Negli USA una sentenza ha stabilito che l’arte prodotta dalle AI non può essere protetta da copyright

Hollywood sciopero WGA AI
Foto di Paul Deetman: https://www.pexels.com/it-it/foto/segno-di-hollywood-2695679/

Come riportato dall’Hollywood Reporter, un giudice federale degli Stati Uniti ha confermato la posizione dello United States Copyright Office (USCO) secondo cui l’arte interamente prodotta dalle Intelligenze artificiali non può essere protetta da copyright negli Stati Uniti. La decisione del giudice distrettuale statunitense Beryl Howell arriva in un momento in cui l’uso dell’intelligenza artificiale nella creazione di sceneggiature è una delle principali questioni che la Writers Guild of America (WGA) sta rinfacciando agli studios di Hollywood con lo sciopero che sta bloccando l’intera industria.

L’arte realizzata dalle AI è infatti un’opera prodotta da un processo di apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale, il che significa che un computer/macchina ha appreso informazioni, come il lavoro passato e lo stile di altri artisti, descrizioni di personaggi e immagini, generando una nuova immagine a partire da quella conoscenza appresa. La conoscenza immessa nella macchina proviene quasi sempre dagli esseri umani, che spesso immettono anche nella macchina specifiche istruzioni guida per la realizzazione del prodotto artistico.

Ma l’effettiva creazione finale è generata dal computer/macchina. Nel 2022, dunque, l’USCO ha negato la protezione del copyright a Stephen Thaler e al suo dipinto generato dall’intelligenza artificiale (attraverso Midjourney), dal titolo “A Recent Entrance to Paradise“. Thaler ha a quel punto fatto causa al Copyright Office e la sentenza ora emessa è il risultato di quella causa. L’attuale posizione dell’USCO rimane dunque quella per cui gli esseri umani non hanno un effettivo controllo sull’arte prodotta dalle AI.

Uno strumento come Midjourney genera infatti immagini in modo imprevedibile. Di conseguenza, gli utenti non sono gli ‘autori’ ai fini del copyright delle immagini generate dalla tecnologia e, come dichiarato dall’USCO, “a causa della notevole distanza tra ciò che un utente può richiedere a Midjourney di creare e il materiale visivo che tale strumento effettivamente produce, gli utenti non possiedono un controllo sufficiente sulle immagini generate per essere trattati come la “mente principale” dietro di esse”.

Tale sentenza potrebbe entrare ora nel dibattito in corso tra gli sceneggiatori e gli studios, anche se quanto dichiarato dal giudice federale si applica ad ora unicamente all’arte visiva. Il copyright potrebbe invece essere assegnabile, ad esempio, ad una sceneggiatura che è stata scritta da un’AI e poi riscritta da un essere umano. Quindi gli studios di Hollywood potrebbero ancora spingere per l’uso delle AI senza preoccuparsi di perdere la protezione del copyright.