Steve, spiegazione del finale: cosa succede al personaggio di Cillian Murphy?

-

“Stanco, molto stanco”. Queste sono le tre parole con cui Steve (interpretato da Cillian Murphy) si descrive alla troupe di un documentario in visita a Stanton Wood, la scuola di recupero dove è preside. L’istituto accoglie giovani uomini problematici che cercano di capire chi diventeranno. Basato sul romanzo Shy di Max Porter, Steve si svolge nell’arco di una sola giornata, offrendo uno sguardo intimo sulle vite dei ragazzi e dei loro insegnanti, e mostrando quanto sia difficile comprendere davvero cosa si nasconda nella mente degli altri.

Al centro della storia, insieme a Murphy, c’è Jay Lycurgo nel ruolo di Shy, uno studente che non si separa mai dalle cuffie attraverso cui ascolta musica drum-and-bass, colonna sonora della sua vita. Le sue tre parole per descriversi sono “arrabbiato e annoiato”. Ma come suggerisce il film, nessuna vita può essere racchiusa in poche parole. Per capire davvero chi siamo, bisogna essere presenti nelle vite degli altri, ascoltare ciò che non viene detto e non distogliere lo sguardo anche quando la realtà fa male.

Il regista Tim Mielants e il cast spiegano che Steve non è solo una storia, ma un punto di partenza per la riflessione e la discussione.

Cosa succede in Steve

Ambientato a metà degli anni ’90, il film si svolge a Stanton Wood, una scuola immaginaria nel Regno Unito finanziata dallo Stato e ospitata in un vecchio maniero decadente. L’istituto offre una seconda possibilità a giovani difficili, con l’obiettivo di prepararli alla vita adulta. C’è un senso di speranza in questo progetto, ma anche un grande peso: gli insegnanti sanno che il fallimento potrebbe compromettere per sempre il futuro dei ragazzi.

Steve incarna perfettamente questa tensione. È un educatore empatico e brillante, ma allo stesso tempo lotta con i propri demoni interiori: dipendenze, senso di colpa e dolore.

Il periodo storico contribuisce a questa dualità. Porter spiega che il film è ambientato durante l’era della “Cool Britannia”, ma si chiede: cosa significava quella cultura pop ottimista per ragazzi infelici, emarginati e falliti dal sistema? Per loro il 1996 non era un tempo “cool”, ma semplicemente la realtà in cui sopravvivevano. Per Shy, la sfida più grande è la solitudine e il bisogno di trovare un senso di appartenenza. Il film esplora cosa significherebbe per lui perdere l’unico luogo che può chiamare casa.

Cosa sta accadendo a Stanton Wood

La scuola diventa oggetto di un documentario che filma studenti e docenti nei momenti più vulnerabili. Si scopre presto che l’istituto rischia la chiusura: deve trasferirsi, ma non ci sono fondi né strutture alternative. Stanton Wood è destinata a sparire, lasciando i ragazzi senza un rifugio e gli insegnanti impotenti.

Questo senso di urgenza permea l’intero film. I docenti cercano disperatamente di salvare i ragazzi, ma comprendono che il problema è più grande di loro e che servono tempo e riforme profonde per cambiare davvero le cose.

Amanda (Tracey Ullman), una delle insegnanti, racconta alla troupe: “Doveva essere un centro di eccellenza. Ora, dopo tutti i tagli, siamo allo stremo, viviamo in crisi permanente. Steve si sente in colpa, ma non dovrebbe. Forse è per questo che lavoriamo bene insieme: entrambi siamo intrappolati in questo posto, nel bene e nel male. Quasi sempre nel male.”

Il film, tuttavia, invita anche a guardare al presente: a ciò che accade davanti ai nostri occhi, più che a un futuro incerto.

Cosa succede a Shola in Steve

Shola (interpretata da Simbi Ajikawo, nota anche come la rapper Little Simz) è una giovane insegnante descritta da se stessa come “concentrata, dedicata, flessibile”. È una figura calma e controllata, vicina ai ragazzi per età ma capace di mantenere autorità e sensibilità. Tuttavia, anche lei affronta difficoltà personali, tra cui molestie sessuali da parte di un alunno. Deve quindi imparare a proteggersi senza perdere la propria umanità e professionalità.

Ajikawo racconta che interpretare Shola le ha fatto comprendere meglio la complessità del ruolo degli insegnanti: “Pensi che la loro vita ruoti intorno a te, ma in realtà hanno anche loro dolori e difficoltà. Alcuni si prendono davvero cura dei ragazzi e vogliono capirli, anche se è difficilissimo.” Colpita dalla performance di Lycurgo, Ajikawo ha scritto per il film la canzone Don’t Leave Too Soon, dedicata a Shy: “Volevo scrivere qualcosa per lui, per fargli capire ‘ti vedo’. Forse non sa di volere essere visto, ma è chiaro che ne ha bisogno.”

Robert Viglasky/Neflix

Cosa succede a Shy in Steve

Shy è introdotto come un ragazzo energico e fragile al tempo stesso: ascolta musica dal suo Walkman, si droga prima delle lezioni, ride e scherza, ma vive anche momenti di profonda rabbia. Steve lo guarda con affetto e speranza, ma non può salvarlo da tutto.

In una scena cruciale, Shy telefona alla madre, che gli comunica di voler interrompere i contatti con lui. È un colpo devastante. Lo spettatore scopre che Shy ha un passato violento: ha accoltellato il patrigno e fatica a controllare la rabbia. In un momento di disperazione, carica uno zaino di pietre e si immerge nello stagno della scuola, pronto a lasciarsi affondare.

Cillian Murphy ricorda che il provino di Lycurgo commosse tutti: “Abbiamo visto il video e ci siamo messi a piangere. Sapevamo che era lui. Ha una maturità incredibile per la sua età.”

Il film però offre un barlume di speranza: Shy non affonda. Riesce a uscire dall’acqua e a vivere un altro giorno. È un messaggio di resilienza — la possibilità che anche chi è perso possa salvarsi, se qualcuno decide di ascoltarlo davvero.

Cosa succede a Steve

Steve, pur dedicandosi completamente ai suoi studenti, è distrutto dentro. Abusa di alcol e antidolorifici per anestetizzare un dolore profondo: il senso di colpa per un incidente d’auto che ha causato la morte di un bambino. Il suo tentativo di aiutare gli altri diventa un modo per non affrontare se stesso.

Amanda lo affronta in una scena toccante, mentre lui cerca disperatamente una pillola di ossicodone: “Non è colpa tua,” gli dice. “Qualcuno è morto e tu ti stai anestetizzando. Devi accettarlo. Non puoi smettere il dolore, non puoi cancellarlo.”

Questo dialogo racchiude il cuore del film: il dolore non può essere ignorato. Va riconosciuto, condiviso, affrontato. Solo attraverso la vulnerabilità si può costruire fiducia e guarigione. Come afferma il regista Mielants: “La vulnerabilità è l’arma più potente che abbiamo come esseri umani.” Nel finale, Steve riflette sul valore dell’empatia e della connessione: “Voglio che tutti questi ragazzi sappiano che c’è qualcos’altro… che ci sono infinite possibilità. Il disastro cambia forma, e può diventare la gioia di domani.”

Il film si chiude con una nota di speranza malinconica: il dolore non scompare, ma può trasformarsi in qualcosa di diverso — in vita, musica, amore, comprensione.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice e Direttore Responsabile di Cinefilos.it dal 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
- Pubblicità -
 

ALTRE STORIE

- Pubblicità -