Monster: La Storia di Ed Gein, la spiegazione del finale

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Monster: La storia di Ed Gein si conclude con un finale enigmatico che lascia lo spettatore a interrogarsi su ciò che è realmente accaduto. L’ultima puntata si colloca decenni dopo l’internamento di Ed Gein (Charlie Hunnam) in un istituto psichiatrico, dove assume farmaci per la schizofrenia e appare più stabile rispetto al passato. Tuttavia, la sua fama si è diffusa, ispirando altri serial killer. Poco prima della morte, la serie mostra Gein circondato da figure criminali che lo venerano, fino alla visione della madre Augusta, che lo accoglie nell’aldilà. La scena finale li mostra insieme su un portico, mentre Augusta ripete la frase ricorrente: “Solo una madre potrebbe amarti”.

La sorte di Ed Gein e come è morto

Nella realtà, Ed Gein morì il 26 luglio 1984, a 77 anni, per insufficienza respiratoria al Mendota Mental Health Institute, dopo aver vissuto a lungo in strutture psichiatriche a seguito del suo arresto nel 1957. La serie enfatizza gli ultimi momenti della sua vita, alternando ricordi e visioni simboliche, ma resta chiaro che la figura dominante nel suo immaginario è sempre stata la madre, fonte tanto di trauma quanto di conforto.

Qual è stato l’arresto, la condanna e la diagnosi di Ed Gein?

Ed Gein fu arrestato nel novembre 1957 per l’omicidio di Bernice Worden, ritrovata nel suo fienile orribilmente mutilata. Le indagini portarono alla scoperta del corpo di Mary Hogan, scomparsa tre anni prima. Anche se sospettato di altri crimini, furono solo due gli omicidi confermati. Giudicato incapace di affrontare un processo a causa della schizofrenia, Gein non fu mai incarcerato ma internato in ospedali psichiatrici, dove rimase fino alla morte.

Monster: The Ed Gein Story. (L to R) Laurie Metcalf as Augusta Gein, Charlie Hunnam as Ed Gein in episode 307 of Monster: The Ed Gein Story. Cr. Courtesy Of Netflix © 2025

L’influenza di Ed Gein su altri killer e sui media

La serie sottolinea l’impatto culturale di Gein. Le sue azioni ispirarono non solo altri assassini, come Jeffrey Dahmer ed Ed Kemper, ma anche celebri film dell’orrore: Psycho di Alfred Hitchcock, Il silenzio degli innocenti e Non aprite quella porta. Il titolo dell’episodio finale, The Godfather, lo presenta come una sorta di patriarca per i futuri serial killer, evidenziando la ciclicità della violenza e la sua influenza mediatica.

Spiegazione del riferimento a Mindhunter nella storia di Ed Gein

Un omaggio particolare è rivolto a Mindhunter, serie Netflix incentrata sulla nascita della profilazione criminale. Nel finale di Monster, alcuni profiler dell’FBI sono volutamente modellati sui protagonisti di Mindhunter e intervistano Gein per ottenere informazioni su altri criminali, come Ted Bundy. Nella realtà, però, questi incontri non avvennero mai: si tratta di un’invenzione narrativa.

Quanto è accurata la storia di Ed Gein rispetto alla vita reale?

Come accaduto in altre produzioni antologiche simili, la serie prende ampie libertà creative. In realtà, Gein commise due omicidi, ma la serie amplifica la sua leggenda, includendo eventi mai accaduti:

  • Non aiutò mai l’FBI a catturare Bundy.
  • Non ebbe rapporti romantici con Bernice Worden.
  • Non lavorò come babysitter, né cucinò carne umana.
  • Non ci sono prove che altri serial killer lo idolatrassero direttamente. Molti dettagli, inclusi i presunti legami sentimentali e scene di cannibalismo, sono invenzioni per drammatizzare e rendere la storia più appetibile al pubblico.

La spiegazione del vero significato di Monster: La Storia di Ed Gein

Il senso ultimo della serie è duplice: da un lato invita lo spettatore a comprendere Gein alla luce della sua malattia mentale e di un’infanzia abusante, dall’altro denuncia la spettacolarizzazione della violenza. Dopo il suo arresto, Gein divenne una figura di culto per la cultura popolare, alimentando un ciclo in cui i media trasformano criminali reali in icone dell’orrore. L’attore Charlie Hunnam, che interpreta Gein, pone una domanda provocatoria: Chi è il vero mostro? Il ragazzo abusato e malato, o la società che ha trasformato i suoi crimini in intrattenimento?

La serie, però, cade in una contraddizione: mentre critica la glorificazione dei serial killer, allo stesso tempo ne alimenta la leggenda con esagerazioni e invenzioni. Se da un lato mette in luce il peso dell’infanzia e della malattia di Gein, dall’altro non può cancellare la realtà: Gein non è una vittima, ma un assassino che ha compiuto atti orribili.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice e Direttore Responsabile di Cinefilos.it dal 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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