Alice va al Festival

Quando andavo alle medie i miei professori organizzavano le trasferte al Festival di Giffoni. Io non vedevo l’ora che toccasse alla mia classe, e finalmente un giorno siamo partiti per la provincia di Salerno. Che bella giornata che fu! Non ricordo il film che vedemmo, ma ricordo ‘l’atmosfera di Festival’ che ho ritrovato solo tanto tempo dopo al Festival di Roma.

 

Ho pensato alla mia piccola esperienza al GFF soprattutto nel contesto di Alice nella Città, la sezione del festival romano dedicata ai giovani e giovanissimi, diretta da Gianluca Giannelli. È incredibile quante emozioni una sezione ‘minore’ riesca a dare allo spettatore furbo, perché l’animale da Festival sa bene che a Roma, per divertirsi ed emozionarsi deve passare per Alice. E quest’anno, come in quelli passati, la sezione non ha deluso le aspettative offrendo grandi interpretazione per piccoli attori affrontando come al solito temi importanti come l’amore, la famiglia, il razzismo e il dolore, sempre mantenendo il morale dei giovani spettatori alto.

A cominciare da Leila, musical anticonformista sullo scontro sociale e razziale in una Parigi colorata e musicale passando per l’Irlanda di The Runaway, la storia vera della costruzione di una pista di decollo in una silente cittadina gaelica. Presenti anche i grandi interpreti del cinema mondiale come John Hurt, che in Lou interpreta un anziano malato di Alzheimer, che trova nella nipote sconosciuta, la 12enne Lou, il suo equilibrio e la sua parziale serenità. Ricordiamo che lo scorso anno vinse il Premio Marc’Aurelio d’Argento Alice nella città (sopra i 12 anni) Last Ride, con protagonista un eccezionale Hugo Weaving, a dimostrazione che ‘sezione collaterale’ non significa per forza ‘cinema minore’.

Anzi come già anticipato, Alice, un po’ come Extra, offre quei film che purtroppo vanno persi nel vortice del mercato cinematografico, e che gran parte del pubblico non potrei mai vedere. Quest’anno un altro grande evento ha popolato la sezione in questione, la presentazione di Winx club 3D, un prodotto animato realizzato con le più moderne tecniche di stereoscopia, totalmente italiano, con personale, fondi e attrezzature made in Italy e sotto la guida di Iginio Sraffi, ideatore della serie Tv animata.

Ma ancora, abbiamo visto i viaggi nel tempo di Quartier Lointain di Sam Garbarski (Belgio/Francia), e il potente I Want to Be a Soldier che ha vinto nella sezione sotto i 12 anni, prodotto dalla nostra Valeria Marini e magistralmente girato da Christian Molina. Il film si presenta come un metaforico affresco del risultato della violenza mediatica e del suo effetto sui più piccoli; tra palesi omaggi kubrickiani e una regia fortemente espressionista il film ha conquistato il mio cuore, oltre che la giuria di giovanissimi che a ragione l’ha premiato.

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Altro vincitore, per la categoria sopra ai 12 anni, Adem bel ritratto dell’amore oltre i limiti fisici di due ragazzi malati di fibrosi cistica.

Ho visto le proiezioni con i piccoli giurati e i ragazzi delle scuole che mi hanno ricordato la mia prima esperienza alle prese con un festival, li ho un po’ invidiati, hanno una grande responsabilità come pubblico del buon cinema, e grazie ad Alice nella Città hanno anche la possibilità di formare un gusto per il buoi della sala che a molti altri non è data.

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