Apprendiamo da The Guardian della scomparsa dell’attore giapponese Tatsuya Nakadai, spentosi l’8 novembre 2025 a Tokyo all’età di 92 anni, a causa di una polmonite. Nato il 13 dicembre 1932 a Tokyo (all’anagrafe Motohisa Nakadai), Nakadai fu scoperto nei primi anni ’50 dal regista Masaki Kobayashi mentre lavorava come commesso: da lì iniziò una carriera straordinaria che lo avrebbe portato a diventare uno degli interpreti più amati e rispettati del cinema giapponese.
La sua filmografia copre più di sette decenni, con oltre cento apparizioni sullo schermo e numerose produzioni teatrali. Tra i ruoli più memorabili: il pacifista Kaji nella trilogia anti‑bellica The Human Condition (1959‑1961) diretta da Kobayashi, il ronin Tsugumo Hanshirō in Harakiri (1962) e soprattutto il signore della guerra Hidetora Ichimonji in Ran (1985) del maestro Akira Kurosawa, film ispirato al “Re Lear” di Shakespeare.
Nakadai fu, oltre che volto del cinema, appassionato uomo di teatro e didatta: nel 1975 fondò la scuola d’arte scenica Mumeijuku, dedicandosi alla formazione delle nuove generazioni. Nel 2015 ricevette l’Order of Culture, la massima onorificenza giapponese per le arti e la cultura. Il suo sguardo intenso, la voce profonda, la capacità di incarnare la ferocia, la dignità, la fragilità — tutto in lui parlava del mondo del cinema, della storia del Giappone e dell’animo umano. Con Nakadai se ne va un pezzo importante dell’identità culturale nipponica e, più in generale, del cinema mondiale.

