Il Festival di Roma
2013 oggi ha accolto uno dei suoi primi ospiti
internazionale, il grande attore inglese John
Hurt, che nella cornice della sala petrassi
dell’Auditorium Parco della Musica ha incontrato pubblico e
accreditati per un evento che celebra la sua straordinaria
carriera. Tra i film più noti ricordiamo The Elephant
Man di David Lynch,
Alien di Ridley
Scott, I cancelli del
cielo di Michael Cimino, ma
è stato anche Olivander nella saga di Harry
Potter, Trevor ‘Broom’ Bruttenholm in
Holdboy di Guillermo del
Toro. L’attore con la sua gentilezza si è aperto a domande
che hanno ripercorso la sua carriera. A proposito degli inizi Hurt
ha rivelato come si è avvicinato alla recitazione:
E’ nata dalla scuola, a 8 anni mi hanno preso per la parte di una bambina, era una scuola per soli maschi e mi hanno scelto per una rappresentazione scolastica, ed ero convinto che questo sarebbe stato il mio futuro, è stato un momento rivelatore. Purtroppo i miei genitori non erano molto contenti di questa cosa, loro amavano il teatro ma per loro era troppo. Non credevano che io potessi diventare un attore, poi dopo la guerra le cose più importanti erano la rispettabilità e la sicurezza, due cose che difficilmente vengono associale al mestiere dell’attore, quindi all’inizio ho avuto qualche problema. Poi quando ho conosciuto due ragazzi australiani che mi hanno suggerito e iscritto loro materialmente alla Royal Academy of Dramatic art li ho inizia a studiare, anche grazie a una borsa di studio.ù
John Hurt ha poi parlato di come sceglie i ruoli e di cosa comporta questo difficile momento per un attore..
Non è mai facile, anzi non lo è per niente. Da giovane sei fresco, e grazie a questa freschezza di butti su un film o copione a tasta bassa, senza nessuna difficoltà. Leggi e magari dici non lo voglio fare, non pensi, hai quella immediatezza che spesso funziona. Però questo atteggiamento negli anni cambia, invecchiando, cambia in un modo molto interessante secondo me, però quella freschezza non si recupera più. Se guardi i musicisti o i pittori il loro tratto o la loro musica cambia. Il primo Beethoven ha questa freschezza mentre quello più maturo, molto più pensiero, è molto più profondo e riflessivo. Ora non voglio paragonarmi a Beethoven però è senz’altro un ottimo esempio per comprendere come cambia l’atteggiamento nelle scelte.
E’ stato chiesto anche con quale regista l’attore abbiamo instaurato un feeling particolare citando Jim Jarmush e Lars Von Trier, Hurt ha subito replicato con entusiasmo..
Beh i registi da le citati son due registi che io non metterei mai in discussione se loro mi chiamano, non gli chiedo nulla, solo quando e dove. Sono così, lavorano cosi. Non puoi dirgli di cosa parlerà il film, o di leggere il copione, prendi il loro lavoro e basta. E’ un percorso, un viaggio su questa barca..ed è straordinario lavorare con loro.
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