticabili interpretazioni di Steve McQueen e Dustin Hoffman. Considerato uno dei grandi classici del cinema carcerario e d’avventura, il film ha saputo unire spettacolo e introspezione in un racconto teso, drammatico e profondamente umano. Ambientato nella Guyana francese degli anni ’30, Papillon racconta la storia di un uomo ingiustamente condannato che non smette mai di lottare per la propria libertà, affrontando privazioni estreme, isolamento e soprusi con determinazione incrollabile.
Il film è tratto dall’omonimo libro autobiografico di Henri Charrière, ex galeotto francese che pubblicò nel 1969 un romanzo-memoria destinato a diventare un bestseller mondiale. Charrière, soprannominato “Papillon” per il tatuaggio a forma di farfalla sul petto, racconta nel libro i suoi anni di prigionia nel famigerato penitenziario dell’Isola del Diavolo e i numerosi tentativi di evasione. La veridicità del racconto è stata più volte messa in discussione, e alcuni studiosi ritengono che Charrière abbia unito alla propria esperienza episodi vissuti da altri detenuti. Ciò non toglie però forza alla narrazione, che resta un emblema di resilienza e speranza.
Papillon ha rappresentato un momento cruciale nella carriera dei suoi due protagonisti. Steve McQueen, nei panni del protagonista Henri, offre una delle interpretazioni più intense della sua carriera, esprimendo rabbia, fragilità e tenacia con straordinaria efficacia. Al suo fianco, Dustin Hoffman nel ruolo dell’intellettuale falsario Louis Dega, mostra una sensibilità sottile e misurata, in forte contrasto con la fisicità del compagno di cella. La coppia funziona alla perfezione, regalando al film una dinamica umana che resta impressa. Nel resto dell’articolo approfondiremo la storia vera che ha ispirato il film e il modo in cui questa è stata trasposta sul grande schermo.
La trama di Papillon
Nel 1930, a Parigi, il piccolo criminale francese Henri Charrière (Steve McQueen) viene arrestato per un omicidio. Nonostante affermi disperatamente di essere stato incastrato, viene condannato all’ergastolo e ai lavori forzati e trasferito in quello che senza dubbio è il peggior sistema carcerario del tempo, ossia la brutale e disumana colonia penale sull’isola del Diavolo, lungo la costa della Guyana francese. Prima di giungere al penitenziario, durante un penoso viaggio in nave, fa la conoscenza del noto falsario Louis Dega (Dustin Hoffman).
In lui Henri trova un prezioso alleato che finanzierà, in cambio di protezione, il progetto che è deciso a mettere in atto a tutti i costi: quello di fuggire dall’inferno in cui ingiustamente è costretto a vivere. Fra i due nasce una forte intesa e insieme fanno esperienza degli orrori della prigione, sottoposti a lavori forzati massacranti ai quali difficile è sopravvivere. Fra soprusi, violenze e torture, il desiderio di libertà li accompagna sempre. Il tentativo d’evasione costerà loro anni di isolamento e punizioni terribili, ma niente impedirà a Papillon di tentare l’impossibile.
La storia vera dietro il film
Henri Charrière è stato un criminale francese diventato celebre proprio grazie al suo libro autobiografico Papillon, pubblicato nel 1969. Nato ad Ardèche nel 1906, Charrière visse una giovinezza turbolenta e venne condannato nel 1931 all’ergastolo per l’omicidio di un macellaio di nome Roland Legrand, il quale prima di morire in ospedale avrebbe pronunciato il nome “Papillon”. Charrière ha però sempre sostenuto la propria innocenza, affermando di essere stato incastrato. La sentenza lo portò poi in uno dei luoghi più temuti del sistema penitenziario francese: la colonia penale della Guyana francese, che comprendeva anche l’infame Isola del Diavolo.
Durante i suoi anni di detenzione, Charrière avrebbe tentato numerose evasioni, la prima delle quali appena un anno dopo il suo arrivo, nel 1933. Il suo spirito ribelle e la sua determinazione a riconquistare la libertà lo resero una figura leggendaria tra i prigionieri. L’episodio più noto, e su cui si concentra gran parte del film Papillon, è quello della sua fuga finale dall’Isola del Diavolo, che avvenne nel 1944, dopo tredici anni di reclusione. Secondo il racconto di Charrière, riuscì a costruire una zattera di noci di cocco e, sfruttando le correnti marine, raggiunse la costa venezuelana, da dove non poteva essere estradato e dove trovò dunque finalmente la libertà.
Qui intraprese una propria attività, aprendo un ristorante di buon successo. Il terremoto del 1967 però distrusse il locale, e tale evento spinse Charrière a scrivere la propria autobiografia, narrante le proprie evasioni. Quanto viene in essa raccontato è stato più volte oggetto di dibattiti circa la sua veridicità. L’autore ha però sempre insistito nel dire che ciò che narra è vero per la maggior parte. In ogni caso, il libro ebbe un successo straordinario, vendendo milioni di copie in tutto il mondo. A colpire il pubblico non fu solo il racconto di prigionia e sopravvivenza, ma la forza morale e l’incrollabile determinazione del protagonista. Tuttavia, nel corso degli anni, diversi storici e giornalisti hanno sollevato dubbi sull’autenticità del racconto.
Alcuni episodi sembrano troppo romanzati o simili ad altre testimonianze di ex detenuti. Inoltre, è stato ipotizzato che Charrière abbia arricchito la propria storia personale con elementi tratti dalle vite di altri prigionieri incontrati in Guyana, unendo quindi fatti reali ad altri appresi o reinventati. Alla fine, con il passare del tempo, le gesta di Papillon, vere o non vere che sia, sono diventate talmente celebri da essere entrate a far parte dell’immaginario comune. Il film del 1973, pur seguendo a grandi linee la narrazione del libro, si prende poi diverse libertà narrative.
Alcune delle fughe raccontate nel film – compresa quella dall’ospedale e la sequenza ambientata nel villaggio indigeno – non trovano riscontro diretto nella realtà documentata. Anche il personaggio di Louis Dega, interpretato da Hoffman, sembra essere una fusione di più figure realmente conosciute da Charrière. Inoltre, il film accentua la relazione di amicizia tra i due protagonisti per aumentare la carica emotiva e drammatica della narrazione. Nonostante queste differenze, Papillon rimane una potente rappresentazione cinematografica della lotta per la libertà, ispirata a una figura realmente esistita che, al di là delle imprecisioni storiche, ha saputo trasformare la propria esperienza in un inno indimenticabile alla resistenza umana.