
Pulp Fiction è uno dei film più iconici degli anni ’90, un vero e proprio cult che ancora oggi continua ad essere proiettato nei cinema indipendenti di tutto il mondo. L’interesse e la passione dei fan nei confronti del secondo film di Quentin Tarantino resta fedele e costante da quasi 30 anni, con il celebre regista e sceneggiatore che puntualmente si ritrova a rivelare, nel corso delle interviste, nuovi aneddoti a proposito delle ispirazione per il film e nuovi segreti in merito alla sua realizzazione.
Uno dei personaggi più inquietanti dell’intera pellicola è sicuramente quello de Lo Storpio (The Gimp, in originale), interpretato dall’attore statunitense Stephen Hibbert (che nel film non vediamo mai in volto) nell’episodio “L’orologio d’oro“. In una recente intervista con Empire Magazine, Tarantino ha rivelato nuovi dettagli sulla criptica figura mascherata, fornendo alcune informazioni che potrebbero servire a contestualizzarne l’oscuro e minaccioso personaggio.
“In termini di backstory, era una sorta di autostoppista, qualcuno che è stato preso dalla strada circa sette anni fa rispetto ai fatti raccontati nel film e addestrato per diventare la vittima perfetta”, ha spiegato il celebre regista. “Nel film non lo si capisce veramente, ma quando l’ho scritto, nella mia mente Lo Storpio moriva. Butch lo ha messo fuori gioco. Poi, quando ha perso i sensi, si è impiccato.”
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Nel corso della medesima intervista, Quentin Tarantino ha anche rivelato i suoi piani originali per Una vita al massimo, film del 1993 diretto da Tony Scott, di cui ha firmato la sceneggiatura e che, inizialmente, avrebbe dovuto dirigere:
“Avrei mantenuto il mio finale originale, dove Clarence muore. Avrei mantenuto i toni da commedia, tutto quel romanticismo, ma forse il mio film sarebbe stato un po’ più grezzo. E con un film un po’ più grezzo, un finale strappalacrime avrebbe avuto davvero senso. Con il film realizzato da Tony, a metà tra una favola e un popcorn movie, sarebbe stata una follia uccidere Clarence. Il pubblico si sarebbe meritato il finale che avevo pensato… e forse anche io me lo sarei meritato.”